Quando tredici anni fa aveva appena aperto il ramen bistro Waraku nella periferia di Roma, all'epoca situato all'interno di un circolo culturale al Pigneto che ospitava anche una palestra, in menu c’era il Carbonaramen. «Io e mia moglie Miwako» racconta al Gambero Rosso il proprietario Maurizio Di Stefano, «volevamo creare qualcosa che fosse fedele all'idea di un ramen bar autentico (e quindi niente sushi, tempura ecc) ma che fosse anche come noi, un po’ romano come me, e un po' giapponese come lei. In carta quindi avevamo piatti che riflettevano questa filosofia italo-giapponese. «Abbiamo inventato quello che credevamo fosse una cosa originale» continua Di Stefano, «un ramen con elementi della carbonara, quindi guanciale e pecorino romano, una strizzata d'occhio. Abbiamo anche coniato un nome scherzoso: "Carbonaramen"».
Il Carbonaramen non è il cibo dei poveri
In realtà poi la coppia scopre che in Giappone un cuoco aveva già inventato il ramen "alla carbonara" con pezzi di bacon. «Quando al mio insegnante di lingua coreana ho detto che avevo un ristorante di ramen,» prosegue Di Stefano, «era sorpreso che volessi servire "cibo dei poveri"». Il ramen istantaneo infatti nasce per l'esportazione di cibo giapponese all'estero, una soluzione ideale per gli asiatici emigrati all'estero, appartenenti a fasce sociali più basse. «Il nostro invece era un piatto ben studiato, dal gusto pieno e bilanciato. Malgrado il successo del Carbonaramen, nel 2016 Waraku elimina la componente fusion, si sposta nell'attuale location a Tor de' Schiavi e rende il locale un autentico ristorante di ramen fedele alla tradizione. Dopo qualche tempo il Carbonaramen viene tolto dal menu.
Il fenomeno virale del ramen carbonara
Basta aggiungere acqua bollente. Il buldak, tipologia di ramen istantaneo piccantissimo nel caso della versione al gusto carbonara, nasce in Corea nel 2017, ma diventa virale grazie a un video su TikTok condiviso ad aprile. Nel suo packaging rosa confetto, il prodotto istantaneo sta letteralmente spopolando online, sugli scaffali dei negozi è sempre sold out. Un'impennata nelle ricerche su Google e nelle visualizzazioni su TikTok accompagna il curioso fenomeno dei noodles al pollo piccante al gusto carbonara, specialmente fra i più giovani.
Tutta colpa di TikTok
Un video di pochi secondi pubblicato su TikTok (con 61,7 milioni di visualizzazioni) mostra una bambina che si commuove nel ricevere in regalo un pacco formato famiglia di buldak alla carbonara.
https://vm.tiktok.com/ZGeQuqWJ8/
Mio figlio Gen Z è caduto nella trappola dell’hype e l’ha acquistato, accaparrandosi una delle ultime monoporzioni. Poco avvezzo alla specialità, l’ignaro giovanotto cresciuto a carbonara di mammà non sa che "Buldak" in coreano significa "pollo di fuoco". Kim Jung-soo, CEO dell'azienda produttrice Samyang, ha detto al Wall Street Journal di aver dedicato mesi alla formula per il sapore del suo buldak, introducendo «un livello di piccantezza mai visto prima nel settore del ramen istantaneo».
Sulla confezione, la dicitura in italiano "Tagliatelle istantanee estremamente piccanti" è scritta in corpo 3. Sottovalutando l'avvertenza che indica di "Non adoperare l'intera bustina di salsa piccante", mio figlio, basandosi sul video TikTok, ha ragionato «Se lo mangiano i bambini, non sarà poi così piccante». Oltre alla reazione Oppenheimer a Los Alamos, anche il sapore è stato assai deludente. Buttato tutto nella spazzatura.
Aridatece il Carbonaramen
Una trovata che solletica i ragazzi e che sembra pensata appositamente per mettere zizzania tra carbo-integralisti e ramen connaisseur. Come vive un ristorante di nicchia, perlopiù in periferia come Waraku, questo fenomeno social? «Ci sta facendo riconsiderare la scelta di toglierlo dal menu» sorride Di Stefano. «Nostra figlia adolescente, mezza romana e mezza giapponese, a Tokyo mangia prelibatezze, ma quando va a cena fuori con gli amici qui a Roma, va all'All You Can Eat. Quando sgrano gli occhi, mi risponde che i ristoranti di sushi costano troppo e non tutti sanno che oltre il nigiri c'è di più». Ma adesso gli amanti della cucina e cultura nipponica iniziano ad apprezzare il ramen e lo cercano. «Vuoi per colpa dei social, o vuoi per "colpa" di anime come Naruto, il pubblico più giovane chiede bowl di ramen, anche in versioni che rispondano alle ricerche più virali, più instagrammabili. Il ramen vegano (che in Giappone vegano non è a causa del dashi – brodo di pesce, indispensabile nella cucina giapponese, e usato come base del ramen) è molto richiesto, e Waraku ne offre una versione invece 100% vegana. La cucina propone anche Soba, sia calda che fredda, svariati tipi di Udon, piatti di accompagnamento come Gyoza (rigorosamente fatti a mano), Buta no Kakuni, Agedashi Tofu, Tori no Karaage e, solo a pranzo Takoyaki fatti in casa. «Molti vecchi clienti del ristorante ancora ci chiedono il Carbonaramen, stiamo pensando di metterlo nuovamente in carta in autunno».