Ricordi di quando si fumava al ristorante. Come abbiamo fatto a sopportarlo per così tanto tempo?

8 Gen 2025, 17:18 | a cura di
Per tanti anni, seduti al tavolo di una trattoria o di ristorante, o mentre bevevamo un caffè al bancone di un bar, abbiamo dovuto sopportare chi non rinunciava alla sigaretta

Il 10 gennaio del 2005, quando è entrata in vigore la legge Sirchia, è stato un brutto giorno per i fumatori. Con l'articolo 51 della legge (n. 3 del 16 gennaio 2003) è stato esteso il divieto di fumo a tutti i locali chiusi. Compresi bar, ristoranti e trattorie. Via libera a sigarette, pipe e sigari solo nei locali riservati ai fumatori e nelle abitazioni private. La fine del mondo e di una delle più formidabili gioie della vita per i tabagisti. Una rivoluzione liberatoria per i non fumatori.

Quando si fumava nei cinema e nei ristoranti

Per gli Zoomers e soprattutto per la Generazione Alpha, con tutti e due i piedi nel XXI secolo, la situazione attuale è la normalità. Sono nati in un’epoca in cui nessuno ti spippetta in faccia in locali pubblici. Ma chi è nato negli anni Novanta e quelli precedenti ricorda benissimo i cinema saturi di fumo grigio-azzurrino che saliva fino ad annebbiarti la vista e a farti bruciare gli occhi. Ricorda che nei ristoranti si fumava tra una portata e un’altra, e il cameriere con l’accendino in tasca pronto per accendere tempestivamente la sigaretta appena il cliente la metteva in bocca. Erano tempi in cui se non fumavi eri quasi uno sfigato. Complice anche il cinema, una macchina alleata delle multinazionali del fumo: basta guardare i film d’epoca, con attori e attrici sempre con la cicca fumante tra le dita o tra le labbra.

Fumo tra libertà e buona educazione

Come abbiamo potuto sopportare questa situazione? Per eccesso di buona educazione non si chiedeva alle persone in macchina, al tavolo o al posto di lavoro di non fumare. Si accettava e basta, anche in caso di raffreddore. Mentre il fumatore era dispensato di avere la creanza di non accendersi la sigaretta in luoghi chiusi in presenza di parenti, amici e colleghi. In questa situazione schizofrenica la legge Sirchia è stata una svolta. Ognuno faccia quello che gli pare e piace ma a casa propria. Lo dico da ex fumatrice serale: una sigaretta dopo cena chiude definitivamente la saracinesca della giornata lavorativa, rilassa e ha il potere di riconciliare con il mondo. Ma, appunto, nell’ambito delle mura domestiche e senza dare fastidio a nessuno.

Gli effetti positivi della legge Sirchia

La legge del ministro Girolamo Sirchia – nata a “Tutela della salute dei non fumatori” ma anche di quella dei tabagisti, ha dato i suoi frutti positivi. Nel giro di 20 anni dall’entrata in vigore della norma la percentuale dei fumatori è scesa: dal 33% al 22% tra il 2003 e il 2020. Meno infarti: secondo l’Istituto Superiore di Sanità dal -4% al -13% dei ricoveri per eventi cardiaci acuti tra il 2004 e gli anni successivi all'introduzione della legge. Meno emergenze per asma, diminuite del 10-15% secondo i dati SIAAIC, Società italiana di Allergologia, Asmologia e Immunologia clinica. Anche se dal 2020 l’amore per il fumo sta recuperando terreno: c’è stata una ripresa – guarda caso in contemporanea con il Covid – grazie anche alle sigarette elettroniche e quelle a tabacco riscaldato. Le multinazionali del fumo non demordono.

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