«Ogni giorno sei alla ricerca di spazio, spazio per te, spazio per connetterti con gli altri, spazio per il bello». Comincia così la nuova pubblicità della lavastoviglie Whirlpool e nel mentre scorrono le immagini di una donna che fa jogging, che si trova con gli amici, che va a un opening di una mostra ma per riuscire a vedere le opere esposte deve sollevarsi sulle punte dei piedi per guardare attraverso due persone, due uomini per l'esattezza.
Gli stereotipi della pubblicità della lavastoviglie Whirlpool
Stacco sul cestello della lavastoviglie con il primo piano della donna, felice e soddisfatta, che lo carica con i piatti sporchi e la voce narrante che dice: «A casa è lo spazio a trovare te: lavastoviglie Whirlpool MaxiSpace con il più grande terzo cestello per un'esperienza intuitiva». E conclude: «Lavastoviglie Whirlpool MaxiSpace pensata per il tuo benessere». Dove per “tuo” si intende quello della donna che alla fine della pubblicità si concede una tazza di caffè con il suo compagno.
Non so a voi, ma a noi questo racconto ha lasciato un po' interdetti. Dalla narrazione di una donna di successo che trova il tempo per andare a correre (e se non lo trovi non sei abbastanza performante), alla difficoltà di trovare spazio in un contesto prettamente maschile (il sollevarsi sulle punte dei piedi è ahinoi rappresentativo), alla felicità di essere tra le mura domestiche, fino alla soddisfazione di poter caricare una lavastoviglie facilmente e in maniera “intuitiva”. Senza pensare troppo.
Pubblicità e patriarcato
Sarà per via del periodo storico che stiamo vivendo ma questa pubblicità puzza di patriarcato. E non solo perché l'addetta al lavaggio dei piatti è una donna (beneficio del dubbio: avrà cucinato lui?) ma soprattutto perché per riuscire a trovare spazio in questa società la donna in questione, per altro rappresentativa di una classe agiata che si può permettere questa lavastoviglie da 800 euro, deve rifugiarsi nella propria casa, con la propria lavastoviglie, al fianco del suo uomo. Chiaro, non siamo ai livelli delle pubblicità sessiste degli anni Sessanta ma l'ombra del patriarcato è sempre lì, bella presente. Solo che adesso, fortunatamente, fa più rumore.