Continua la protesta, proclamata dai Comitati riuniti agricoli (CRA), contro le politiche agricole dell'Unione europea, le scelte del Governo nazionale e le grandi Confederazioni agricole. I motivi principali: il caro prezzi (soprattutto i mutui bancari), l'insostenibilità dei costi di produzione (specie il caro-gasolio), le calamità naturali che azzerano i raccolti. A queste si aggiungono il mercato libero senza regole per i prodotti importati e l'asservimento del Governo italiano alle multinazionali. Abbiamo raggiunto al telefono Danilo Calvani, rappresentante nazionale del CRA, mentre si dirigeva verso “la marcia dei trattori” indetta a Grosseto.
Contro cosa protestate?
Contro le politiche green dell'Europa.
L'Europa chiede agli agricoltori di operare in modo sostenibile e rispettoso dell'ambiente e mantenere i nostri suoli e la biodiversità. Cosa ci sarebbe di sbagliato in tutto questo?
Non stiamo protestando per il contenuto, che è condivisibile, ma per l'applicazione. Ci stanno mettendo in una condizione da cappio al collo: a noi agricoltori europei impongono tutta una serie di direttive contro l'utilizzo di fitosanitari, giustamente, ma la stessa Europa permette con la scusa del libero mercato alle multinazionali, anche italiane ed europee, di importare merce dall'estero (extra Ue) senza queste imposizioni. E l'Italia è complice, misure in tale direzione risalgono ai primi anni Duemila.
A cosa si riferisce?
Ai Green Corridors, approvati nel 2001 da Gianni Alemanno quando era ministro per le Politiche agricole e forestali, ovvero un patto con alcuni paesi del Nord e Centro Africa per il quale questi paesi possono esportare in Italia i loro prodotti senza controlli, semplicemente con un'autocertificazione.
L'accordo può essere visto come strumento per lo sviluppo dell’Africa.
Chi ci ha guadagnato non sono gli agricoltori tunisini o marocchini ma le multinazionali italiane o europee, questi signori così portano in Italia prodotti trattati con fitofarmaci, vietati perché pericolosi per la nostra salute, in barba alle direttive europee. Spostandoci dall'Africa, penso anche ai pomodori cinesi nelle salse vendute come made in Italy.
Ha preso come esempio un prodotto che in realtà è più tutelato di altri: nell'etichetta dei derivati del pomodoro c'è l'obbligo di indicazione dell'origine del pomodoro.
C'è l'obbligo ma poi tocca vedere chi controlla. Vi faccio un esempio più vicino a me: Sabaudia produce - dico un numero inventato - 100 chili di zucchine al giorno, l'indomani mattina dalle cooperative di Sabaudia esce fuori che sono stati prodotti mille chili di zucchine al giorno, che chiaramente verranno vendute come made in Italy. Avete capito quello che sta accadendo? Adesso pian piano si sta scoprendo il vino adulterato, l'olio adulterato...
È sempre una questione di pochi controlli, siamo nell'ambito della truffa. L'Europa che cosa può fare nel concreto?
Imporre le stesse regole a tutti, non solo agli agricoltori europei.
Altro aspetto che ha scatenato le proteste sono le sovvenzioni europee “per non coltivare i campi”. Anche in questo caso l'obiettivo dichiarato è favorire lo sviluppo sostenibile con un’efficiente gestione delle risorse naturali e per arrestare e invertire la perdita di biodiversità.
Ti pagano per non produrre, tu per 20 anni ricevi dei soldi e non puoi più produrre. Un imprenditore agricolo che dovesse accettare, quando potrà o deciderà di ricominciare a coltivare, avrà macchinari obsoleti e i campi non coltivati saranno andati in malora.
L'Europa sovvenziona anche chi decide di coltivarli, i campi.
Certo, vanno dette anche le cose positive. L'Europa stanzia miliardi per le sovvenzioni, penso al Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), ma queste sovvenzioni in Italia sono controllate dai Centri di Assistenza Agricoli (CAA), enti privati totalmente nelle mani dei sindacati agricoli. Se siamo in 1000 agricoltori, le sovvenzioni le prendono sempre i soliti cinque.
Non ci sono controlli in merito?
Da qualche mese si sta muovendo la Procura Europea (EPPO) perché pure in Europa si sono accorti che a prendere milioni e milioni di sovvenzioni sono sempre i soliti noti, e sempre questi signori comprano all'asta aziende agricole che non ce l'hanno fatta a resistere.
Chi sono questi soliti signori?
Gli amici dei sindacati agricoli, che non sono contadini, o meglio lo sono diventati negli ultimi dieci o quindici anni. E che, secondo me, riciclano denaro sporco.
Sono accuse pesanti.
La Procura Europea sta indagando. Io ricevo molte minacce...
In realtà non ce l'avete con l'Europa ma con i mancati controlli qui in Italia?
Le politiche green, come detto sopra, vanno corrette ma questa questione effettivamente la vedo risolvibile in breve tempo.
Perché vi sentite traditi dai sindacati agricoli, in primis da Coldiretti?
La Coldiretti non è quella di 40 anni fa, oggi è asservita alle multinazionali, così come il Governo che avvalla leggi che le favoriscono. Ecco perché i produttori iscritti ai sindacati agricoli stanno stracciando le tessere.
Alcune battaglie sono condivise però, come nel caso della carne coltivata e della farina di grilli.
Sì. Per me ognuno può mangiare quello che vuole ma il disegno che vedo è che l'Europa sta in qualche modo boicottando noi agricoltori per imporre questo genere di prodotti. Sembra una mossa scientifica.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida ha dichiarato che «in Italia non c’è un governo da convincere come sta avvenendo in altre nazioni» e sostenendo di essere «dalla parte degli agricoltori».
Due giorni prima ha detto il contrario, non capiva perché stessimo protestando. Il problema è che Lollobrigida non è agricoltore e non ha nozione tecniche, finora si è fatto consigliare da Coldiretti. Forse si è reso conto che il mondo agricolo non li segue più? Ne prendiamo atto ma per ora rimangono solo parole.
Cosa chiedete al Governo?
In Europa, l'Italia ha diritto di veto, iniziassero a imporre le stesse regole per tutti. Cominciassero a salvaguardare l'agricoltura europea.
Lei è stato tra i fondatori della Lega nel Lazio e poi aderì alle proteste dei cosiddetti “forconi”, il movimento di agricoltori, autotrasportatori e pescatori che protestavano contro l’allora governo Monti, sostenuto da gruppi di estrema destra come Forza Nuova. Che risponde a chi la accusa di essere schierato politicamente?
Stiamo protestando in maniera pacifica e apolitica. Siamo determinati e sempre più numerosi: da quando ho programmato la protesta del 22 gennaio, siamo quintuplicati.
Andrete alla Fiera Agricola a Verona?
Penso proprio che ci sarà una sorpresa.