Il sostentamento proteico globale nel prossimo futuro è ormai un argomento di cui i governi si stanno occupando con sempre più attenzione e pressione sociale. Da una parte cresce la sensibilità verso l'eccessivo consumo di carne e il relativo impatti degli allevamenti intensivi, dall'altro lato ci si rende conto che le sole alternative a base vegetale non basterebbero a colmare il gap proteico che ora è coperto proprio dalla carne. In tal senso anche l'Europa sta facendo la sua parte con vari progetti e iniziative, ma anche presentando studi che cercano di analizzare la fattibilità e l'impatto delle fonti proteiche alternative non vegetali. Proprio su questo pochi giorni fa l'European Parliamentary Research Service ha presentato un rapporto che individua le 4 fonti proteiche alternative con le quali avremo a che fare nel futuro: alghe, insetti, fermentazioni microbiche e carne coltivata.
Cibo efficiente
Attualmente l'agricoltura utilizza un terzo della terra disponibile a livello globale di cui il 70% è riservato all'allevamento di bestiame, mentre i terreni coltivati occupano il restante 30%. Tuttavia, il bestiame fornisce meno del 20% delle calorie che l'uomo ricava dal cibo. In questo contesto va detto che gli insetti, la fermentazione microbica e la carne coltivata richiedono tutti materie prime che contribuiscono all'impatto sull'uso del suolo. Tuttavia, tutte le proteine alternative citate dimostrano un utilizzo del suolo equivalente o inferiore rispetto alle proteine convenzionali che possono sostituire, con alghe e insetti particolarmente efficienti per quanto riguarda l'utilizzo del suolo.
Le alghe ricche di vitamine e minerali
La produzione di alghe a livello mondiale è cresciuta rapidamente a partire dal 2017 e potrebbero contribuire gran parte della domanda totale di proteine prevista fino al 2050. Si stima, addirittura, che in futuro le alghe potrebbero potenzialmente sostituire fino a un terzo della farina di soia nella dieta di suini e pollame. Per quanto riguarda l'aspetto nutrizionale gli attuali studi evidenziano sia l'elevata qualità delle alghe, sia la necessità di ulteriori studi sul profilo nutrizionale specifico delle diverse varietà, sulla biodisponibilità dei nutrienti in esse contenuti e su come questi variano a seconda delle modalità di produzione e lavorazione. In generale è possibile affermare che presentano un elevato contenuto di vitamine (A, K e B12) e minerali rispetto alle fonti proteiche convenzionali. Le alghe, inoltre, hanno anche un elevato contenuto di magnesio, calcio, ferro e iodio, che ne consente il contributo come integratori alla dieta umana.
Il grande potenziale degli insetti
Per quanto riguarda il mercato degli insetti per alimenti e mangimi le previsioni ci dicono che raggiungerà un volume di produzione mondiale stimato di 3,1 milioni di tonnellate entro il 2030, mentre, nel territorio europeo con la progressiva apertura del mercato in seguito alle prime autorizzazioni come nuovi alimenti, si stima che il potenziale di produzione europeo raggiungerà le 260mila tonnellate entro lo stesso anno. Il potenziale futuro degli insetti come mangime dovrebbe essere molto più grande di quello a uso umano. Nelle previsioni di produzione si stima che i mangimi a base di insetti cresceranno almeno fino a 2,7 milioni di tonnellate entro il 2030. In sostanza la quota di insetti destinati all'acquacoltura e agli alimenti per animali domestici aumenterà, passando dall'attuale 50% a oltre l'80% della quota di produzione di insetti dell'Ue come mangimi. L'aspetto interessante riguarda il profilo nutrizionale dei prodotti sia per il consumo animale che umano. In media il contenuto di proteine grezze dei vermi è del 43%-53%, mentre per la mosca nera soldato è del 32%-48%, quasi simile a quello della carne di manzo e di pollo. Nel complesso, i dati disponibili indicano gli insetti d'allevamento come una fonte proteica di alta qualità per la dieta umana, ma va detto che possono essere anche fonte di altri macronutrienti. Nel caso del verme giallo, per esempio, fibre, grassi e carboidrati sono presenti in quantità maggiori rispetto a quasi tutte le fonti proteiche convenzionali.
Fermentazione microbica
Il potenziale delle proteine alternative derivate da microrganismi è ormai considerato un fattore importantissimo per contribuire al bilancio proteico degli alimenti. Negli scenari futuro si stima che le alternative alla carne basate sui microrganismi raggiungeranno 22 milioni di tonnellate a livello globale entro il 2035, pari al 2,5% del mercato globale delle proteine della carne e delle alternative alla carne. Ciò presuppone che entro il 2025 si raggiunga la parità di prezzo con i prodotti a base di carne convenzionali. Dal punto di vista alimentare le micoproteine sono note per il loro elevato contenuto di fibre e proteine e per il basso contenuto di grassi. Le micoproteine, inoltre, sono una fonte di minerali utili, come zinco, calcio e ferro, in concentrazione paragonabile o superiore alle fonti proteiche convenzionali. Per contro, sono povere di vitamine presenti nelle fonti proteiche convenzionali. Il contenuto di micronutrienti delle proteine prodotte attraverso la fermentazione microbica, come le alternative casearie, dipende dai microrganismi utilizzati per la coltivazione, che possono essere batteri, lieviti, cellule animali o vegetali.
Carne coltivata
È stato identificato un solo studio che fa proiezioni per la produzione di carne coltivata fino al 2050 e nonostante le variazioni, i volumi di produzione previsti sono generalmente bassi, con una stima di meno di 100.000 tonnellate di carne coltivata vendute prima della fine del 2051. In un contesto in cui la produzione annuale di carne convenzionale nel 2018 è stata di 346 milioni di tonnellate e quella di frutti di mare nel 2015 di 200 milioni di tonnellate, occorrerebbero almeno 50 milioni di tonnellate di carne coltivata per rappresentare il 5-7% della domanda di carne stimata nel 2051. Queste proiezioni sono notevolmente inferiori a quelle effettuate da altre società di consulenza che hanno prodotto valutazioni per il 2030 e il 2035, che spaziano dallo 0,5% dell'offerta mondiale di carne entro il 2030 alle 6 milioni di tonnellate entro il 2035. Per quanto riguarda l'aspetto nutrizionale della carne coltivata si tratta di un argomento che è ancora oggetto di studi. In linea di principio, il contenuto proteico della carne di coltura dovrebbe essere simile a quello della sua controparte convenzionale, ma la durata del processo di coltivazione delle cellule può influire sulla concentrazione e sulla qualità delle proteine. Il contenuto di grassi e la qualità possono essere controllati aggiungendo grassi alla carne in coltura o co-culturando cellule grasse con cellule muscolari.