Dal quartier generale del Prosecco Doc a Treviso parlano di passi avanti. Infatti, la recente missione in Australia ha ridato speranze per il riconoscimento della denominazione nell’ambito dell’accordo bilaterale Ue/Australia. Le basi per sbrogliare l’annosa matassa del prosecco australiano (prodotto nello stato di Victoria) sono state poste a Sydney, in un tavolo con il direttore del Consorzio, Luca Giavi, l’ambasciatore Pier Francesco Zazo, il dg del Mise, Amedeo Teti, e il primo consigliere Ue in Australia, Andrea Nicolaj; davanti c’erano i rappresentanti governativi e quelli dei produttori (la Wfa).
L’ipotesi al vaglio, secondo quanto reso noto dal viceministro Calenda al Tavolo agroalimentare presso il Mise, è che l’Australia accolga la richiesta Ue di accettare un periodo transitorio al termine del quale non utilizzerà più i nomi delle Do europee, Prosecco compreso. Bisognerà vedere quale sarà la contropartita. Si ricordi, infatti, che lo scorso novembre l’Australian Trade Marks Office aveva respinto la richiesta Ue di registrare il Prosecco Doc come Geographical Indication (GI), lasciando i produttori australiani liberi di continuare a produrre e commercializzare il loro vino sotto questo nome. Cosa che, se le richieste Ue venissero accolte, non potrebbero più fare.
E sempre in materia di tutela, il Prosecco Doc dovrebbe ottenere la protezione in Cina nel giro di quattro anni, nell’ambito degli accordi Ue/Cina.