È tutta una storia di immigrazione tra Italia e Stati Uniti, quella che intreccia le “vite” di Primitivo-Zefandel e del nuovo direttore del Consorzio del Primitivo di Manduria. Un vitigno pugliese (ma proveniente dalla Dalmazia) il primo: immigrato negli Usa più di 150 anni fa. Un barese immigrato in California, il secondo: tornato, da pochi mesi, nella sua Puglia, dopo aver lasciato un'esperienza manageriale in una cantina della Napa Valley.
Rilanciare il Primitivo. Comunicazione e turismo
Adriano Pasculli de Angelis, classe '75, è da novembre il nuovo direttore del Consorzio di tutela di questo rosso mediterraneo. “Una sfida per il consorzio, ma anche una sfida personale” dice a Tre Bicchieri “partita da una domanda: cosa posso fare per la mia terra di origine?”. L'elenco è lungo, specie se analizzato da chi guarda il mondo vitivinicolo italiano dalla prospettiva d'Oltreoceano. Tra i maggiori errori fatti fino a ora e individuati dal direttore italo-californiano, ai primi posti ci sono comunicazione e promozione. “Il punto” dice “è che bisogna comunicare quello che siamo. Non imitare gli altri, come abbiamo fatto per tanto tempo. La California può sbandierare la sua grandiosità: strade larghe, tenute di grandi dimensioni, vini di largo consumo. L'Italia non può competere su questo piano. Ma vince di misura se si focalizza sul particolare, sui suoi vitigni autoctoni, sulla dimensione intima delle sue produzioni. È questo modo di essere che dobbiamo promuovere”.
Ma non è questa la sola “lezione” che viene dall'esperienza americana. De Angelis insiste sull'importanza del turismo del vino e del dtc, direct to consumer, che nella visitatissima Napa Valley, vale per la maggior parte delle vendite delle cantine, insieme al canale online. “Era ora che l'Italia si dotasse di una legge sull'enoturismo: sarebbe stato un vero peccato continuare a privarsi di un canale così importante. Da questo punto di vista, la Puglia è in evoluzione: naturalmente vocata, ha ancora investito troppo poco nelle infrastrutture. Ma le cose stanno cambiando”.
La ricetta De Angelis per il Consorzio pugliese, presieduto da Roberto Erario è, quindi, basata su una maggiore promozione - la tappa nella Capitale dello scorso 21 gennaio, Roma alla scoperta del Primitivo di Manduria, è stata la prima di tante altre in Italia e all'estero – e su un investimento in qualità. Tra i progetti in corso, c'è un ciclo di corsi per la potatura, pronto a partire, e un database della biodiversità per fornire un registro del patrimonio varietale della zona. Non si dimentichi, poi, il grande lavoro di lotta alla contraffazione, che nel 2017 ha raddoppiato investimenti e controlli.
L'export. Direzione Asia
Non si tocca, invece, la produzione. “L'obiettivo non è far crescere i quantitativi. Anzi quelli devono rimanere così. Bisogna crescere sui mercati e sulla promozione”, ribadisce De Angelis. Ad oggi, l'export vale il 70% delle vendite e i mercati-chiave sono Stati Uniti, Germania e Regno Unito. Tre mercati storici per l'Italia, ma che di certo al momento non sono tra i più affidabili, tra isolazionismo trumpiano, corsa al prezzo più basso e Brexit. Ne è consapevole De Angelis che, infatti, punta anche su altri cavalli: “Il futuro si chiama Asia, ma dobbiamo essere pazienti ed evitare la corsa all'oro. Non esserci per forza oggi e a tutti i costi: dobbiamo aspettare il momento e le modalità giuste, quando possiamo spuntare i prezzi corretti per il nostro Primitivo. Niente errori”.
Il giusto prezzo. La battaglia di Bruno Vespa
Quello dei prezzi è, infatti, una delle note dolenti della denominazione. Non a caso, il giornalista-produttore di Primitivo, Bruno Vespaha lanciato il suo appello al Consorzio di cui fa parte: “Io, da abruzzese, ho scelto di investire in Puglia perché credo nel riscatto del Primitivo di Manduria, ma bisogna lavorare per tenerlo a livello alto e a prezzi decenti, sul modello vincente della Franciacorta”. Un appello subito raccolto dal Consorzio e dal suo direttore: “Quella del posizionamento è una delle nostre sfide principali.Il Primitivo di Manduria Dop emerge da una fase pionieristica in cui il prodotto veniva venduto principalmente sfuso e procede speditamente verso percentuali di imbottigliato sempre maggiori. Ed è e per tale ragione ha una struttura dei prezzi allungata tipica di queste fasi evolutive”.Attualmente il prezzo medio a bottiglia si aggira sui 6,69 euro. Ma non è difficile trovare Primitivi anche al di sotto dei 3,5 euro. “Spesso” spiega De Angelis “si tratta di vecchie partite di Primitivo di Manduria vendute sottocosto per monetizzare i vini che giacciono in magazzino da troppo tempo o di operazioni commerciali ardite, quando non addirittura sospette. In ogni caso, ogni qualvolta vi sono dei prezzi anomali il Consorzio provvede a prelevare dei campioni per verificarne la corrispondenza agli standard minimi previsti dal disciplinare". E su questo punto, il Consorzio si rivolge direttamente ai consumatori: "Raccomandiamo di leggere l'etichette con attenzione prima di acquistare qualsiasi tipo di vino e chiediamo ai consumatori di contattarci, attraverso il nostro sito internet, ogni qualvolta dovessero imbattersi in Primitivi di Manduria dal prezzo al dettaglio inferiore alla soglia 4 euro/bottiglia".
a cura di Loredana Sottile