Quelle da galline allevate in gabbia costano 1.87 al chilo all'ingrosso, si sale fino a 1.99 per quelle allevate a terra: in qualsiasi caso, però, i prezzi delle uova stanno vivendo un’impennata senza precedenti, con un aumento del 34% dallo scorso agosto. La causa? L’influenza aviaria che si sta diffondendo in tutta Europa e che in questi mesi sta diventando preoccupante anche in Italia.
L'influenza aviaria che fa schizzare i prezzi delle uova
Prendiamo, per esempio, il mese di ottobre: i rincari sulle uova italiane sono stati del 7% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno passato, secondo i dati riportati dalla Commissione unica nazionale delle uova (Cun). E già nel 2023 si parlava di prezzi da capogiro. Altra ragione degli aumenti è da riscontrarsi nella ripresa dei consumi, che in autunno crescono, considerando anche l’uso delle uova per fare dolci fatti in casa, proprio in un momento in cui la produzione delle galline cala. A determinare i prezzi però è soprattutto l’aviaria, che secondo il database dell’European Union reference laboratory, da inizio anno ha registrato 128 focolai negli allevamenti, di cui 48 negli ultimi due mesi, e 17 in strutture di galline ovaiole.
L'aviaria in Italia, paura per il basso ferrarese
In Italia la situazione è peggiorata a ottobre, con 10 focolai che hanno avuto un impatto particolare nel basso ferrarese, dove 800mila galline dovranno essere abbattute per via del contagio nel grande stabilimento Eurovo di Codigoro. I danni, comunque, si riscontrano in tutta Europa: secondo Areté «la reazione dell’Ue alla nuova ondata di aviaria sarà cruciale per garantire un rimbalzo produttivo nel 2025 e quindi un ribasso dei prezzi, ormai vicini ai record raggiunti a cavallo tra il 2022 e il 2023».
L’export, intanto, si fa sempre più necessario: nei primi 8 mesi dell’anno l’Ue ha importato il 23% delle uova in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, anche perché le merci dall’Ucraina erano disponibili a dazio zero. Da luglio, l’import ha superato la soglia massima dei 23 mila tonnellate, con conseguente rallentamento dei flussi nell'ultima parte del 2024.