Quando Ferra Adrià rese celebre la sferificazione, dando prova di quanto la cucina potesse intrecciare il suo percorso con la chimica molecolare, forse non immaginava che un giorno non troppo lontano la stessa tecnica potesse essere utilizzata per creare prodotti 3D. Dall’incontro tra la famosa tecnica di gastronomia molecolare, che grazie all’utilizzo di succhi e sciroppi mescolati con acido alginico in soluzione di calcio dà origine a piccole sfere commestibili (una sferificazione degli alimenti per l’appunto), e una delle più interessanti innovazioni tecnologiche degli ultimi anni come la stampa tridimensionale, nasce la frutta artificiale. Anch’essa incredibilmente commestibile.
L’idea è di Dovetailed, compagnia di Cambridge che, in occasione della convention Tech Food Hack, ha presentato una stampante - la 3D Fruit Printer - in grado di combinare singole goccioline di liquido di diversi sapori per realizzare prodotti alimentari dalla consistenza gelatinosa al sapore di frutta, nelle fragranze desiderate. Per ora, il pubblico di tecnici e appassionati di gastronomia intervenuti lo scorso 24 maggio al pranzo “sperimentale” organizzato da Microsoft Research in collaborazione con la Dovetailed, ha potuto assistere alla creazione di speciali lamponi “stampati”, ma tutto dipenderà dai succhi utilizzati in partenza, che potranno essere combinati per ottenere nuovi mix inediti, che differiscano in dimensioni, forma e texture, impostati a piacimento.
Un’interessante possibilità a disposizione degli chef professionisti, secondo la direttrice creativa e fondatrice della Dovetailed, Vaiva Kalnikaitè. Ma presto questa innovativa stampante potrebbe rivoluzionare le cucine domestiche più all’avanguardia, garantendo una fornitura di frutta “on demand”. Dopo il cioccolato in 3D, il progresso tecnologico arriva così a fornire un prodotto completamente naturale e facilmente riproducibile; superato l’iniziale e comprensibile scettiscismo, potrebbe essere questo uno degli indirizzi della gastronomia del futuro?