Non è bastata la considerazione che ci si trova in un'area della Romagna cara al vecchio Federico Fellini il quale in fatto di donne e di goliardia se ne intendeva parecchio in una terra dallo spirito molto sanguigno. Già, perché quell'insegna del food truck che inneggia a una non identificata "Gina" preceduta da un allusivo "Va", ha fatto infuriare la Fidapa - la sezione della Federazione italiana donne arti, professioni, affari Cesena Malatesta - proprio per l'allusione diretta all'organo sessuale femminile: alcuni recenti fatti di cronaca "riportati sulla stampa che sviliscono la donna - dicono sul locale quotidiano Il Resto del Carlino - riducendone l’immagine a mero organo sessuale". Ed evidenziano che in caso - come questo - di espressioni censurabili, spesso si tace, o si archivia la faccenda come "goliardata".
Va Gina, piccolo food truck di torte e ravioli
Il piccolo food truck, gestito da due ragazzi, gira nei dintorni di Cesena e Forlì proponendo ravioli, gyoza, torte e altri piatti di cucina più o meno fusion. I due ragazzi provano a difendersi mettendo avanti una interpretazione diversa della loro insegna: sarebbe un inneggiare alla strada, al viaggio con quel Va iniziale. Anche se - fa notare il quotidiano che ne dà notizia - non c'è l'apostrofo che avrebbe fatto di quel Va una esortazione. Dunque, l'ammiccamento sarebbe più che evidente.
Porno-gastronomia, gli altri casi di "goliardia"
Non è l'unico caso di goliardia a sfondo sessista (o sessuale) questo del food truck in zona: anche la Sagra del Tortello di Premilcuore è infatti finita sotto accusa. Il manifesto che la annuncia ha scatenato un mare di polemiche per l’uso dello slogan "La patata è nel mezzo" appaiato alla foto di Sharon Stone nell’iconica scena con le gambe accavallate di Basic Instinct. Nel mezzo dove? Ci si domanda di fronte a quel manifesto! Tra i due veli di sfoglia, ovviamente. Ma anche qui l'ammiccamento è quanto meno voluto.
Ironia o indignazione?
Il punto è: ci si indigna o ci si fa una risata su? Quando, sempre in zona, è uscito fuori il gelato a forma di pene, il "cazzolo", nessuno è insorto in difesa dell'uomo-non-oggetto che quel gelato avrebbe ridotto a mero oggetto sessuale, appunto. L'indignazione – se c'è stata – e le polemiche sono state per l'offesa al pudore di una scelta definita "porno". Qui, invece, con la patata o la Va Gina, si grida al sessismo. Magari anche giustamente. Eppure, forse, se si riuscisse a farci una risata e non solo un comunicato polemico, magari potremmo avere il segnale che forse la questione sessista è in via di superamento. Ma è palese – anche considerati i fatti di cronaca – che non siamo affatto in via di superamento. Quindi ci teniamo il dubbio iniziale, facendo un distinguo (forse sbagliando?) tra questo genere di episodi, dove siamo al limite del sessismo, ed episodi come quello di qualche giorno fa del water a forma di labbra femminili in una palestra torinese. Qui sì che non c’è alcun dubbio: si cade nel sessismo e nell'offesa ed è qui che, probabilmente, l'indignazione avrebbe un ruolo vero di difesa di dignità della persona umana.
"Siamo persone, non pezzi di corpo"
E qui sì, è il caso di citare le considerazioni di Raffaella Candoli, Presidente di Fidapa Cesena Malatesta e non possiamo che essere con lei: "Una ragazza è persona, non un pezzo di corpo, con sensibilità, sentimenti, dignità. Da questi comportamenti maschili, dalla violenza psicologica alla violenza fisica il passo è brevissimo. E, purtroppo, molto praticato. È dunque importante l’educazione ai sentimenti, alla sessualità nei maschi soprattutto, ma anche nelle ragazze, alla consapevolezza del diritto al rispetto. Sempre".