Si, lo sappiamo, c’è Alexa, Spotify, ci sono le playlist delle radio, c’è Youtube… ma supponendo che siate parte di quella esigua minoranza che la musica la ascolta ancora per ascoltare la musica e gli artisti, non come anonimo sottofondo, stile supermercato o ascensore, e che abbiate un impiantino dedicato a questa passione, beh, allora le giornate festive sono un momento ideale per tirare il fiato e spaparanzarsi in poltrona (rigorosamente con un bel maglione natalizio – il cappello da Santa Claus è facoltativo…) con un bicchiere in mano e tirare un sospiro di sollievo. Un altro anno è andato, i rumori della guerra sono (ancora) lontani, e dalla cucina arrivano profumi promettenti…
Ecco allora la nostra playlist. Classici senza tempo, un po’ da baby-boomer ma con qualche suggestione più contemporanea. Ah, e i drink e i vini che vi suggeriamo sono il complemento perfetto per ricostruire l’atmosfera natalizia. Anche se non avete il camino acceso accanto, e fuori non nevica…
La nostra playlist di Natale per voi
Bing Crosby – White Christmas
Un superclassico, il disco più venduto della storia (come singolo e come album). Non si può che partire da qui. Per noi italiani è Bianco Natale. L’hanno “coperta” centinaia di artisti da quel 1942 della registrazione originale, e in tutte le lingue. Da Elvis a Lady Gaga… Pensate che nel 1947 Bing Crosby la dovette registrare nuovamente perché la lacca originale si era deteriorata per i milioni di copie stampate. L’autore era il compositore Irving Berlin (tra l’altro di religione ebraica, e che quindi non festeggiava il Natale…). Ineludibile. Tra le versioni italiane vi segnaliamo quella di Irene Grandi (con video girato a Berlino) e quella, deliziosa, di Bobby Solo con il suo trio jazz, questa in inglese.
Cosa bere? Classico con classico… la tradizione anglosassone (ma anche i francesi, che lo chiamano “lait de Poule”) ha da sempre eletto un drink come bevanda di Natale, si tratta dell’Eggnogg. È un drink di facile preparazione (se ne fa sempre per più persone) caldo e dolce e cremoso, a base di uova, zucchero, (con Brandy - o Cognac - e Rum…), panna e cannella (o noce moscata). Si beve caldo, seduti comodamente. Non esagerate: va giù che è un piacere…
Frank Sinatra: Let it Snow! Let it Snow! Let it Snow!
The Voice non poteva resistere alla tentazione di incidere canzoni natalizie e di bissare il successo di Bing Crosby. Dal suo terzo album del 1948 fino alla fine della carriera (più di mille canzoni registrate in studio o live…) ha prodotto una decina di dischi di Natale con un regolarità – e un successo – impressionanti. La sua versione di White Christmas è straordinaria, ma anche una decina di altri titoli natalizi sono strettamente leganti alla sua voce, anche se magari sono stati scritti per altri o incisi da altri prima di lui. Ma quando il vecchio Frank li interpretava, diventavano inevitabilmente, “suoi”.
Ne citiamo alcuni: Santa Claus Is Comin' to Town, che risale agli anni Trenta, Have Yourself a Merry Little Christmas (originariamente cantata da Judy Garland nel 1944), o la classica Let it Snow! Una delle nostre preferite. Fu composta, pensate, da Sammy Cahn e dal compositore Jule Styne durante una ondata di caldo anomalo anche per il mese di luglio a Hollywood, in California. E non parla di Natale ma di inverno e di neve… Era il 1945. Frank la incise per la prima volta nel 1950 e da allora è parte del suo repertorio natalizio. Godetevi allora la sua spensierata allegria rispolverando un’antologia di canti natalizi di Sinatra, una delle tante. È stata la voce più importante della musica leggera del ‘900. E tante altre cose...
Cosa bere? Domanda inutile. Si va col classico drink di “Ol’ Blue Eyes”, il suo soprannome. Semplicemente un Jack Daniels, il Tennessee Whiskey che ha reso famoso nel mondo (sì, proprio lui…), quello che aveva in mano durante i concerti e le serate scatenate del Rat Pack… Ma bevetelo come lui: “three rocks, two fingers, one splash!”. Ovvero: in un bicchiere old fashioned lasciate cadere tre cubetti di ghiaccio, poi versate due dita di whiskey e finite con uno spruzzo di soda o di acqua minerale (poca, attenzione, altrimenti vi tirerà le coperte stanotte!). Ah, se cercate qualcosa di speciale regalatevi una bottiglia della serie limitata Sinatra Select, invecchiato più a lungo in botti scanalate internamente (le Sinatra barrell) che offrono maggiore superficie di contato tra legno e distillato. È speciale…
Elvis Presley: Blue Christmas
Altra voce ineludibile dell’era moderna… Elvis The Pelvis, ovvero Elvis Aaron Presley è un’icona Pop che più Pop non si può… Il Rock ’n’ Roll e il Rockabilly erano i suoi territori di caccia preferiti, ma è un altro gigante che ha spaziato in tutti i generi, dal gospel al blues al jazz, dal doo-wop al country. Allora ecco il nostro consiglio: recuperate una sua antologia dove ci sia anche Blue Cristmas tra le altre canzoni, come l’Elvis Christmas Album del 1957 o il self-titled Blue Christmas del 2010. La canzone è Billy Hayes e Jay W. Johnson e risale al 1948, ma le versioni precedenti sono destinate all’oblio. Tra l’altro troverete “Santa Bring My Baby Back (To Me)", "Santa Claus Is Back in Town", "I'll Be Home for Christmas" e altre perle, ma questa è davvero speciale. Una voce vellutata e profonda e il coro dei Jordanaires di sottofondo… È un Natale sentimentale, un po’ malinconico e nostalgico… ma che bello… se nevica, poi, con fiocchi di neve blu, come nella canzone, è il massimo. E pensare che non voleva registrarla e nemmeno fare lo spettacolo speciale sul Natale che andava in diretta tv nel 1968 e fu un successo clamoroso. Era troppo per il re del Rock ‘n’ Roll fare il crooner di Natale. Curiosità: l’ha suonata anche Bruce Springsteen in un’occasione. Era la chiusura del concerto della E-Street Band al Carousel di Asbury Park nel dicembre del 2010. C’erano tutti, anche il compianto Clarence Clemmons, il sax tenore e fondatote con il Boss della mitica band. Tutti con il cappellino rosso di Babbo Natale. Fu il suo ultimo spettacolo, il suo ultimo assolo. Sei mesi dopo Big Man ci lasciava.
Cosa Bere? Pensando alle gelide notti di dicembre nel New jersey ci vuole qualcosa di caldo e rinfrancante. Ci vuole un Irish Coffee. Facile da fare e facilissimo da bere, anche se non avete lo speciale bicchier con lo stelo schiacciato al centro… Due cose importanti: il whiskey deve essere assolutamente irlandese, sennò che Irish coffee è? E poi sbattete un po’ la panna nello shaker (anche senza ghiaccio ma ben fredda) prima di versarla delicatamente sul dorso di un cucchiaino sulla superficie del caffè dolce, bollente e ricco di whiskey, altrimenti panna e caffè si mescolano… deve restare in superficie. E con questo drink in corpo… il gelo non è più un problema…
Johnny Cash & June Carter: Christmas with You
Poteva mancare il talento di Johnny Cash – tra l’atro personaggio dotato di una forte religiosità e di senso della famiglia – in questa carrellata natalizia? Ovviamente no. Come molte star americane non è sfuggito alla mercificazione del Natale fatta di dischi speciali e di special televisivi… Ma la sua voce sembra nata apposta per ricordarci i misteri della fede, e si sente che lo fa senza mai forzare la mano, con un’intima coerenza e convinzione che si traducono in ispirazione autentica. Christmas with You è stata composta da Brian Potter e Terry Lupton, ma la versione di Johnny che duetta con la moglie e musa June Carter Cash è imperdibile. Due grandi voci, due professionisti del palco ma anche una coppia affiatatissima nella vita, cantano questa serena ballata natalizia con una naturalezza e un’armonia che trascende il genere. E se avete visto il film “Walk the Line” capirete perché. La trovate nel Classic Christmas Album di Jonny, manco a dirlo… Con altre bellissime canzoni.
Cosa bere? Anche nell’Arkansas o nel Tennessee d’inverno fa un freddo becco. E allora scaldiamoci come avranno sicuramente fatto Johnny e June con una bella tazza di “mulled wine”, ovvero vin brulé, o glühwein, vino caliente, glögg, bisschopswijn, vin chaud, candola, vinho quente… Insomma, ha mille nomi in base ai diversi paesi dove si beve per tradizione. È facilissimo da preparare, basta far scaldare (senza farlo bollire) una bella bottiglia di vino rosso con agrumi, spezie (soprattutto anice e cannella) a vostro gusto, e miele… Ne esistono centinaia di ricette e varianti, ma alla fine fatelo con gli ingredienti che più vi piacciono, partendo da un buon vino rosso piuttosto corposo. Tra i consigliati Nebbiolo, Barbera, Nero d’Avola o Montepulciano. Le denominazioni sceglietele voi.
The Beatles: Happy Christmas – Christmas time is here again
Questa è una Chicca per collezionisti e Beatlesmaniaci. Nulla di facilmente reperibile in commercio, se non dopo estenuanti googolate e contrattazioni. Per diversi anni, diciamo dal 1963 al 1969 i quattro baronetti di Liverpool erano soliti registrare un saluto e un augurio di Natale per i fan che li sommergevano di lettere - via fan club. Milioni di lettere, la maggior parte delle quali ovviamente non ha mai avuto risposta. Non si trattava di veri dischi, ma di flexi-disc, sottili strati di vinile che si potevano anche arrotolare e che venivano dati in omaggio con le riviste o con prodotti commerciali (qualcuno ricorda, come chi scrive, quelli del Club di Topolino?).
Niente a che vedere con una riproduzione seria di vera musica, ma tant’è… Bene, tra una registrazione e l’altra agli Abbey Road Studios nei mesi precedenti al Natale entrava qualche tecnico in studio o qualche manager (qualche volta Phil Spector stesso) che gli ricordava degli auguri. Allora i quattro improvvisavano qualche battuta, accennavano ad un coro, ad una pantomima, una volta addirittura una canzone. Stile nonsense alla Monty Python.
Qualche minuto dopo il tutto era pronto e veniva inviato ai fan club inglesi o americani. La cosa si è ripetuta per sette volte, e di queste registrazioni si sono ovviamente perse le tracce finché qualcuno non le ha rimesse insieme. Non hanno gran valore se non quello documentale, ma per un appassionato sentirli ridere e far battute, raccontare storielle e accennare ritornelli di qualche loro canzone, o jingle bells, poesie di John Lennon, assoli di George Harrison e varie altre piacevolezze ha un grandissimo fascino. Se non lo trovate, su YouTube ogni anno viene pubblicato da un tal Tom Teeley un piacevole mash-up dei messaggi di cui sopra con brani di canzoni, riff e jingle dei Fab Four. Ha un suo fascino…
Cosa bere? Siamo nella vecchia cara Inghilterra, dove tutto è tradizione. Un buon Whisky di puro malto delle Highlands o dello Speyside, o un torbato di Islay vanno benissimo. Noi restiamo sul vino, e spacchiamo il collo di un vecchio Porto Vintage. Magari del 1966. Grande vendemmia. È ancora – come i Beatles - fantastico!
Rolling Stones: Winter
Per la par conditio se abbiamo tirato in ballo il quartetto di Liverpool non possiamo mancare la citazione della controparte. Molto meno “rassicurante” e buonista, almeno ai tempi. Gli Stones non si sono mai nemmeno sognati di incidere qualcosa di natalizio. Non avrebbero mai e poi mai potuto. Incarnavano (e cercano di farlo ancora) l’anima trasgressiva, antagonista, sporca e un po’ maledetta di quella generazione. Il maglione natalizio lo dipingevano di Nero, alla cena di Natale preferivano un Beggars Banquet (1968), alla zuppa inglese una Goats Head Soup (1973). Semmai potevano parlare di freddo, solitudine e di inverno. Proprio da quest’album abbiamo scelto una traccia a nostro parere tra le loro cose migliori di sempre. Era la formazione che per i critici ha rappresentato il loro apice creativo e vedeva accanto a Keith Richards alla chitarra il magico talento blues di un (all’epoca) ragazzino di nome Mick Taylor, cresciuto da John Mayall nei Bluesbreakers, che ha confezionato alcuni degli assoli più memorabili della band. Tra cui quello di Winter, struggente dolcissima e triste ballad che lo vede svettare con la sua Les Paul in un pezzo di vera bravura. Al punto che ve ne suggeriamo un’altra versione, che realizzerà dopo aver lasciato i Glimmer Twins nel 1974. L’abbiamo pescata in un The best of Mick Taylor & Carla Olson, chitarrista e cantautrice texana di vero talento, che collaborò con lui per alcuni anni tra la fine dei Novanta e i primi del nuovo millennio. Il remastering è del 2022, e dura ben 11:27 contro i 5:30 dell’originale degli Stones. Un capolavoro assoluto, tra i dieci più grandi solo della storia del Rock.
Cosa bere? Con un pezzo che invecchia bene come un grandissimo vino… Un grande rosso! Senza se e senza ma… Lasciamo a voi la scelta. Per gli amanti del Barolo è Monfortino di Giacomo Conterno (ah, il 1985… pura energica poesia, come pure il 2004), se amate il Pinot Nero beh… della stessa annata il Musigny VV di Comte Georges de Vogüé di qualche grande annata come l’85, o il 2005. Insondabile infinita eleganza.
John Lennon & Yoko Ono: Happy Christmas (War is Over)
Il pezzo è del 1971, e nasce come canzone di protesta contro la guerra del Vietnam che andava avanti dai primi anni Sessanta e sarebbe finita con la caduta di Saigon solo nel 1975. La coppia era ormai nota oltre che per le performance artistiche anche per l’attivismo pacifista. Dopo i bed-in di Amsterdam e Toronto del 1969, dopo la campagna di affissioni internazionale pagata dai Lennon con i giganteschi manifesti che recitavano “War is Over – If You Want It!” che avevano sollevato l’opinione pubblica mondiale era il momento di incidere musica.
Imagine, dal primo album solista di John dopo l’era Beatles, grande inno pacifista, fu un successo globale, e così l’anno dopo la coppia registrò questa canzone di protesta che sarebbe diventata una delle canzoni di Natale più amate del mondo, capace di tornare ai primi posti in classifica a più riprese nel corso degli anni nel periodo di natale come accadde nel 1980 dopo l’assassinio di John, quando per settimane Imagine rimase al n. 1 e Happy Christmas al n. 2 in USA e in molti altri paesi. Dio solo sa se anche oggi c’è bisogno di Pace in questo nostro tormentato mondo. Allora avviciniamoci a Natale con un po’ di spirito militante e pacifista nella speranza che le nazioni coinvolte nei conflitti scelgano la ragionevolezza e la diplomazia anziché le bombe. La guerra può finire – Se anche noi lo vogliamo!
Cosa Bere? Qualcosa di dolce e rassicurante come le melodie di John e Yoko, ma dal carattere deciso. Un bel Passito di Pantelleria come Ben Ryé di Donnafugata sarebbe perfetto. Ha un carattere solare e mediterraneo, un’eleganza innata e una dolcezza intensa ma controllata che piace a tutti davvero. Da accompagnare ai dolci natalizi che vorrete.
Lucio Dalla: L’anno che verrà
Non è una canzone di Natale ma parla della fine dell’anno e è uno dei più bei testi del grande Bolognese. La compose nel 1978 in seguito all’arresto per motivi politici di un suo amico, Giuseppe “Ros” Rossetti, pittore, scultore e poeta, con il quale volle condividere la notte di Capodanno in carcere. Un testo di struggente malinconia che ci riporta agli anni di piombo, aio gruppi estremisti e alla violenza degli attentati. Rossetti fu arrestato per errore (si pensava che fosse un militante di Prima Linea, un gruppo eversivo della lotta armata responsabile di numerosi ferimenti e omicidi), ma ci vollero alcune settimane per chiarire la situazione. Quello che ci rimane di quella triste esperienza è questa magnifica canzone, scritta da Lucio da solo proprio in casa dell’amico arrestato, con un testo perfezionato insieme ad un altro suo grande amico, il frate domenicano Padre Michele Casali, di Bologna. La canzone è nell’album Lucio Dalla del 1979 con l’arrangiamento di Gian Piero Reverberi. Da allora è un grande classico della canzone italiana. Il suo testo, dopo oltre quarant’anni, è straordinariamente attuale, e la lettera all’amico (è nota anche come Caro Amico ti Scrivo) pur parlando di un presente problematico apre sul finale le porte alla speranza: dopo il periodo triste verrà un’epoca spensierata, dove sarà tre volte Natale e sarà festa tutto l’anno, e anche i preti si sposeranno (ma solo a una certa età…). Nata in un’epoca difficile ma in cui si intravvedevano spiragli di luce per il futuro… Che ci faccia riflettere!
Cosa bere? Un grande vino che non ha paura di invecchiare, anzi… Diciamo un maestoso Brunello di Montalcino, uno dei grandi d’Italia. Ci viene in mente la Riserva di Poggio di Sotto, anch’esso un classico intramontabile. Ha profondità, pienezza, una struttura elegante come la canzone di Dalla. Lasciatelo respirare nel bicchiere se ha qualche anno, come dovrebbe. Tra le annate recenti la 2016 è una meraviglia, ma se riuscite a trovare la 2004…
Leonhard Cohen: Hallelujah
Se non ce l’avete, recuperate l’album Various Positions del 1984. È denso di capolavori e vi trasporterà nel mondo di questo straordinario poeta e cantautore canadese. Le sue canzoni e la sua poetica hanno esercitato un’influenza incredibile su uno sterminato numero di musicisti, forse più abili di noi comuni ascoltatori a decifrare i criptici e evocativi versi di questo chansonnier-filosofo, conditi spesso solo di scarni e delicati arpeggi di chitarra. De André, Jeff Buckley, Dylan, Finardi, Bocelli, Bono e Jennifer Warnes sono solo alcuni degli artisti che si sono lasciati ispirare da Cohen o hanno interpretato le sue canzoni. Hallelujah non è propriamente un testo religioso anche se ha riferimenti biblici, e si presta - come tutte le composizioni del menestrello di Montreal - a vari piani di lettura. Ma la sua voce calda, ruvida e affilata, l’andatura quasi liturgica sono un ottimo ascolto natalizio. Come tutto il resto dell’album, che riflette sul mistero della vita, dell’amore e della morte con pacata intimistica malinconia ma anche con un incredibile amore per la vita. Tra le nostre preferite la versione Live in London del 2009 con fantastici arrangiamenti di cori, tastiere e organo Hammond.
Cosa bere? Questa è terra di grandi rossi, caldi, vellutati e avvolgenti. Insomma, l’Amarone della Valpolicella con la sua calda forza, la ricchezza e la profondità è perfetto. Scegliete un’annata matura: un 1995, ’97 o ’98 sono pronte da bere ora. Leonard lo amava molto e quando lo beveva si levava il suo Borsalino con deferenza…
Band Aid: Do they know it’s Christmas?
La domanda sorge spontanea a noi come dovette apparire scontata a Bob Geldof e a Midge Ure degli Ultravox quando scrissero questo brano per raccogliere fondi per la terribile carestia che stava devastando l’Etiopia nel 1984. Riguardare il video oggi fa stringere il cuore. È una sorta di enciclopedia del Brit Sound degli anno Ottanta, non manca nessuno. Bono (U2), Sting (Police), Paul Weller (Style Council), Phil Collins (Genesis), Boy George, Tony Hadley (Spandau Ballet), Simon Le Bon (Duran Duran), George Michael (Wham!) sono solo alcuni degli artisti che nel giro di 24 ore registrarono questo straordinario video. Alcuni non sono più tra noi, ma questo pezzo rimarrà per sempre nella storia della musica. È una vera canzone di Natale, che ha lo scopo dichiarato dal coro: "feed the world, let them know it's Christmas time". Insomma, scalda il cuore, fa venire un po’ di nostalgia per quegli anni ma ci fa capire che mettendosi insieme si possono fare cose importanti per l’umanità e per la pace. Come hanno fatto l’anno dopo gli americani di Usa for Africa con We are the World. Ma questa è un’altra storia…
Cosa bere? Domanda da un milione di Euro. Che non può avere una risposta precisa, perché in quel pezzo c’è tutto. E sono tutti artisti di altissimo livello. Un grande vino a vostra scelta, allora. Vi consigliamo di sceglierlo nella nostra lista del Tre Bicchieri della guida Vini d’Italia 2024. Li abbiamo assaggiati tutti, per voi, e ne abbiamo premiati 498. Ce n’è per tutti i gusti e tutte le tasche. Ah, dimenticavamo… Buon Natale!
Tutte immagini, tranne la copertina, sono state create con un programma di Intelligenza artificiale