Chiara Valentini è da oltre 10 anni la titolare del Giardinetto di Mira, dove lavorava durante gli studi universitari in Economia Internazionale e che ha rilevato per trasformare la sua passione in professione. Condivisione ed empatia con gli ospiti sono i presupposti centrali della pizzeria che porta avanti nella provincia di Venezia. “Non ci tenevo ad avere un lavoro sedentario, lontana dai rapporti umani”, spiega Chiara, “comunicare ai miei clienti che certi prodotti non li utilizziamo perché non sono di stagione, perché troppo trattati o altro per me è fondamentale”.
Pizzeria di Venezia dice no a Just Eat: la pizza è partecipazione
Ed eccola così dire no a JustEat, nota piattaforma di consegne a domicilio, peraltro a qualche giorno dall’ingresso in città di Deliveroo, che raggiunge ormai quasi 40 milioni di italiani in circa 1.500 città. E che qui però impiega “walker” al posto dei rider perché “in un contesto così peculiare non potevamo che entrare in punta di piedi”, ha spiegato nell’occasione Matteo Sarzana, general manager di Deliveroo Italy. Per Chiara non si tratta di una perdita in termini economici, tutt’altro. “Non voglio che il nostro lavoro sia in mezzo a un catalogo che si sfoglia per noia. Non voglio che il Giardinetto sia una cena o un clic tra tanti” scrive sui social. “Contatto fisico e umanità. Sono un po’ gli stessi motivi che ci fanno accettare solo prenotazioni via telefono, o di persona, e non per mail o messaggi. E che ci fanno restare tra gli ultimi ad annotare le ordinazioni con carta e penna invece che su palmare elettronico. Lo dico da sempre: la pizza è solo un mezzo per creare e comunicare qualcosa di più grande. E uno dei più conviviali per farlo; come lo sono un bicchiere di vino sincero, o un buon caffè nero”. E poi vuoi mettere “la forza di vincere la pigrizia per andarsi a prendere qualcosa che davvero si vuole” (riflessione che ha a che fare con diversi aspetti della nostra esistenza online) e la possibilità di “raccontare” i prodotti e il fattore umano impiegati per confezionarla?
Le consegne di pizza con il drone: nuove frontiere del delivery
Tutto il contrario di quello che succede dall’altra parte del mondo, dove le logiche del profitto e l’avanguardia tecnologica cambiano l’ordine degli addendi. E anche il risultato. Il 25 agosto del 2016 Domino’s Pizza (catena che in Italia non ha avuto molto successo), in partnership con SkyDrop, lancia nel cielo di Auckland, in Nuova Zelanda, il primo delivery a bordo di un drone. “Un evento epocale”, lo definisce l’allora CEO del gruppo Don Meij (sostituito l’anno scorso da Russell J. Weiner) “perché offre una consegna rapida e sicura in varie zone e questo significa più clienti”. Il robottino finisce poi in un museo, e nei laboratori di SkyDrop si lavora al perfezionamento della tecnologia. Oggi i piccoli velivoli hanno una capacità di carico utile fino a 3,5 chili, consegnano con un margine di precisione a 60 metri di altezza, sono dotati di un sistema di paracadute e hanno ottenuto la certificazione di operatore aereo senza pilota Part 102 e le specifiche operative dalla Civil Aviation Authority in Nuova Zelanda. Ed ecco la seconda prova, lo scorso aprile, stavolta ad Huntly e sempre con Domino’s, che nel mentre si è “allenata” con robot a terra a Houston.
Come la vedono i clienti
Secondo il CEO di SkyDrop Matthew Sweeny si tratterebbe di un business milionario che vede la Nuova Zelanda in prima linea ma ha tutte le carte in regola per raggiungere una portata globale. Business che punta su precisione, replicabilità, rapidità delle consegne, dal coefficiente di interazione umana pari a zero. E che si espande anche negli USA, vedi i casi della multinazionale di negozi al dettaglio Walmart (da febbraio attiva in Arizona, Florida, Utah, Virginia,Texas e Arkansas dopo aver battuto Amazon sul tempo) e di Pagliacci Pizza di Seattle, che farà i test il prossimo anno. Eppure le “cavie” di Huntly sono ancora scettiche. Come riportano i media locali, un sondaggio effettuato sui primi fruitori del servizio rivela reazioni contrastanti. C’è chi si impressiona per i monitor e per l’allestimento tipo “sala da gioco” e chi del “lancio” della pizza, chi ha paura che cada e chi teme agguati da parte degli uccelli, chi la vive come un’opportunità e chi come un’invasione della privacy “perché il drone è più di un giocattolo”. E chi, probabilmente, la pensa come Chiara: non esiste profitto dove mancano due parole da scambiare e una mano da stringere.