Inclusione sociale... In cucina
PizzAut è un progetto di ristorazione (inclusione) sociale in divenire. È l'impegno di un gruppo di genitori con figli autistici, una scommessa che la primavera scorsa riuniva appena qualche famiglia della provincia di Milano sollecitata dall'iniziativa di Nico Acampora, e ora raccoglie le forze di associazioni dell'intero territorio nazionale. Con il sostegno aggiunto di tante persone sensibili al tema, che i ragazzi di PizzAut – il nome fa il verso alla celebre catena inglese Pizza Hut – hanno imparato a conoscerli anche grazie alla tv, vincitori morali del talent show Tu si que vales (in onda su Canale Cinque), dove la squadra ha dimostrato di saperci fare con la pizza. Del resto l'obiettivo è proprio quello di farcela da soli, con il supporto economico delle donazioni pervenute alla causa. E aprire presto una pizzeria gestita da ragazzi autistici, impegnati in cucina, davanti al forno e nel servizio di sala. Non la prima iniziativa del genere, a testimoniare come l'abilità manuale e l'attitudine a concentrarsi su un'attività creativa siano valori aggiunti delle persone affette da autismo. Ci limitiamo a ricordare i ragazzi del Tortellante di Modena, abilissimi con la mattarello, sfoglie all'uovo e pasta ripiena, sotto la guida attenta delle maestre sfogline e con il supporto di Massimo Bottura. Sfumato il premio tv di 100mila euro – ma la partecipazione al programma ha contribuito a dare grande visibilità al progetto – solo un paio di giorni fa il gruppo si è ritrovato al ristorante Il Moro di Monza, in occasione di una cena solidale che ha raccolto l'adesione di molte personalità della scena gastronomica meneghina, da Felix Lo Basso ad Andrea Alfieri, al panificatore Adriano Del Mastro.
Il crowdfunding per PizzAut
E online è sempre aperto il crowdfunding che “nutre l'inclusione”. A oggi la campagna ha raccolto quasi 39mila euro (da 1095 donatori), ma l'obiettivo è di raggiungere quota 60mila, per portare a termine il progetto: “realizzare un prodotto ottimo con ingredienti di qualità dove l'integrazione e la relazione saranno il condimento essenziale”. Nel locale destinato ad aprire, i ragazzi saranno affiancati da professionisti della ristorazione e della riabilitazione, perché ognuno conduca la mansione più appropriata alla propria attitudine. Con l'idea di offrire al commensale un'esperienza “dai tempi lenti”, dove coltivare le relazioni sociali, senza trascurare il prodotto che arriva in tavola, realizzato con ingredienti di qualità. I fondi sosterranno quanto necessario per lo start up: l'acquisto di tutti gli arredi, dei macchinari e delle attrezzature di cucina, i percorsi di formazione destinati ai ragazzi per l'acquisizione delle competenze necessarie (anche Rossopomodoro ha dato la sua disponibilità), l'eventuale affitto della struttura e il costo del personale almeno nella fase di avvio. Tante le voci che finora hanno speso parole di incoraggiamento per il progetto (non ultima quella di Matteo Renzi). Lo spirito dell'iniziativa, d'altronde, non può che essere condiviso: PizzAut vuole dimostrare che l'inclusione sociale può essere bella, piacevole e divertente. E per farlo ha scelto un simbolo della tavola italiana, che mette tutti d'accordo. In lizza per l'apertura, speriamo a breve, Monza e Segrate.
Il crowdfunding per sostenere PizzAut