Passi avanti del Made in Italy nella lotta alla contraffazione. Il nome Parmigiano Reggiano potrà essere pienamente tutelato anche nel territorio della Federazione Russa, dopo l'ok delle autorità locali alla registrazione come Denominazione d'origine su tutto il territorio, ottenuta il 19 giugno scorso e pubblicata sul Bollettino ufficiale del servizio federale di proprietà intellettuale il 12 luglio. “Grazie alla registrazione” spiega Riccardo Deserti, direttore del Consorzio del Parmigiano Reggiano “potremo attivarci per impedire l’uso improprio della denominazione Parmigiano Reggiano secondo il quadro di protezione previsto”.
Si tratta di una protezione ampia, simile a quella che l'Omc (Organizzazione mondiale del commercio) impone per il vino e gli spiriti in genere, proprio in un Paese dove il prodotto italiano è molto imitato. Ad esempio, sarà vietato l’uso di un nome geografico legato al Parmigiano-Reggiano (esempio: Parma, Reggio Emilia), così come saranno vietate le traduzioni e l’utilizzo in connessione con termini come "genere", "tipo", "imitazione" e simili, comprendendo anche il caso in cui l’uso di una denominazione simile possa indurre in errore i consumatori sul luogo d'origine e le proprietà particolari del prodotto.
L'estero, per il Parmigiano Reggiano, rappresenta 43.500 tonnellate (un terzo della produzione annua) con il mercato russo che possiede grandi potenzialità. “Già oggi” ricorda Deserti “sono 26 le ditte esportatrici di Parmigiano che hanno ottenuto l’autorizzazione all’export nella Federazione Russa, mentre l’export si attesta a circa 10mila forme, per un valore di 5 milioni di euro”. Cifre contenute ma raddoppiate dal 2007 a oggi: “In pochi anni contiamo di raddoppiare nuovamente, raggiungendo i consumatori russi sia attraverso i canali specializzati in prodotti italiani di qualità, sia nella Gdo”.
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a cura di Gianluca Atzeni