Dovrebbe essere la festa della pizza, e invece a caratterizzare le anticipazioni del “Pitti Pizza & Friends”, in programma a Firenze dal 23 al 26 di maggio, sono le polemiche legate all’utilizzo di piazzale Michelangelo come luogo ospitante dell’evento, la sua valenza di “attività culturale” e l’assenza di alcune delle pizzerie più rinomate del capoluogo toscano. Per riavvolgere il filo, occorre riprendere l’inchiesta lanciata in origine da Il Forchettiere, che spiega come proprio l’avere fatto rientrare il “Pitti Pizza & Friends” come evento formativo ed educativo abbia permesso un taglio dell’80% per quanto riguarda la tassa sull’occupazione del suolo pubblico del Comune di Firenze.
Concorrenza sleale ai ristoratori fiorentini
«Che io sappia succede poche volte», racconta al Gambero Rosso Pasquale Naccari – titolare del ristorante e pizzeria “Il Vecchio e il Mare”, premiato più volte con i Tre Spicchi – riguardo l’etichettare eventi culinari come “culturali”. Dal Comune di Firenze, contattato dal Gambero Rosso, si fa sapere come tale riduzione dell'imposta sia stata applicata ad altre manifestazioni enogastronomiche tenutesi nel capoluogo fiorentino, quali il Festival del Gelato, svoltosi proprio in piazzale Michelangelo, il Mercatino Regionale Francese e la Fiera del Cioccolato Artigianale. «Non lo trovo nemmeno giusto, perché a me non sembra un evento culturale», aggiunge Naccari, raccontando nel dettaglio le dinamiche dell’evento. 11 forni adibiti alla vendita della pizza, senza accompagnamenti o spettacoli musicali. «L’ho definita una sagra montata a Piazzale Michelangelo che deturpa il bello e non porta nulla di bello», afferma il ristoratore, rimarcando la differenza con altri convegni dedicati agli addetti ai lavori e tenuti in spazi privati (come il Tuttopizza che si conclude oggi a Napoli), ed aggiungendo come l’evento crei «una concorrenza sleale verso pizzerie aperte tutto l’anno, che subiscono in modo ingiusto e passivo».
Le assenze ingiustificate
L’inchiesta del Forchettiere sottolineava anche l’assenza di pizzaioli considerati al vertice del settore, quali Marco Manzi, Giovanni Santarpia, o Mario Cipriano. Essa viene giustificata sia dalla pubblicazione culinaria che da Naccari tramite le condizioni di partecipazione all’evento, che prevedono la fornitura gratuita di personale e materie prime senza alcuna partecipazione prevista agli utili delle serate. Il guadagno? La semplice visibilità. In tal senso, secondo il ristoratore, fa alzare qualche sopracciglio la presenza di pizzerie in rappresentanza di Salerno e provincia, come l’Antica Pizzeria Reginè o U’ Cilientù. «Che tipo di visibilità possono ricevere a piazzale Michelangelo?»
Eventi turistici in una città che fronteggia la movida
Qualche dubbio sorge anche riguardo le tesi portate a sostegno dell’evento, e nello specifico l’intercettazione di «nuovi flussi turistici». «Ma a Firenze si sta parlando del contrario, di overtourism», ribatte Naccari. «La città sta esplodendo e qui si parla di come controllare il turismo e la movida», spiega il ristoratore che, facendo una battuta, afferma come la discussa sfilata organizzata nel giugno scorso da Luisa via Roma, che occupò proprio piazzale Michelangelo per 23 giorni, avesse paradossalmente dato «più lustro» al luogo, vista poi la risonanza mediatica di un evento che «promuoveva il bello».
Nessuna malafede, ma «molta superficialità»
Naccari sgombra subito il campo da qualsiasi accusa di tornaconti politici interni all’organizzazione del “Pitti Pizza & Friends”. «Non ci credo, oggi nel 2024 si sa tutto. Però secondo me l’evento è stato gestito con molta superficialità». La soluzione, conclude il ristoratore, sarebbe che tali manifestazioni venissero «messe in mano a chi sa gestirle in modo tecnico per valutare tutti gli interessi che vengono toccati: i diritti dei cittadini, dello straniero che vuole scattare una fotografia a piazzale Michelangelo, e delle attività che tengono aperto tutto l’anno e che sono il vero motore della città».