Cambiare pelle velocemente, evitare di correre dietro ai numeri boom del Prosecco, concentrarsi sul tema del valore, diversificare i mercati scoprendo finalmente quello italiano. Sarà un 2019 rivoluzionario per il Pinot Grigio Doc delle Venezie.
La Doc Pinot Grigio
Sono passati quattro anni dall'idea di creare una Doc interregionale del Pinot Grigio nel Triveneto (2014) alla chiusura della fase transitoria prevista dallo statuto per l'avvio dell'operatività del consorzio (2018). In mezzo, un delicato lavoro di superamento dei regionalismi, di composizione delle esigenze di piccoli produttori e grandi cooperative per arrivare a un disciplinare, a costituire una società di certificazione (Triveneta), a fare due vendemmie, decidere lo stoccaggio ed esordire sui mercati internazionali con una garanzia di autenticità come la fascetta di Stato. Un cammino quadriennale che è solo la base di partenza del progetto. Dal 22 febbraio, la palla è passata a un Cda di 21 membri (9 del Veneto, 6 del Friuli Venezia Giulia e 6 del Trentino), la sede da Gambellara si sposta a Verona, in ballo anche la possibile apertura di un'altra sede a San Vito al Tagliamento (Pordenone).
Le annate passate
La grande denominazione del Triveneto, concepita tra 2014 e 2015, negli ultimi due anni si è misurata coi mercati con un consorzio di tutela alle spalle. E nel suo cammino, che è solo agli inizi, ha già incontrato i primi ostacoli, trasformatisi in robusti scossoni, come le due annate produttive contrapposte, la 2017 e la 2018, che hanno reso ulteriormente consapevoli i produttori dell'importanza di gestire in maniera oculata un gigante da 25 mila ettari vitati e da oltre 200 milioni di bottiglie.
Nel suo primo anno di commercializzazione, la Doc ha spedito nel mondo più di 2 milioni di ettolitri, riuscendo a vendere, entro luglio scorso, anche il residuo Igt del 2016 (600 mila hl). Le giacenze del 2017 sono in via di esaurimento e da novembre 2018 sono partite le certificazioni e gli imbottigliamenti dell'abbondante vendemmia appena conclusa (la seconda annata come Doc delle Venezie), stimata in 210 milioni di bottiglie (1,6 mln di hl), al netto dei quantitativi oggetto di stoccaggio (pari al 19%). L'Italia, va ricordato, rappresenta oltre il 43% della superficie mondiale di Pinot Grigio e, pertanto, è la prima produttrice. Ma vive un paradosso, perché ne consuma molto poco: appena il 4% dei volumi imbottigliati della Doc delle Venezie, che rappresenta circa l'85% di tutto il Pinot Grigio coltivato in Italia. Non ci si allontana dal vero se si dice che il consumatore medio conosce poco sia il vino sia, tanto meno, quello che gli esperti chiamano “stile italiano” del Pinot Grigio.
Il 2019 dei cambiamenti
Perché, allora, sarà un 2019 di grandi cambiamenti? Perché questo patrimonio divenuto una grande Doc, secondo il consorzio, merita di essere valorizzato con un progetto di lungo respiro che parta dalla vigna e arrivi al grande pubblico. Il 2019, appunto, potrebbe essere l'anno giusto per una svolta. Il consiglio di amministrazione ha appena riconfermato il presidente, Albino Armani, ha deciso di mettersi ancora a disposizione. Dopo aver traghettato la Doc verso il riconoscimento ministeriale, dedicandosi a tempo pieno alla costruzione e formazione della compagine consortile, l'attuale presidente riflette col settimanale Tre Bicchieri sul futuro e sulle novità in programma.
Presidente Armani, perché ha deciso di ricandidarsi?
È un momento delicato e importante per tutta la Dop e per le famiglie di viticoltori coinvolti in questo progetto. Non potrei lasciare la nave proprio ora. Il Cda appena formato è composto da 21 membri, è inclusivo nei confronti delle altre due aree, Trentino e Friuli, in cui è prodotta la nostra Dop. Regioni che devono avere la giusta rappresentatività.
Come sono distribuite le rappresentanze dei territori di produzione?
Attualmente, il Veneto rivendica oltre il 60% di tutta la Doc Pinot Grigio delle Venezie ma, nel Cda, non ha 12 membri sui 21, bensì 9. Al Friuli Venezia Giulia ne vanno 6 e al Trentino gli altri 6. Questo sistema che dovrebbe garantire un maggiore equilibrio interno. Mi auguro che il nuovo consiglio prenda forma rapidamente perché c'è bisogno di operatività.
Cosa sta accadendo sul mercato?
Dopo i 2,2 milioni di ettolitri del 2017, nella vendemmia nel 2018 abbiamo registrato, nel solo Veneto, una crescita degli ettari del 6%, con un incremento della raccolta delle uve del 20%. A fronte di questa situazione, la decisione di stoccare il 19% del prodotto è stata saggia. L'obiettivo è gestire i quantitativi presenti sul mercato. Puntiamo ad avere volumi uguali o addirittura inferiori rispetto allo scorso anno.
I prezzi medi risultano in leggero calo nel 2019. Perché?
Attualmente siamo sotto l'euro per litro, l'anno scorso eravamo sopra l'euro, per via degli effetti di una vendemmia scarsa come la 2017. I nostri principali mercati, Usa e Uk, sono altalenanti. Negli Usa, mercato maturo, cresciamo tra 1% e 2%, mentre la nostra spada di Damocle in questo momento è l'Inghilterra, dove c'è molta incertezza soprattutto tra i buyer. Qui siamo di fronte a un calo dei prezzi determinato da fattori che noi, dall'Italia, non possiamo dirimere.
Se i mercati storici non crescono come una volta, dove bisogna agire?
La parola d'ordine è blocco. Nel senso che, come ha fatto il Prosecco, stiamo blindando la denominazione. L'idea di questo Cda che vorrà guidare la Doc è la gestione degli impianti, evitando l'anarchia.
Quindi, come sarà il Pinot Grigio del futuro?
Sarà più piccolo. E questa nuova dimensione dovrà generare valore.
Non sarà facile infondere fiducia soprattutto nelle piccole aziende ...
In questa fase economica, la fiducia è argomento delicato. Ma la nostra denominazione dovrà cambiare pelle velocemente, disinteressandosi dei numeri esibiti dalle altre. A noi interessa creare valore in tutta la filiera, non certo vendere milioni di bottiglie a un euro. La fiducia che mi auguro di poter infondere con il nostro consorzio sta nel cambiare paradigma interpretativo alla nostra Doc: vogliamo un Pinot Grigio di eccellenza.
L'immagine di una Doc mangiatutto, nata per motivi puramente commerciali, c'è
Pinot Grigio delle Venezie è una delle 20 Doc del Triveneto che utilizzano questo vitigno. Ci sono territori specifici in cui i produttori scelgono di usare le precedenti denominazioni perché sul mercato sono già note, mentre nei territori più giovani che non hanno alle spalle un consorzio di tutela si sceglie la nostra Doc. In questo senso, abbiamo offerto una possibilità di inclusione. E non ci siamo mai posti come quelli che intendono annichilire le altre denominazioni. Se un produttore preferisce usare Valdadige o Arcole invece che la Doc delle Venezie a me va benissimo. Non vogliamo certo invadere posizioni acquisite, semmai vogliamo migliorarle.
E per migliorare non potete fare a meno della promozione...
Oggi solo il 4% del Pinot Grigio è venduto in Italia, mercato nel quale abbiamo fatto finora cattiva comunicazione, privilegiando l'estero. Il mercato interno vale molto poco, anche perché non conosciamo e beviamo poco questo prodotto. Vorrei che il consorzio puntasse anche sull'Italia. Perché, se crescesse il consumo interno, dovremmo preoccuparci meno dei capricci della May o di Trump.
Su quali elementi potete insistere?
Sulla ricchezza delle sfaccettature, sul concetto di un prodotto fortemente italiano, presente nel Triveneto, ma anche in Sicilia e in Oltrepò Pavese. Siamo di fronte a un vitigno molto vario anche per un ristoratore o un enotecario. Il problema è che non è mai stato preso come un unicum, ogni azienda lo ha sempre fatto per sé. Il risultato è che siamo di fronte al primo vino italiano fermo esportato al mondo che è orfano di comunicazione. È evidente: qui c'è un buco, qui dobbiamo agire.
Ritiene pensabile una giornata nazionale del Pinot Grigio italiano?
Ci stiamo pensando. Ma ci piacerebbe allargare lo sguardo anche agli altri Pinot Grigio nello stile italiano e confrontarlo con il resto del mondo, dalla California all'Alsazia. Dobbiamo valorizzare il modo italiano di produrre questo vino. Riteniamo che la nostra interpretazione sia vincente: la più amata e la più consumata.
Tra i consumatori, quali possono essere le tipologie su cui puntare?
L'universo femminile e i giovani. Ma dovremmo realizzare uno studio, che per ora manca, sul posizionamento della Doc.
Attualmente, il consorzio di tutela della Doc Pinot Grigio non ha ancora ricevuto l'accredito a livello europeo. E ciò limita molto i piani promozionali. Quando si risolverà questo problema?
Non possediamo ancora l'iscrizione nel registro E-Bacchus delle Do e Ig protette nell'Unione europea. Pertanto, non possiamo accedere ai fondi Ocm promozione. L'Europa, su questo, è in ritardo e per noi è un danno. Ho avuto garanzie dal Mipaaft che si risolverà nel 2019.
Presidente, la spaventa la sovrapproduzione del Veneto nel 2018?
Sì, mi spaventa. Ma abbiamo gli strumenti per rimediare e penso che le regole dovranno essere applicate rigorosamente. A partire dal controllo della produzione nei vigneti.
Avete già qualche elemento per stimare, a grandi linee, la vendemmia del 2019?
Da una prima analisi dei pre-germogliamenti, sappiamo che non sarà un'annata scarsa. Lavoreremo sulle potature, in modo che non si arrivi ai declassamenti in campo nei mesi di giugno e luglio. Ritengo sia stata saggia la decisione di abbassare le rese da 180 a 150 quintali per ettaro. Nel 2019 prevediamo di viaggiare sui 1,44 milioni di ettolitri che saranno un po' di più per via delle riclassificazioni. Ma c'è una bella differenza con i 2,2 milioni di ettolitri del 2017.
Per una Doc che vuole regolare le produzioni, la nascita di Triveneta Certificazioni sembra essere una freccia nel vostro arco, perché consente di monitorare i volumi e tracciarli.
Triveneta nasce grazie al passo indietro operato da quattro autorità territoriali diverse, con database diversi, che hanno scelto di unire le forze. Lo scorso anno abbiamo consegnato 176 milioni di fascette ai produttori. Fascetta che rappresenta un grande valore, frutto di un lavoro unico in Italia. Oggi a certificare il Pinot Gigio ci sono ben 56 commissioni, da 5 persone ciascuna, che assaggiano tutti i giorni il nostro vino, individuando e scartando gli stili meno adatti. Questo lavoro ci consente di affinare l'identità territoriale e ciò che intendiamo per stile italiano di questo prodotto
Nomi e cifre della Doc e del Pinot Grigio
Cda Consorzio delle Venezie 2019-2022
Produttori: Ermacora Dario (Friuli Venezia Giulia - Consorzio agrario del Fvg), Tombacco Michelangelo (Friuli Venezia Giulia - azienda I Magredi), Trevisan Gianluca – Friuli Venezia Giulia (Cantina produttori di Ramuscello e San Vito), Libera Lorenzo (Provincia Autonoma di Trento - Cantina di Avio), Cescon Valerio (Veneto - Vignaioli Veneto Friulani), Giacomini Corrado (Veneto - Vi.V.o. Cantine), Paladin Andrea (Veneto - Paladin Giovanni).
Vinificatori: Armani Albino (Friuli Venezia Giulia - Albino Armani Viticoltori dal 1607), Francescutti Venanzio ( Friuli Venezia Giulia - Viticoltori Friulani La Delizia), Patton Pietro (Provincia Autonoma di Trento – Cantina La-Vis e Valle di Cembra) Rigotti Luca (Provincia Autonoma di Trento - Cantine Mezzacorona), Casoli Corrado (Veneto - GIV Gruppo Italiano Vini), Ferro Massimo (Veneto - Collis Veneto Wine Group), Trentini Bruno (Veneto- Cantina di Soave).
Imbottigliatori: Sartor Sandro (Friuli Venezia Giulia – Ruffino), Coller Diego (Provincia Autonoma di Trento – Cavit), Pasolli Goffredo (Provincia Autonoma di Trento - azienda Vinicola Lechthaler), Simoni Daniele (Provincia Autonoma di Trento – Schenk), Bersano Luigi (Veneto - Mondo del Vino), Pizzolo Giorgio (Veneto – Enoitalia), Zonin Domenico (Veneto - Zonin)
La Doc Pinot Grigio in cifre
Ettari potenziali: 25 mila; vendemmia 2017: 1,35 milioni di ettolitri; vendemmia 2018: 1,6 mln di ettolitri; imbottigliamenti 2018 al 31/12: 36 mln di bottiglie
Il Consorzio di tutela vini Doc delle Venezie
Cantine cooperative: 39; viticoltori direttamente iscritti: 197; vinificatori: 16; imbottigliatori: 38; totale 290
a cura Gianluca Atzeni
Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 14 febbraio
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