Non è una novità. È dimostrazione di caparbietà. Quella di Angelo Del Vecchio che nell'ottobre 2019 ha aperto quest'angolo di Abruzzo al Pigneto, quartiere romano, ormai lontano dall'atmosfera pasoliniana che l'ha reso famoso, e che oggi pullula di locali tutti uguali dalla qualità discutibile (è la gentrificazione, baby). Eppure qualche stella brilla. Ci sono Vigneto, Sospeso Enoteca, So2, Fax Factory, la Santeria, in zone più defilate rispetto all'isola pedonale, poi c'è, per l'appunto, Pastorie – nella stessa via Pesaro (r)esiste anche Mile – dove gli arrosticini, per altro buonissimi, rappresentano la pietanza meno rappresentativa del locale.
Pastorie al Pigneto
Sembra di stare in una stalla, nel bene e nel male (ne paga l'acustica), il merito è di Lelio Oriano Di Zio (architetto che si è occupato anche del restauro dell'albergo diffuso Sextantio a Santo Stefano di Sessanio) con l'ausilio di due scenografi chiamati a ripensare quadri veristi stampati su tela ridipinti a mano e poi appesi alle pareti. A destra la pecora, a sinistra il pastore. Protagonisti indiscussi di un racconto costante di un Abruzzo autentico che Angelo, sera dopo sera, cerca di allontanare quanto più possibile dagli stereotipi. «Pastorie è un tributo alla pastorizia, 8mila anni di storia in cui attraverso la migrazione i transumanti hanno tutelato e rinnovato paesaggi e passaggi, esseri ed esistenze, saperi e sapori, culture e colture», scrive l'oste nella pagina iniziale di una carta studiata. «Io sono abruzzese e non posso che partire da qui... dall'Abruzzo». Ed è proprio lui a selezionare le materie prime che vanno a comporre un menu eseguito a puntino.
Un cardone memorabile e la mitica bistecca del pastore
Memorabile il cardone, ovvero un brodo fatto con gallina e vitella, al quale vengono aggiunti i cardi precedentemente sbollentati in acqua e limone e successivamente immersi in un uovo sbattuto con caciocavallo stagionato oltre 40 mesi (come per la stracciatella alla romana, per intenderci). E a tutto questo ben di dio vengono “tuffate” delle polpettine di vitella e qualche goccia di limone. Un piatto corroborante, che mette in pace con il mondo. Così come la polenta dell'azienda agricola Falerni che nell'attuale menu viene proposta con vongole dell'Adriatico e peperone secco di Altino (a 16 euro), ma cambia veste e accompagnamento a seconda della stagione.
Poi, sì, ci sono gli arrosticini (da provare anche quelli di fegato) e le pallotte cacio e ova (12 euro), ma se dovessimo consigliarvi altri due piatti indimenticabili, sarebbero certamente la scamorza di campo Felice fusa (anche questa proposta in diverse varianti) e la mitica bistecca del pastore (16,5 euro): una fetta di pane bagnata con il latte aromatizzato con varie erbe di campo, cotta alla brace con uno stracchinato abruzzese e la cipolla bianca di Fara Filiorum Petri stufata. Una goduria. Dal potere evocativo, un po' come tutti i piatti qui.
Pastorie - Roma - via Pesaro, 40 - 393 9558235