Un tempo uno spazio di passaggio ignorato, Piazza Morbegno è un laboratorio urbano dove il cambiamento di Milano si fa tangibile. Qui, dove le strade portano ancora i segni della vecchia Milano, tutto sembra in movimento: dall’energia dei nuovi locali che spuntano come funghi al fermento delle comunità che abitano e animano questo angolo di città. Se il quartiere NoLo è diventato il posto dove stare, Piazza Morbegno ne rappresenta l’ombelico – un mix di vita vissuta e cambiamento culturale che ha trasformato questo spicchio urbano in una meta ricercata e affollata.
La piazza di ieri
La rivoluzione di Piazza Morbegno e NoLo è un fenomeno relativamente recente, iniziato negli ultimi 10-15 anni. Prima di diventare un simbolo della Milano che si reinventa, la zona aveva un’identità profondamente diversa. Negli anni ’80 e ’90, Piazza Morbegno era un luogo di passaggio, quasi dimenticato, immerso in un tessuto urbano popolare e residenziale. Le strade circostanti ospitavano botteghe artigiane, piccoli negozi di vicinato e qualche bar che serviva gli abitanti della zona.
La comunità locale, composta da operai, pensionati e famiglie di immigrati, dava al quartiere un’anima autentica e multietnica. L’architettura storica, con edifici come Casa Lavezzari o i palazzi decorati di Via Venini, testimoniava un’epoca in cui Milano cresceva senza perdere il legame con le sue radici. Tuttavia, la zona tra Loreto e Greco aveva anche un lato più difficile, con problemi legati al degrado urbano e alla delinquenza. Era un quartiere periferico e pericoloso nell’immaginario cittadino, lontano dalla centralità culturale ed economica che oggi lo definisce.
Un microcosmo in fermento
La trasformazione ora si percepisce proprio nell’aria, elettrica, carica di profumi che mescolano spezie, cucina milanese e caffè appena macinato. È un luogo dove tutto sembra intrecciarsi: l’eleganza minimalista dei nuovi caffè incontra la semplicità resistente delle vecchie botteghe, e quell’energia di rinnovamento che caratterizza le aree in fermento fa da sfondo a ogni angolo. Qui il passato non è stato cancellato del tutto, ma si mescola con un presente che cresce e si rinnova a ritmi vertiginosi.
La piazza e le strade intorno – Via Venini, Piazza Arcobalena, Via Varanini – sono diventate il palcoscenico di un flusso continuo di aperture e trasformazioni. I nuovi locali si susseguono a velocità tale che sembra quasi impossibile star dietro al cambiamento. Ghe Pensi Mì, Mezzè, Bici e Radici, Fola, Edicola Morbegno, la gelateria Geko, Silvano Cibo e Vini, NoLoSo, Panika & Beyond... Di sole poche settimane fa è l'apertura di Wiji Bar e forse, mentre leggiamo queste righe, un altro spazio sta sollevando la claire. È questo ritmo incessante, fatto di sperimentazione e ricerca, che alimenta il fascino di Piazza Morbegno.
Ma non è solo la quantità di locali a sorprendere: ciò che li accomuna è spesso una certa estetica e una proposta gastronomica. L’offerta di cibi “artigianali”, “etici” e “locali” si intreccia con la creazione di spazi studiati per chi possiede specifiche forme di capitale: economico, culturale e culinario.
Questo processo non è sempre neutrale. I nuovi locali non solo ridefiniscono il consumo, ma trasformano anche gli spazi stessi, attribuendo loro nuovi significati. Il cibo diventa veicolo di trasformazione urbana, contribuendo al cambiamento profondo di un quartiere che oggi appare irriconoscibile rispetto a pochi decenni fa.
È un dinamismo che riesce a essere inclusivo e conflittuale al tempo stesso, creando un microcosmo che riflette tutte le tensioni e le opportunità di una città come Milano.
L'equilibrio precario della Brooklyn milanese
La zona, che un tempo portava il peso della sua reputazione come quartiere malfamato, è ora ribattezzata “La Brooklyn dei creativi”. Un soprannome che celebra il suo mix unico di multiculturalismo e creatività. Le strade circostanti raccontano storie diverse, dove vecchi palazzi anni ’30 ospitano nuove attività e dove i graffiti sui muri parlano di una vita vissuta a pieno ritmo.
Il processo non è privo di contraddizioni. L’aumento del valore immobiliare nella zona, con un’impennata dei prezzi al metro quadro, ha reso il quartiere sempre meno accessibile ai suoi abitanti storici, costretti a lasciare le loro case a favore di nuovi residenti benestanti. I dati parlano chiaro: il costo degli immobili nell'area è cresciuto di oltre il 40% negli ultimi sette anni, portando con sé sfratti, sgomberi e un progressivo svuotamento delle comunità originarie.
La pedonalizzazione e la proliferazione dei locali hanno trasformato questo spazio in un magnete per giovani e giovanissimi, ma le vibrazioni serali spesso si traducono in schiamazzi, musica alta e sporcizia, causando conflitti con i residenti. Da oasi di socialità, Piazza Morbegno rischia di diventare terreno di scontro tra interessi diversi: da un lato i commercianti e la loro clientela festaiola, dall’altro chi vorrebbe una convivenza più rispettosa.
È la gentrificazione, baby.
Un quartiere vivo, tra radici e futuro
Forse è proprio in queste contraddizioni che Piazza Morbegno trova la sua forza. La sua capacità di essere al tempo stesso specchio del cambiamento e custode di un’identità locale rende questo spazio più di una semplice piazza: un laboratorio urbano dove vecchio e nuovo convivono, non senza attriti, ma con una vitalità unica.
Un equilibrio precario ma affascinante, fatto di bar storici, locali hipster e un’umanità variegata che popola le sue strade.
NoLo è così, tutto e il suo contrario, un quartiere che aspira a essere una metropoli ma conserva frammenti di autenticità. Piazza Morbegno ne incarna l’essenza: un luogo dove ogni sera si scrive una storia diversa. La vera sfida sarà mantenere viva questa energia, facendo sì che la piazza resti uno spazio di opportunità condivisa, per tutti.
Foto cover di NoloMilano