Tutte le sfumature del Lambrusco. Masterclass e Wine Tasting
IL Lambrusco non esiste: esistono I Lambrusco. Sì, perché sono davvero pochi i vini in Italia a poter vantare una tale varietà, pur essendo descritti da un unico nome. Ma varietà da quale punto di vista? È ciò che racconta il tour Tutte le Sfumature del Lambrusco DOC, che porta in giro per la Penisola l'iconico vino emiliano. Dopo la prima tappa di Torino il 18 aprile, il tour - che prevede tappe anche a Lecce, Napoli e Roma - è arrivato a Palermo l’8 maggio con una masterlass e un wine tasting dedicati a professionisti del settore e appassionati, per conoscere le multiformi espressioni di un vino tutto da scoprire.
Sempre accolti nel contesto magico di Palazzo Branciforte, la masterclass, dedicata ad una platea di operatori di settore e stampa, ha visto protagonisti i vini più iconici delle 14 aziende partecipanti al tour, raccontati da Giuseppe Carrus, curatore della Guida Vini d’Italia di Gambero Rosso, e da Giacomo Savorini, direttore del Consorzio Tutela Lambrusco DOC .
Masterclass
foto di Pasquale Buffa
Il wine tasting, aperto al grande pubblico, ha invece dato la possibilità ai partecipanti di conoscere ben 33 etichette, accompagnate dalle proposte food pensate in abbinamento; proposte territoriali, che rispecchiassero la capacità di questi vini di accompagnarsi anche a tradizioni gastronomiche distanti geograficamente: dal “Bollito alla siciliana con sott’aceti home made e spuma al prezzemo e acciuga” al “Kus Kus con Canazzo”di Gaetano Billeci, passando ai formaggi di Sandra Invidiata, fino alla porchetta di suino nero dei Nebrodi di Giuseppe Oriti.
Wine tasting
foto di Pasquale Buffa
Per l’occasione è stata resa disponibile alla visita, in esclusiva per i partecipanti alla degustazione, la collezione archeologica di Palazzo Branciforte contenuta nei maestosi locali della Cavalerizza.
La serata è stata accompagnata dai musicisti, tra i più rappresentativi della scena jazz siciliana: Roberto Gervasi, alla fisarmonica, Diego Tarantino, al contrabbasso, e Gabriele Lo Monte, alla chitarra, rendendo indimenticabile una serata dalle mille sfumature… di Lambrusco.
video di Vincenzo Lo Piccolo e Paride La Porta
Lambrusco DOC. Le denominazioni tutelate dal Consorzio
Lambrusco di Sorbara
Il territorio d'elezione di quest'uva va ricercato nella pianura centrale modenese, soprattutto nella porzione compresa tra i fiumi Secchia e Panaro, che rappresenta una sorta di “zona classica”. Siamo nella zona a nord di Modena, dove i terreni sono prevalentemente sabbiosi. È già questo uno dei motivi per cui il Lambrusco di Sorbara è caratterizzato da questa grande acidità. Di colore rosso scarico, dai profumi di piccoli frutti di bosco, è vibrante e molto fresco.
Lambrusco Grasparossa di Castelvetro
La morfologia della denominazione è un po' particolare perché include una zona pianeggiante (a sud della via Emilia), sino ad arrivare alle prime colline dell'Appenino Tosco-Emiliano. Quindi abbiamo una diversità importante all'interno della stessa denominazione che comporta anche una variabilità dal punto di vista dei terreni: abbiamo zone più sciolte e morbide, ma anche componenti ricche di argilla, soprattutto nella zona più alta. Il vitigno ha un grappolo spargolo e dalla buccia resistente; il vino che ne viene prodotto è scuro, spesso caratterizzato da una presenza tannica decisa, il frutto che emerge ricorda la mora e il mirtillo; la sfumatura di mandorla ne defi nisce i contorni.
Lambrusco Salamino di Santacroce
Santa Croce è una piccola frazione della città di Carpi: sembrerebbe essere partita da qui la diffusione di questo vitigno (la cui forma allungata del grappolo ricorda un salame, e quindi il nome) verso la pianura modenese, svalicando anche in quella reggiana. I terreni della denominazione sono di matrice alluvionale: sabbie, limo, argille, depositi che si sono formati nel corso dei secoli grazie al lavoro dei fiumi e delle alluvioni. Sono terreni molto fertili che uniti alla vigoria del vitigno portano le viti ad essere davvero molto produttive. L'acino del Lambrusco Salamino è piuttosto scuro; il vino che ne deriva è carico di colore. Potremmo definirlo il più “democratico” tra i Lambrusco, senza l'acidità spiccata del Sorbara e il tannino del Grasparossa. È l'equilibrio quello che emerge nei Salamino di Santa Croce, sempre fragrante e succoso, nelle migliori versioni venato anche da sottile sapidità.
Lambrusco Reggiano
Il Reggiano è una denominazione che crea un prodotto finale generalmente molto armonioso. Per la sua realizzazione si possono utilizzare molte varietà di lambrusco ma ce n'è una che la fa un po' da padrona rispetto alle altre: il Salamino. Con caratteristiche diverse rispetto a quello del modenese: innanzitutto sono diversi i suoli, qui spesso ghiaiosi, in grado di restituire un prodotto molto bilanciato tra acidità, componente tannica, e un frutto fragrante. La possibilità di utilizzare tanti lambrusco non è una mera trovata commerciale: piuttosto si rifà a una tradizione agricola del passato quando nelle vigne non veniva piantata quasi mai una sola tipologia. Oggi i produttori comunque tendono a vinifi care varietà in purezza, spesso addirittura delineando dei veri e propri “cru”.
Colli di Scandiano e di Canossa Lambrusco
Si torna in collina, ma stavolta nella provincia di Reggio Emilia. La zona è caratterizzata da boschi, seminativi in cui si incastonano i vigneti. I terreni sono di diversa matrice: le prime alture sono perlopiù argillose, ma, man mano che si va in alto il suolo si fa più sciolto e povero; le rese sono piuttosto basse rispetto ai Lambruschi di pianura. La varietà più coltivata da queste parti è il Grasparossa, il lambrusco di collina per eccellenza tanto che dà vita anche a una tipologia della denominazione (la Colli di Scandiano e Canossa Lambrusco Grasparossa, con il Grasparossa min. 85%). Ma non è solo zona di Lambrusco: sta sempre più tornando in auge anche la spergola, vitigno a bacca bianca che in collina ha il suo habitat naturale.
Modena
È una denominazione che praticamente abbraccia tutta la pianura modenese e le prime colline che la separano dagli Appennini. Come nel caso della Doc Reggiano, anche qui i vitigni sono molti; i vini tutelati dalla Doc quindi possono essere anche di sostanziale diversità, si va dai Lambrusco più scuri, a base di Grasparossa o Salamino, a quelli più chiari realizzati col Sorbara; sono tante le possibilità off erte dalla denominazione e ogni marchio le declina secondo la propria sensibilità.
Finito? Non proprio. A tutto quello che abbiamo raccontato dobbiamo aggiungere che il Lambrusco può essere prodotto con diverse metodologie produttive. Può essere frizzante, grazie alla rifermentazione in autoclave, ma può anche essere Spumante, sia metodo Charmat, sia Metodo Classico (tipologia sulla quale stanno scommettendo diverse aziende). E ancora, può essere rifermentato in bottiglia senza sboccatura, i cosiddettì "ancestrali", anello di congiunzione produttivo con il passato contadino che ha dato i natali a questo vino oggi famoso in tutto il mondo.
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Attività realizzata con il contributo del MASAF, ai sensi del decreto direttoriale n. 553922 del 28 ottobre 2022