A 81 anni Giacomo Tachis viene insignito del Pegaso d’Oro, l’onorificenza che la Regione Toscana destina a chi ha reso un servizio alla comunità nazionale ed internazionale con la sua opera. Mino, come lo chiamano affettuosamente gli amici, allievo del grande enologo francese Emile Peynaud, è stato una figura di primo piano nell’ambito del Rinascimento del vino italiano della seconda metà del Novecento.
In particolare il suo ruolo negli anni Ottanta e Novanta è stato fondamentale per lo svecchiamento del settore. La nascita del Sassicaia (1968), del Tignanello (1971) e del Solaia (1978), di cui Tachis fu levatore, furono a livello internazionale un segnale che le cose nel vino italiano erano profondamente cambiate. Il suo contributo alla rinascita e alla qualificazione del vino siciliano, e in particolare all’elaborazione del Nero d’Avola, è stato importantissimo così come la sua opera di rivalutazione dei vini del sud della Sardegna, in primis del Carignano, a cui ha dato lustro e visibilità. Insieme al prof. Mario Fregoni è stato uno dei pochi a sostenere con passione la causa della vitivinicoltura insulare. Ma i campi di ricerca su cui ha spaziato sono davvero tanti, è ogni volta ha lasciato contributi importanti, Vin Santo in primis. Eppure Mino, con uno spiccato senso dell’ironia che gli è proprio, ha sempre definito il suo lavoro di enologo come di un umile “mescolavino”.
Nato a Poirino (TO), dopo gli studi alla Scuola di Enologia di Alba e le prime esperienze professionali, nel 1961 approdò alla casa vinicola Marchesi Antinori dove è rimasto per 32 anni diventandone direttore tecnico. Tra le sue consulenze Argiolas, la Cantina Santadi, Castello di Rampolla in Chianti e Argiano a Montalcino; in Trentino la Tenuta San Leonardo e tante altre ancora. Persona colta e sensibile nella sua casa colleziona antichi testi di agricoltura ed enologia. Nel 2011 la rivista inglese Decanter lo ha nominato “Man of The Year ”, terzo italiano da quando nel 1984 fu istituito il riconoscimento. Ha detto “Non è bravo l’enologo a fare il Sassicaia… è vero il contrario, è il Sassicaia a far bravo l’enologo”.
A cura di Andrea Gabbrielli