Non c’è pace per Rummo. Dopo l’alluvione che nel 2015 ha colpito il territorio di Benevento, il pastificio si ritrova ad affrontare una nuova bufera, stavolta mediatica: la visita di Matteo Salvini in azienda non è passata inosservata (la foto con cuffietta e camice non poteva mancare sui profili social del vicepremier) e il pubblico non ha gradito. Ironia della sorte, proprio quei social network che un tempo avevano permesso al pastificio di rimettersi in piedi al grido di #saverummo, oggi si uniscono per boicottare il brand.
La visita di Salvini al pastificio Rummo
Come testimonial, di certo, Salvini non è il massimo. Se fino a poco tempo fa gli italiani spingevano per acquistare il più possibile la pasta Rummo, promuovendola anche nelle mense scolastiche, oggi sotto le ultime foto condivise dal pastificio su Instagram gli utenti si danno il cambio con commenti ironici che mostrano una grande delusione. Il confronto con La Molisana è immediato, sono tante le persone che tirano in ballo altri marchi in segno di vendetta. Un atteggiamento inspiegabile per Cosimo Rummo, che al Corriere del Mezzogiorno ha dichiarato: «Il ministro delle Infrastrutture viene a fare investimenti a Benevento, chiede di venire a visitare lo stabilimento, non capisco cosa vogliano: dovevo chiudergli la porta in faccia? Non capisco».
«Alla faccia di quelli che vogliono la farina di insetti»
Su X (ex Twitter) gli utenti si sono scatenati, l’hashtag #rummo è in tendenza, ma soprattutto è comparso il #boicottaRummo, oltre a immagini create con l’intelligenza artificiale, come il ponte di Messina fatto di pasta. Il video condiviso su TikTok dal politico leghista ha raccolto, poi, anche altre offese: la descrizione di Salvini parte con la solita battaglia per il made in Italy: «Alla faccia di quelli che vogliono la farina di insetti, quelli che a Bruxelles combattono la dieta mediterranea» dimostrando ancora una volta di avere le idee poco chiare, quando si parla di cibo (del resto, è stata sempre la Lega a intraprendere una ridicola lotta al meat sounding).
Il video si conclude con un prevedibile «Evviva l’Italia, viva la nostra qualità». C’è da augurarsi, però, che il vicepremier non faccia visita in altre aziende, altrimenti di prodotti made in Italy ne resteranno ben poco.