La Fondazione Gambero Rosso, creata con lo scopo di dare attenzione e risalto ai temi di ordine sociale e della ricerca, porta avanti con dedizione questa rubrica dedicata alle donne, non tanto perché crediamo nelle quote rosa ma perché è fondamentale parlare e sensibilizzare sulla parità di genere. Ed è altrettanto fondamentale farci portavoce di donne che hanno raggiunto importanti obiettivi nel proprio settore. Qui l'intervista a Mariella Organi, ovvero colei che manda avanti con professionalità ed eleganza la sala de La Madonnina del Pescatore a Senigallia.
Intervista a Mariella Organi
Nella sua esperienza lavorativa quali sono stati gli ostacoli che lei ha dovuto affrontare in quanto donna?
Nelle mie esperienze lavorative nessuno, nel settore dell’ospitalità la figura femminile ha molte opportunità, una donna generalmente è affidabile, precisa, costante. Non mi sono mai sentita discriminata, ma ho avuto anche fortunatamente un’educazione che dava grande importanza al lavoro come strumento di realizzazione, il messaggio per me e mio fratello era lo stesso: impegno e serietà.
C'è mai stato un momento in cui ha pensato di smettere di lavorare?
Mai. Quando sono diventata mamma, dopo un mese ho ricominciato a lavorare, mi barcamenavo tra babysitter e nonni. A volte non riuscivo a staccare in tempo per la poppata e la tata che aveva partorito nel mio stesso periodo l’allattava al posto mio. Tra mezzanotte e l’una la andavo a prendere e la riportavo a casa. Era pesante, ma ero giovane e non ho avuto il minimo dubbio che dovessi riprendere a lavorare.
Nel suo attuale ruolo quali leve gestionali sta utilizzando per facilitare il mondo femminile?
Cerco di essere comprensiva, così come loro sono comprensive con le esigenze aziendali. Se ci sono emergenze familiari cerchiamo di fare il possibile affinché tutti siano sereni.
Quali proposte o modifiche proporrebbe alle autorità di governo per accelerare il raggiungimento della parità?
Asili nido con orari flessibili, bonus da spendere nel lavoro di accudimento e formazione, soprattutto a favore delle professioni autonome e di quelle con grandi variabili di turni. Decontribuzione a favore delle aziende che mantengono l’occupazione delle giovani madri.
Quali modalità e quali formule suggerisce per sensibilizzare e rendere consapevole il mondo maschile di questo gap? Un gap che, peraltro,conseguenze anche sul Pil
Campagne social che educhino: un giovane ragazzo che non sparecchia quando si alza da tavola sarà un uomo che non si farà carico del lavoro di cura e di crescita dei figli. Così come una donna che rinuncia alla carriera o al full time ha quasi sicuramente di fianco un uomo che sostiene di avere un lavoro più prestigioso e più redditizio di lei. E secondo me una donna che rinuncia al suo lavoro, sarà una donna meno indipendente economicamente da adulta.
Quale messaggio o consiglio si sente di dare alle donne che hanno capacità e desiderio di emergere, in particolare a quelle che stanno ancora lottando e alle giovani generazioni?
Alle giovani donne raccomando sempre di essere determinate, tra i 20 e i 40 abbiamo la possibilità di diventare mamme e di crescere professionalmente, l’una non esclude l’altra. Nessuno deve costringerci a rinunciare alla professione. Dobbiamo imparare a chiedere aiuto alla rete familiare, alle istituzioni, a spendere nel servizio di cura e di formazione; avere servizi non è un lusso è la base di una politica che investe nel futuro.
Ci racconti un aneddoto (positivo o negativo) di una delle sue esperienze sul tema.
Mia figlia è nata di domenica, il lunedì ci siamo messi in lista per il nido. Sono 24 anni che aspettiamo che si liberi un posto! Ho rinunciato ad essere madre una seconda volta, mi ero data come ultima chance i 40 anni, sono arrivata stanca, non me la sono sentita...
illustrazione di Ilenia Tiberti