La Fondazione Gambero Rosso, creata con lo scopo di dare attenzione e risalto ai temi di ordine sociale e della ricerca, porta avanti questa rubrica dedicata alle donne. Oggi intervistiamo Francesca Nonino, che rappresenta la sesta generazione di Grappa Nonino.
Intervista a Francesca Nonino
Nella sua esperienza lavorativa quali sono stati gli ostacoli che lei ha dovuto affrontare in quanto donna?
Lavorando nel settore degli alcolici la difficoltà più grande è stata quella di essere presa seriamente come professionista. Per molti la Grappa è un prodotto fatto dagli uomini per gli uomini. Ciononostante, posso dire con orgoglio che la prima donna Mastro Distillatore (o come piace dire a me “Mastra Distillatrice”) sia stata la mia bisnonna, Silvia Milocco Nonino. Eppure è ancora impensabile per molti uomini che una donna possa parlare con competenza di Grappa.
In quale modo è riuscita a superarli e a raggiungere il suo attuale incarico?
Mi sono subito resa conto che il pregiudizio era legato al mio essere una giovane donna. Volevo che negli incontri di lavoro fosse chiaro fin da subito che conosco la Grappa e la distillazione. Ho pensato che il modo migliore per farlo fosse inserire sul mio biglietto da visita titoli professionali autorevoli nel settore. Mi rapporto sia con il mercato italiano che estero, così ho studiato per conseguire sia una certificazione italiana che una internazionale. Nel giro di due anni sono diventata Sommelier Ais e ho superato l’esame del WSET (Wine Spirit Education Trust) di terzo livello. Adesso, almeno negli incontri di persona, ho tolto ogni dubbio, online però la questione è più complicata.
Nel suo attuale ruolo quali leve gestionali sta utilizzando per facilitare il mondo femminile?
Io mi occupo di comunicazione digitale e quindi è da qui che sono voluta partire. Ogni volta in cui ricevo un commento sessista o molestie sotto ai video dove parlo di Grappa, distillazione (in sostanza del mio lavoro) ne discuto pubblicamente. Ricondivido il mio contenuto con sotto il commento inopportuno, per rendere evidente quanto stridano l’uno con l’altro, quanto sia allucinante che nel 2021 si possa pensare di rivolgersi così a una persona (di qualsiasi sesso essa sia). Sono felice perché anche altre donne che mi seguono hanno avuto il coraggio di condividere la loro esperienza online e credo che dare voce al problema sia importantissimo per fare capire la gravità del fenomeno.
Quali proposte o modifiche proporrebbe alle autorità di governo per accelerare il raggiungimento della parità?
Credo che sia fondamentale agire sia a livello culturale che di servizi. Vorrei che si riscoprisse l’importanza della figura del padre anche nella vita del neonato, vorrei che l’Italia si mettesse al passo con i paesi del Nord Europa per quanto riguarda il congedo di paternità. Credo che solo così si riuscirebbe a rendere “equivalente” l’assumere un uomo o una donna. Inoltre credo che sia fondamentale rendere gli asili nido gratuiti. La struttura della famiglia è cambiata completamente da quella della scorsa generazione, dove spesso i neo genitori vivevano a pochi passi o addirittura nella stessa casa dei nonni, potendo contare sul loro aiuto per la gestione dei figli. Dobbiamo dare un’alternativa sostenibile ai genitori di oggi. Gli asili nido devono essere gratuiti. Solo così sarà possibile per tutti non dover scegliere fra famiglia e lavoro.
Quali modalità e quali formule suggerisce per sensibilizzare e rendere consapevole il mondo maschile di questo gap? Un gap che, peraltro, ha conseguenze anche sul Pil.
Comunicare, comunicare, comunicare. Da una parte raccontare la storia, ascoltare le voci di tante più donne possibili, con background, culture, esperienze diverse. Dall’altra rivolgersi agli uomini con una comunicazione sui media (film, social, tv, libri, radio, giornali ecc.) che dia spazio a nuovi esempi di mascolinità positiva (poco tempo fa un giornale ha parlato di un padre che stava a casa occupandosi dei figli usando il termine “mammo”, è vergognoso). Soprattutto per i bambini. Rispetto a quando ero piccola io anche i modelli di riferimento per le bambine sono cambiati completamente, non c’è più la principessa che canta, cucina e aspetta di essere salvata, la rappresentazione delle donne è molto più “tridimensionale” e attiva!
Quale messaggio o consiglio si sente di dare alle donne che hanno capacità e desiderio di emergere, in particolare a quelle che stanno ancora lottando e alle giovani generazioni?
Forse può sembrare banale, ma credo che la cosa più importate sia quello di credere nel proprio valore e di continuare a investire in se stessi. Non accettate di vivere la vostra vita come un “personaggio secondario”! C’è un modo di dire ricorrente che spero venga presto considerato antiquato: “dietro a un grande uomo c’è sempre una grande donna”. Non accettate di essere quelle che rimangono dietro, ma studiate, combattete, investite per essere le protagoniste della vostra vita.
illustrazione di Ilenia Tiberti