La Fondazione Gambero Rosso, creata con lo scopo di dare attenzione e risalto ai temi di ordine sociale e della ricerca, porta avanti con dedizione questa rubrica dedicata alle donne, non tanto perché crediamo nelle quote rosa ma perché è fondamentale parlare e sensibilizzare sulla parità di genere. Ed è altrettanto fondamentale farci portavoce di donne che hanno raggiunto importanti obiettivi nel proprio settore. Qui l'intervista a Enrica Onorati, Assessora all’Agricoltura, Foreste, Promozione della Filiera e della Cultura del Cibo e Pari Opportunità della Regione Lazio; promotrice, tra le altre cose, del Bonus Lazio Km0.
Intervista a Enrica Onorati
Nella sua esperienza lavorativa quali sono stati gli ostacoli che lei ha dovuto affrontare in quanto donna?
È indubbio che il settore da cui provengo, quello dell’agricoltura e dell’allevamento, sia a prevalenza maschile, ma è altrettanto vero quanto il ruolo delle donne sia profondamente mutato rispetto alle passate epoche patriarcali. È vero siamo ancora in numeri limitati rispetto al potenziale che potremmo avere, ma spicchiamo perché brillanti e con ottime capacità imprenditoriali.
Comunque gli ostacoli che posso dire di aver incontrato lungo il mio percorso hanno sicuramente avuto una matrice culturale, da un lato legata al fatto che sia una donna, dall’altro dovuta anche alla mia giovane età quando ho iniziato a lavorare in questo settore. Entrambi hanno pesato all’inizio e sono ancora ora, tempo in cui nel settore agricolo sono impegnata in politica e in una istituzione, i due fattori ostativi e preclusivi da parte di una sparuta minoranza di interlocutori.
Il compito che ognuno di noi ha - perché i cambiamenti nascono dall’insieme dei comportamenti individuali - è di contrastare con ogni mezzo gli stereotipi che sono alla base della disparità di genere, gettando discredito aprioristico sulle donne.
In quale modo è riuscita a superarli e a raggiungere il suo attuale incarico?
In tutta sincerità, non sono io a dover superare ostacoli che vivono altri, perché la limitazione culturale nel voler trovare nel diverso una diminutio non è facile da risolvere. Certamente il mio esempio come donna nell’agricoltura e nelle istituzioni può aiutare a superare gli stereotipi, ma da solo non basta perché, come dicevo prima, è necessario un nuovo atteggiamento culturale che parte dai singoli per poi divenire fattore comune di una società.
Nel suo attuale ruolo quali leve gestionali sta utilizzando per facilitare il mondo femminile?
Il credere moltissimo negli esempi da cui lasciarsi ispirare mi porta sicuramente a voler stimolare un approccio condiviso e condivisivo nella gestione delle politiche per la parità di genere e le pari opportunità. Come Regione siamo impegnati su diversi fronti: la prevenzione, necessaria e fondamentale, con una corretta educazione sentimentale destinata ai giovani – penso per esempio al progetto “Io non odio” in collaborazione con Lazio Innova – e il sostegno alle donne vittime di violenza, perché possano rinascere attraverso i servizi antiviolenza e tutte le forme di supporto che mettiamo a loro disposizione, non solo per la fuoriuscita dalla violenza, ma anche per la costruzione di una nuova vita.
Proprio di recente, ho avuto il piacere di accompagnare le prime donne che hanno partecipato al progetto “Scelgo di essere. Libera!”, un corso di formazione e accompagnamento all’autoimprenditoria. L’obiettivo generale è costruire opportunità paritarie per tutte, a maggior ragione per coloro che hanno vissuto situazioni tanto complesse.
Quali proposte o modifiche proporrebbe alle autorità di governo per accelerare il raggiungimento della parità?
La parità effettiva si costruisce a partire da: una maggiore solidità delle donne nel mondo del lavoro, la realizzazione di un sistema di welfare compiuto e la distribuzione paritaria del lavoro di cura fra uomini e donne. Questi sono i tasselli principali per restituire reali possibilità alle donne, affinché non debbano scegliere fra professione e maternità, costrette a vivere sotto il peso del lavoro di cura. Vanno create condizioni stabili per le donne. Il PNRR – Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è una base importante per un’inversione di rotta, ma deve rappresentare un punto di partenza per un lavoro continuativo e coerente che porti le donne ad avere reale cittadinanza nel mondo del lavoro, che costruisca una rete di servizi di sostegno alla cura e che liberi il tempo delle donne.
Quali modalità e quali formule suggerisce per sensibilizzare e rendere consapevole il mondo maschile di questo gap?
Credo che anche in questo caso si tratti di una rivoluzione culturale, che come tale debba coinvolgere tutte e tutti. La sensibilità e l’empatia vanno stimolate a tutto tondo, non solo nel mondo maschile a mio avviso. Una società più giusta e dalla parte delle donne è alla base della costruzione di un Paese civile e democratico. In questo senso, chiama in causa tanto gli uomini quanto le donne. È un Paese diverso quello che abbiamo la responsabilità di costruire. Un Paese in cui le donne lavorano di più e in migliori condizioni, in cui la maternità deve essere conciliabile con la vita lavorativa, e dove il lavoro di cura non sia un tema che riguardi le donne, ma una società nel suo complesso. Tutto questo rappresenta un sovvertimento necessario sul piano culturale, sociale ed economico.
Quale messaggio o consiglio si sente di dare alle donne che hanno capacità e desiderio di emergere, in particolare a quelle che stanno ancora lottando e alle giovani generazioni?
Le giovani generazioni sono in cammino verso il cambiamento, consapevoli della necessità di ridisegnare il presente. A loro, anche da futura madre, va il mio pensiero e incoraggiamento. Invito le ragazze a osare, perché, nonostante gli ostacoli che abbiamo nominato, il mondo è loro. Devono poter andare lontano, quanto l’immaginazione e la determinazione può portarle. Non c’è nulla che non possano fare. Ai ragazzi voglio consegnare un messaggio altrettanto importante, di non sentirsi messi in discussione dalla libertà e dalle capacità delle donne. Non è di stereotipi che si devono nutrire. Hanno una sfida che li attende, essere alleati e amici delle donne.
illustrazione di Ilenia Tiberti