La Fondazione Gambero Rosso, creata con lo scopo di dare attenzione e risalto ai temi di ordine sociale e della ricerca, porta avanti questa rubrica dedicata alle donne. Oggi intervistiamo Elena Walch dell'omonima cantina dell'Alto Adige.
Intervista a Elena Walch
Nella sua esperienza lavorativa quali sono stati gli ostacoli che lei ha dovuto affrontare in quanto donna?
Siamo abituati, oggi, a non fare molta differenza di genere per cose poco importanti, ma quando si tratta di un lavoro impegnativo, ambìto, ecco che subentra una logica di concorrenza, cresce l’invidia e si dà per scontato che sia l’uomo ad avere la precedenza. A questo si devono contrapporre tenacia e caparbietà, comunque val la pena affrontare e accettare questa sfida.
In quale modo è riuscita a superarli e a raggiungere il suo attuale incarico?
Lavorare all’interno della propria azienda è indubbiamente più facile in quanto si parte già da una posizione avvantaggiata. Si deve però comunque dimostrare la propria efficienza, anzi la si deve mostrare maggiormente per guadagnare il dovuto rispetto, che mai è scontato.
Nel suo attuale ruolo quali leve gestionali sta utilizzando per facilitare il mondo femminile?
In una azienda che segue tutta la filiera vinicola dalla produzione alla vendita, i ruoli sono già definiti a priori: lavori in cantina e in vigna, quindi lavori pesanti, agli uomini, e lavori di ufficio e marketing alle donne. E il direttore vendita, per esempio? È difficile trovare una donna che sia disposta ad esempio a viaggiare anche il fine settimana. La donna è moglie, madre e tuttora perno della famiglia. Fin quando il ruolo femminile rimane quello tradizionale, c’è poco spazio per ruoli di grande responsabilità. Ci sono, indubbiamente, ma sono eccezioni che richiedono il sostegno di tutta la famiglia, soprattutto da parte del marito.
Quali proposte o modifiche proporrebbe alle autorità di governo per accelerare il raggiungimento della parità?
Dalla donna viene richiesta una capacità di multitasking, perché essere donna significa, ancora, essere madri, mogli e nessuno di questi ruoli così radicati in noi, vuole essere tralasciato. È questione di educazione fin dai primi anni di vita, per cui l’aspetto educativo innanzitutto nella famiglia stessa, ma poi anche negli asili nido, negli asili, nelle scuole è fondamentale. Inoltre le strutture che accudiscono i figli devono essere più efficienti e in numero maggiore (qui penso soprattutto agli asili nido), e il personale educativo dovrebbe avere anche una profonda preparazione pedagogica. Un aspetto importante, specialmente nelleducazione delle ragazze, è l´insegnare e rafforzare la fiducia in se stesse e comunicare che devono essere pronte anche ad affrontare difficoltà. Anche questo rientra nell’ambito educativo in modo da non vedere la differenza di genere, ma la differenze di capacità intellettive.
Quali modalità e quali formule suggerisce per sensibilizzare e rendere consapevole il mondo maschile di questo gap? Un gap che, peraltro, ha conseguenze anche sul Pil.
C'è bisogno di tenacia nell'affrontare e proporre continuamente il tema del lavoro femminile equiparato, che oggi sta diventando sempre più una realtà. Il riconoscere la capacità intellettiva della donna, penso dia fastidio all´uomo, in quanto si sente quasi derubato di un suo privilegio di lunga data. Cifre alla mano, già oggi si vede la capacità delle donne, la si vede sia nelle aziende a conduzione femminile sia in aziende più grandi dove la donna ricopre ruoli dirigenziali. Io comunque ho grande fiducia nelle nuove generazioni, sono decisamente più aperti e hanno meno preconcetti.
Quale messaggio o consiglio si sente di dare alle donne che hanno capacità e desiderio di emergere, in particolare a quelle che stanno ancora lottando e alle giovani generazioni?
A parte le capacità intellettuali, per emergere ci vuole grande impegno e costanza. Il credere in se stesse ed essere caparbie sono una ulteriore componente, così come anche la necessità di riorganizzare i ruoli all´interno della famiglia. Tanti esempi di donne che ricoprono ruoli importanti in vari settori dimostrano che essere donna non esclude a priori ricoprire ruoli di primo piano.
Ci racconti un aneddoto (positivo o negativo) di una delle sue esperienze sul tema.
Lavorare in un ambiente prettamente maschile è sempre una sfida, ma non mi ha mai creato problemi, anzi lo trovo interessante e ho avuto anche molti incontri simpatici. Un aneddoto che mi ha fatto sorridere? Ormai 30 anni fa, quando contava più la quantità della qualità, un vignaiolo mi prese in giro dicendo che non conoscevo la mia stessa uva. Per concentrare il grappolo e in seguito il suo prodotto, aveva fatto tagliare la parte più bassa, quella più povera di zuccheri, cambiando l’aspetto del grappolo. Se il contadino avesse fatto attenzione, avrebbe riconosciuto il vitigno dalla sua foglia. Ciò significa che fiducia in me, in quanto vignaiola donna, non l’aveva per nulla.
illustrazione di Ilenia Tiberti