La Liguria è in mano ai giovani, su questo non ci sono dubbi. Lo dimostra l’ondata di nuove attività che negli ultimi anni sono sorte grazie all’intraprendenza e alla passione di coloro che hanno fatto del proprio territorio un motivo per cui combattere. L’azienda agricola Zafferano di Portofino è il risultato del viscerale legame che lega Chiara Terzani e Marco Orlando alla loro terra. Tra gli 80km di sentieri che percorrono il parco sono riusciti a trovare casa al loro progetto di rivoluzione agricola d’eccellenza.
Diverse specie da non confondere
Il parco di Portofino, che comprende i comuni di Camogli, Portofino e Santa Margherita Ligure, è un luogo ameno dove poter scoprire la flora mediterranea che lo popola. Tra le molte varietà di piante si piò ammirare il crocus ligusticus, comunemente chiamato zafferano ligure. A differenza del crocus sativus, da cui viene comunemente estratto lo zafferano, questa specie contiene alcuni alcaloidi che la rendono tossica se consumata in dosi massicce. Altro falso zafferano molto diffuso nel parco e ancor più pericoloso è il colchico autunnale. L’azienda agricola Zafferano di Portofino ha scelto di farsi portavoce dell’eccellenza ligure coltivando il classico zafferano in un territorio in cui spesso si tende a confondere il prodotto puntando sulla qualità e la sostenibilità di un’agricoltura prettamente biodinamica.
La qualità prima di tutto
“Sono originaria di Santa Margherita, mentre Marco di Genova. Ci siamo conosciuti alla scuola agraria di Nervi e ci siamo incontrati di nuovo dopo che le nostre strade si erano separate” dice Chiara Terzani al Gambero Rosso. Dopo alcuni anni all’estero lavorando nei parchi storici, Marco ha sentito il richiamo verso casa: “Ho scelto di andare a Londra credendo che la vera cultura dei parchi storici fosse là, dimenticando il patrimonio che abbiamo in Italia”. La sua esperienza tecnica, unita alla professionalità e ai grandi sogni di Chiara hanno portato alla nascita dell’azienda Zafferano di Portofino. “Oggi produciamo zafferano puro in pistilli per evitare contaminazioni con altre spezie. Non abbiamo bisogno di aggiungere altro per correggere la colorazione” prosegue Chiara. “Produciamo poco, ma bene. Vogliamo far sapere al consumatore che il prodotto è ottimo, per questo effettuiamo tutte le analisi necessarie, seppur non obbligatorie”. Il mondo dello zafferano prevede, infatti, che vengano messi a confronto tre parametri relativi al colore, al gusto e all’aroma definendo così le tre categorie di appartenenza. Nello specifico lo zafferano di Portofino rientra nella prima, ossia quella di qualità superiore.
Canali di vendita e progetti futuri
Confezioni eleganti, che richiamano quell’atmosfera retrò tipica del contesto storico di Portofino, frutto della vena artistica di Chiara che, tra le altre cose, si occupa anche degli aspetti legati al marketing. “Al momento vendiamo il nostro prodotto presso alcune botteghe a Portofino e a Rapallo”, hanno nuovi progetti in mente, ma per ora non si sbilanciano troppo. Su una cosa, però, non hanno alcun dubbio: rendere lo zafferano un elemento di riscoperta del territorio. Questa zona della Liguria è spesso associata ai grandi marchi e al lusso in tutte le sue forme: “Passeggiavamo nel parco e guardandoci attorno ci siamo detti che Portofino non deve essere conosciuta solo per questo. Abbiamo tra le mani qualcosa di importante”. Si sta parlando di un prodotto di nicchia, abbastanza insolito per il mercato ligure e qui si sono viste le prime difficoltà iniziali. “Dobbiamo trovare il canale giusto. Ci siamo scontrati con le richieste di un mercato che dal 2018 quando abbiamo iniziato è mutato”. Ora stanno iniziando a vedere i primi risultati, anche con la vittoria agli Italy food awards come miglior zafferano nella sezione Liguria. Questi due giovani hanno la stoffa per diventare protagonisti di un movimento gastronomico che potrebbe cambiare la storia del parco di Portofino.
Azienda agricola Zafferano di Portofino - Portofino (GE) Instagram
