Parco Nazionale delle Cinque Terre: vini e prodotti tipici

31 Lug 2021, 10:28 | a cura di
Se avete in programma di andare nel Parco Nazionale delle Cinque Terre dovete provare assolutamente questi vini e questi prodotti tipici.

Nella nuova guida Italia all’Aria Aperta, realizzata con Enel Green Power, abbiamo voluto raccontare lo straordinario patrimonio ambientale del Paese, valorizzandone le produzioni agroalimentari. Qui vi sveliamo i vini e i prodotti tipici del Parco Nazionale delle Cinque Terre.

Il Parco Nazionale delle Cinque Terre

A inscrivere il Parco Nazionale delle Cinque Terre nell’Olimpo delle mete predilette dai turisti di tutto il mondo concorre non tanto la mera estensione territoriale, quanto la pluralità di ambienti e specie protette che dipingono al suo interno un acquerello fiabesco di raro splendore. Il tutto condensato in un fazzoletto di suolo dalla modesta superficie di 3868 ettari, dove vivono più di 4000 persone. “In effetti, è proprio l’alta densità di popolazione la caratteristica che lo differenzia maggiormente dalle altre riserve istituite a livello statale”, conferma la presidente Donatella Bianchi. “Anche perché gli abitanti hanno sempre sfidato le forze della natura con l’obiettivo di modificare a proprio favore quel microcosmo selvaggio che è la costa ligure, prima edificando i 5 borghi da cui prende nome l’ente e poi sezionando le pareti a picco sul mare in tante strisce di appezzamenti coltivabili, sorrette da muretti a secco che si sviluppano per chilometri e chilometri, a simulare una sorta di grande muraglia sopraelevata. Il tratto identitario delle Cinque Terre, dunque, è dato dal paesaggio “culturale” disegnato dall’uomo, che incarna un sistema di vita tradizionale ben radicato e svolge un ruolo centrale sviluppo economico della una precisazione: le strutture incastonate nella roccia viva hanno garantito la messa in sicurezza della montagna contro eventuali crolli e cedimenti, modificando pure l’assetto delle valli, che oggi catturano lo sguardo dei visitatori con uno spettacolo architettonico mozzafiato”.

Ma la natura non ha abdicato al trono

Lo scettro del potere rimane pur sempre nelle sue mani. “La maggior parte dei versanti si affaccia direttamente sulla costa a un’altezza di 800 metri sul livello del mare. Sui fondali crescono vaste praterie di posidonia oceanica, capaci di ossigenare senza soluzione di continuità l’habitat di esemplari quali la patella ferruginea (presente dove la marea sale e scende con maggior frequenza) e la magnosa o cicala di mare (un crostaceo particolarmente vulnerabile). Poco più in alto volano uccelli tipicamente acquatici come il gabbiano reale, il cormorano, la sula, la berta minore e la rondine di mare, insieme al maestoso falco pellegrino. Sul gufo reale, invece, stiamo facendo delle ricerche per capire se abbia iniziato a nidificare stabilmente in zona Monterosso”.

La vegetazione? “Negli ambienti rupestri attorno a Punta Mesco (facente parte della riserva integrale protetta) domina la palma nana, in località La Maddalena la quercia da sughero (rarissima in Liguria e, dunque, di grande interesse scientifico per i ricercatori)”. Ultimi, ma non per importanza, i sentieri che, dalle zone ricche di vegetazione spontanea, conducono gli escursionisti ai luoghi di interesse spirituale. “Dovete sapere che ogni borgo ha il suo santuario, da quello di Nostra Signora di Reggio a Vernazza a quello di Nostra Signora di Soviore a Monterosso. Vegliano sugli abitanti e accolgono gli stranieri, proteggendo dall’alto questo piccolo paradiso immerso nel blu”.

I prodotti tipici da provare: limoni, miele, acciughe e olio extravergine di oliva

Limoni: coltivati già dal 1600, oggi sono protagonisti di marmellate, crostate, biscotti, dolci e il limoncino.

Miele delle Cinque Terre: la grande varietà della macchia e delle essenze mediterranee favoriscono il bobinare delle api e la produzione di miele. Particolarmente tipici, insieme al millefiori, quelli di erica, acacia, castagno.

Acciughe salate di Monterosso: note come “pan du ma”, le acciughe vengono pescate con il tradizionale metodo della lampara e con la rete a cianciolo e lavorate a mano nell’arco di due o tre giorni.

Olio extravergine di oliva: le cultivar della zona, oltre alla Taggiasca, sono: Premessa, Razzola, Lantesca.

I vini del territorio

In questo territorio fantastico, suggestivo, dove la mano dell’uomo ha permesso la conservazione di un ambiente naturale aspro e al tempo stesso addomesticato, qui nascono i vini legati a due Doc, entrambe ricadenti nella provincia di La Spezia: Cinque Terre, nella fascia costiera, con un bianco e un passito (Sciacchetrà) entrambi a base sostanzialmente di tre vitigni bianchi: albarola, bosco e vermentino; la Doc Colli di Luni, invece, entra più verso l’interno e si spinge a confini con la Toscana e la provincia di Massa Carrara: è, insieme alla Sardegna, uno dei terroir d’elezione per il vermentino che è accompagnato da albarola e trebbiano toscano, mentre per i rossi domina il sangiovese. I vini Doc Cinque Terre sono in genere freschi e profumati, mentre i cugini della Doc Colli di Luni sono tendenzialmente più strutturati e tendono meglio all’invecchiamento.

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