Leggo sul Gambero Rosso della panetteria Ambrogia a Milano, che propone come prodotto di punta una pagnotta a 9 euro al kg, mica poco, accipicchia. Il perché ce lo spiegano le giovani titolari-panificatrici di lusso, così come riportato dal giornalista: «A giustifica dei 9 euro al chilo fissati per acquistare il pane rinominato "Ambrosia", il "più venduto", le proprietarie parlano non soltanto dei già citati ingredienti di qualità "a filiera corta e tracciata", ma anche un vero e proprio storytelling – ovvero raccontare al cliente la filosofia dietro agli alimenti offerti e la loro stessa produzione – che sembra avere fatto breccia nel cuore della clientela milanese». Ora, per dirlo alla milanese, di pirla è pieno il mondo, ma che tu mi ricarichi lo storytelling sul prodotto, e soprattutto che tu me lo dica, è a mio modesto parere sfidante anche per il senno pure discutibile degli hipster e delle sciure che sospetto riempiano il locale. Sorge spontaneo anche chiedersi se parte dello storytelling ricaricato sul prodotto (farina, acqua, lievito, sale) sia l’ufficio stampa che nello stesso giorno celebrava “le due laureate che hanno aperto una panetteria”. Giustamente mi si dirà “che t’incazzi a fare? Comunque c’è con tutta evidenza un mercato libero, ognuno fa quel che vuole” e avete anche ragione. Magari sono solo un malmostoso di mezza età che adora fare polemica, però.
Se pochi soltanto possono mangiar bene
Però secondo me non è un bel messaggio, e certamente non è un buon artigianato, né tantomeno un genere di offerta di cui abbiamo bisogno se guardiamo al di là del profitto. Questa idea che l’1% mangia pure troppo bene e gli altri si fottono col pane del supermercato precotto in Romania a me da politicamente fastidio. Oggi la sfida di senso è quella di fare mangiare cose buone e sostenibili a più gente possibile; fare i fenomeni per i ricchi non solo non è interessante ma, essendo in un posto dove di fenomeni che fanno cose per i ricchi ce ne sono anche abbastanza, non è nemmeno una notizia.
Il pane è la base dell'alimentazione
Proprio il pane, poi, che è la base dell’alimentazione e che dovrebbe essere immacolato, per qualità e sostenibilità. La mia non è una polemica dei soliti social pirla per cui ogni cosa è troppo cara, almeno non è questo lo spirito, ma proprio una questione di moralità del fare e del comunicare impresa, che con quello che si mangia, anzi con la cosa più basica tra quelle che si mangiano, dovrebbe essere sacra. Niente contro le sciure e gli hipster, ma il mondo a tavola non lo cambieranno loro.