La caccia all'etichetta ingannevole continua. The Real Bread Campaign è l’associazione britannica impegnata a scovare le diciture illusorie e fittizie tra i pani del supermercato, quei filoni “appena sfornati” che in realtà sono pezzi precotti o surgelati e poi scaldati al momento, oppure tutti quei pani “a lievitazione naturale” che in realtà il lievito madre non l’hanno mai visto.
Il pane di Lidl (non) a lievitazione naturale
L’ultimo episodio riguarda Lidl e il suo pane “fiore di segale croccante a lievitazione naturale”, in realtà fatto sì con pasta madre ma con aggiunta di lievito di birra per accelerare il processo. Non solo: la farina di segale rappresentava solo una piccola percentuale dell’impasto, principalmente a base di farina di frumento. Insomma, un pane “falso”: sourfaux, per l’esattezza, com’è stato ribattezzato dall’associazione, con un gioco di parole partito da sourdough, lievito madre in inglese.
E così, Lidl è stato costretto a modificare l’etichetta del prodotto, specificando la presenza della farina di frumento ed eliminando del tutto il riferimento alla lievitazione naturale, una vera tendenza negli ultimi anni che nel Regno Unito, però, non è mai riuscita a battere l'amore per il classico bauletto industriale. «Siamo grati che Lidl abbia trovato un nome più appropriato per il prodotto, ma non dovremmo perdere tempo su casi individuali come questo» ha dichiarato il coordinatore della Real Bread Campaign, Chris Young.
Per un'industria del pane più trasparente
Nonostante il codice di condotta pubblicato a inizio anno da sei gruppi nazionali di panificatori, nella gdo episodi simili continuano a essere frequenti. Secondo un’indagine dell’associazione, quattro pagnotte su cinque vendute nei supermercati britannici non contengono gli ingredienti corretti, o almeno non quelli che ci si aspetterebbe dal nome.
L’obiettivo, ora, è spingere il governo a introdurre nuove leggi per obbligare i fornai a esporre la lista degli ingredienti sotto l’etichetta con il nome – e non sul libro degli allergeni a parte – e limitare sempre più l’uso ingannevole di terminologie come “naturale”. Honest Crust Act è stato definito dalla Real Bread Campaign, che nel frattempo invita tutti i panificatori a farlo volontariamente, mettendo in bella vista la lista delle materie prime anche dei prodotti non confezionati.