Paesi Baschi. La sentenza a favore dei ristoranti
Bar e ristoranti potranno riaprire con effetto immediato, perché non c’è evidenza del fatto che siano responsabili del contagio, e, al contempo, la chiusura prolungata delle attività sta causando “una grave crisi economica per le realtà interessate”. In virtù di una sentenza destinata a creare un precedente importante, le attività di ristorazione dei Paesi Baschi si apprestano a riaprire le porte al pubblico già da domani, mercoledì 10 febbraio (ma i primi bar, nelle principali città, hanno già riaperto nel pomeriggio di oggi, appena arrivato il via libera). A sancirlo è il Tribunale Superiore di Giustizia della regione autonoma spagnola che autorizza la riapertura di bar e ristoranti anche nei Comuni considerati ad alto rischio, e marcati come zona rossa, contrastando la linea dura intrapresa dal governo Urkullu. Le attività di ristorazione, si legge nella sentenza, non costituiscono un elemento di “pericolo grave e certo per la salute pubblica, a patto di rispettare tutte le misure di contenimento e prevenzione del contagio”, e per questo la Corte ha accolto le richieste delle associazioni di categoria che nei giorni scorsi avevano fatto sentire in modo più accorato la propria voce, inermi davanti all’aumentare esponenziale dell’incidenza di chiusure per fallimento nel settore, nell’ultimo trimestre (una stima non riferita esclusivamente ai Paesi Baschi, che fotografa la situazione a livello nazionale).
Il tribunale contro il governo basco
Il 22 gennaio scorso, il governo basco aveva rinnovato l’obbligo di chiusura (già in vigore prima delle festività natalizie, e interrotto per qualche settimana a cavallo del passaggio d'anno) per bar e ristoranti dei Comuni interessati da 500 o più casi di positivi ogni 100mila abitanti. Situazione che attualmente accomuna 84 località della regione autonoma, incluse le più note città basche, Bilbao, San Sebastian e la capitale Vitoria. Ora la sentenza cambia le carte in tavola. C’è soddisfazione (e speranza) da parte dei sindacati che avevano presentato ricorso e ora assicurano piena responsabilità e rispetto delle regole da parte degli imprenditori del settore, anche se il provvedimento detta linee guida precise per la riapertura.
Bar e ristoranti potranno riaprire al 50% della loro capienza interna, utilizzando senza limiti terrazze e dehors, ma sempre nel rispetto del distanziamento di almeno un metro e mezzo tra commensali, e con l’obbligo di accogliere non più di quattro persone per tavolo. Vietato il consumo al banco (pratica più che abituale nel Paese dei pintxos), mascherina obbligatoria per ogni spostamento e orario di chiusura imposto alle 20. Nel motivare la sentenza, il tribunale ha anche sottolineato come l’aumentare dei contagi riscontrato a seguito delle festività natalizie (a partire dal 27 dicembre scorso) non possa essere addebitato con certezza alla frequentazione di bar e ristoranti. Ma l’esecutivo basco fa già trapelare il suo malcontento, e chiede spiegazioni più puntuali alla corte, per entrare nel merito della sentenza. Il governo avrà cinque giorni per impugnarla, e sta già preparando ricorso, mentre per la giornata di venerdì 12 è attesa la riunione del comitato Covid, che in base ai dati aggiornati potrà stabilire nuove eventuali misure restrittive.
Il dibattito, del resto, resta aperto in tutto il mondo: le attività di ristorazione possono essere considerate veicolo di contagio? E se sì, in che termini? Con quale rischio per chi frequenta bar e ristoranti? Appare sempre più chiaro, anche in Italia, che considerare seriamente l’opportunità di far ripartire il settore sia fondamentale. Dopo le indiscrezioni dei giorni scorsi circa la possibilità di riaprire per cena, e l’immediata smentita del CTS, aspettiamo sviluppi in merito.