Niente fine dining e una grande passione per la cucina asiatica. L'intervista a Pablo Trincia, la voce più ascoltata del web

18 Set 2024, 11:31 | a cura di
Trincia è uno dei podcaster italiani più ascoltati. Appassionato viaggiatore, conosce più di 15 lingue diverse e in questa intervista ci parla del suo rapporto con il cibo

Digitando il nome Pablo Trincia, l’onnisciente google riporta sinteticamente quanto segue: autore televisivo, giornalista e personaggio televisivo italiano. Noi aggiungiamo curioso, viaggiatore e affamato non necessariamente in questo ordine!

Lipsia, Milano, Londra, resto del mondo. Una vita in viaggio

Partiamo da quel suo essere un instancabile viaggiatore. Pablo nasce a Lipsia quarantasette anni fa, una vita la sua che da subito trova negli spostamenti una specie di filo conduttore che non ha smesso di caratterizzarla. Lascia da piccolissimo la Germania dell’Est per stabilirsi a Milano, con la madre persiana e il padre italiano, dove di fatto cresce e vive prima di trasferirsi appena ventenne a Londra per conseguire una laurea presso la School of Oriental and African Studies. E poi non ha mai smesso di muoversi, spostarsi, viaggiare e scoprire. Quando lo raggiungiamo al telefono per l’intervista è da poco tornato a Milano da Dakar, “è stato un viaggio di piacere, ma anche di lavoro. La verità è che non so più discernere l’uno dall’altro soprattutto quando sono in viaggio”. Racconta Trincia che si prepara a vivere un autunno caldissimo che lo vedrà protagonista in prima persona con la pubblicazione del suo libro Come nascono le storie - in libreria da oggi, 18 settembre - e a fine settembre con l'uscita de E poi il silenzio, il podcast dedicato al disastro di Rigopiano. “Ma ogni tanto riesci a ritagliarti una serata casalinga per cucinarti qualcosa?” chiediamo con una certa curiosità. “Per me quella del mangiare, che sia a casa o fuori, è un’attività molto seria. Di fatto stai inserendo qualcosa nel tuo corpo ed è il caso di farlo con la maggior cura possibile! – Racconta Trincia – E comunque sì, appena posso faccio la spesa e cucino; sono talmente tanto in giro che quando sono a casa mia a Milano ne approfitto per prepararmi qualcosa, niente di elaborato: ravioli vietnamiti con i gamberi, riso basmati con verdure, cose semplici”.

Trincia

I piatti persiani cucinati dalla mamma e la crostata della nonna

Trincia sin da piccolo ha imparato a conoscere sapori e piatti diversi da quelli a cui forse erano abituati i suoi coetanei. “Mio padre è italiano, mia madre è persiana. Se penso ai piatti della mia infanzia mi viene in mente il profumo del ghormeh sabzi che cucinava mia madre, uno stufato di carne e verdure molto speziato servito con il riso. Ma anche la crostata con la confettura fatta in casa che preparava mia nonna paterna nella sua casa di Santa Marinella, al mare che mangiavo in estate quando andavo a trovarla.” Ma per Pablo il cibo è molto più che simbolo di nutrimento, lui che ha visitato più di 30 paesi in tutto il mondo spesso ha scoperto la vera essenza delle popolazioni che lo ospitavano proprio al momento di sedersi tutti a tavola. “Ho ricordi bellissimi legati ad un viaggio fatto qualche anno fa nello Yemen dove ho mangiato insieme ad un gruppo di pescatori il pesce appena pescato e poi arrostito sulla brace, servito con il pane caldo. E ancora – continua Trincia – i Balcani dove con gli stufati di carne o il burek si pasteggia con generose quantità di alcol e ricordo di serate, anche in Uzbekistan in cui i fumi dell’alcol e il buon cibo hanno contribuito a rendere quei pasti ancora più veri e conviviali”.

Pablo Trincia

Niente fine dining per Trincia che ama i posti semplici ed autentici

Insomma, la voce più celebre del web - Trincia è tra i podcaster italiani più conosciuti, il suo Dove nessuno guarda dedicato al caso di Elisa Claps è tra i podcast più ascoltati il Italia - del cibo ama l’aspetto più essenziale ed è per questo che non è particolarmente attratto dal fine dining. “Difficilmente quando vado a cena fuori scelgo un ristorante gourmet o stellato. In verità non ricordo di averne provati molti in Italia, mentre invece proprio a Dakar, in questo mio ultimo viaggio, sono stato a cena da uno chef italiano che insieme a sua moglie ha aperto un posto fantastico dove ho fatto una delle più belle cene della mia vita”. Parla di Noliane Dakar il ristorante aperto da Alessandro Merlo, originario di Acqui Terme, insieme a sua moglie Souadou Niang. Un posto unico nel suo genere a Dakar non solo per l’eccellente proposta gastronomica ma anche per il modo in cui è stato selezionato e formato il personale. “Alessandro ha coinvolto nella sua attività imprenditoriale (che oggi è composta da ristorante, bistrot, winebar e hotel, ndr) ragazzi, uomini e donne senza alcuna particolare competenza in materia. Li ha quindi formati facendoli diventare dei professionisti dell’alta ristorazione.” Dall’apertura del 2016 ad oggi, Noliane Dakar ha creato oltre 80 posti di lavoro.

Un ramen bar e un ristorante di cucina indiana. I suoi posti del cuore a Milano

Se a molti di noi dopo un viaggio all’estero, una volta tornati in Italia il desiderio di un piatto di pasta dal gusto tricolore è quasi una impellente necessità, per Pablo Trincia non è affatto così. “Mi piace la cucina italiana, peraltro in questi mesi di lavoro sul poadcast dedicato alla strage di Rigopiano – racconta Pablo – ho mangiato dei buonissimi piatti abruzzesi che neanche conoscevo come le pallotte cacio e ova e ovviamente gli arrosticini, i salumi, i formaggi. Ma quando torno a Milano ho due posti dove vado sempre molto volentieri”. Il primo è un ramen bar fuori dal centro modaiolo, si trova al civico 3 di via dei Biancospini è la Ravioleria e Ramen di Hao; ambiente spartano, qualche tavolino per accogliere una dozzina di sedute, cucina a vista dove si preparano a mano dumpling, bao, baozi e udon. L’altro invece è un ristorante di cucina indiana in corso Sempione, si chiama Dawat che propone piatti tipici dell’India del nord con contaminazioni di cucina birmana e tibetana.

Pablo Trincia

Trincia insieme a due colleghi a cena nel più economico ristorante di Mumbai

E infine, la domanda d’obbligo. Non possiamo esimerci dal chiedere a Trincia se prima o poi si dedicherà ad un podcast a tema cibo, “Non credo, non ho abbastanza competenza in materia ma mai dire mai… Comunque nel mio podcast Megalopolis - Mumbai 2050 racconto di due cene, una fatta nel ristorante più economico della città e l’altra in quello più costoso. Nel primo pagai la cena completa 77 rupie che sono circa 80 centesimi; il cibo non era poi così male, certo le condizioni igieniche non erano delle migliori ma… sono ancora qui!”

 

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