È un sabato pomeriggio di pioggia e di Moda a Milano quando scopri che gli amici carissimi con cui ti saresti visto a cena di lì a poco non avevano prenotato nulla, panico. Mi armo di guida della Lombardia del Gambero Rosso e inizio la via crucis, imbattendomi anche negli odiatissimi (e disfunzionali) sistemi di prenotazione online, finché decido di provare un locale che non conoscevo, l’Osteria Lagrandissima, anche vicino casa. Chiamo, risponde un essere umano (buon segno), che gentilissimo mi dice che hanno avuto una disdetta e che ha posto. Figo, preso. E ho fatto bene perché l’Osteria Lagrandissima è davvero un posto dove mangiare e stare bene, merce rarissima a Milano di questi tempi.
Giovani, carini e occupati (a fare ristorazione umana)
I giovani titolari, competenti e appassionati, l’hanno aperta nella primavera del 2022 in una zona, vicino al Naviglio Martesana tra via Padova e via Palmanova, che è ancora talmente fuori da ogni glamour da non avere nessun nomignolo alla No.Lo., rilevando una tabaccheria periferica, come si può intuire da banco bar molto anni ’80. Ci hanno costruito la cucina e hanno arredato e illuminato il ristorante in modo molto sobrio ma piacevole, con due grandi chicche: un giardino nemmeno tanto piccolo dove voglio assolutamente tornare e, in fondo al giardino, una cantina con grande tavolo che chiama una bella cena conviviale.
Anche la cucina all’Osteria Lagrandissima è semplice, sobria e molto molto efficace. In linea con lo slogan “l'osteria quasi in campagna”, la cucina è quella, ingentilita, della tradizione padana, del cortile di una fattoria tra Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna.
Osteria Lagrandissima: una pasta fresca da paura
Come antipasto, ho provato un’insalata di nervetti delicata, saporita e leggermente speziata a ringalluzzire la tradizione, comunque rispettata, ottima. Dai miei commensali, io che sono goloso ho rubato un po’ di polenta fritta con la fonduta di formaggio blu, buona, l’insalata russa, correttissima ma un po’ fredda, e soprattutto la cosa più interessante: dei fantastici cappelletti di mortadella, con addirittura un po’ di bergamotto che li rende davvero unici, semplicemente cotti e serviti in un tovagliolo. Solo loro valgono la cena.
Più oltre vanno menzionate le pappardelle con il ragù bianco di cortile che ho preso io, i ragazzi la pasta fresca la sanno fare, e una salsiccia di manzo assai interessante, come interessanti sono i formaggi e i dolci, come la mia torta morbida al cioccolato e caramello salato e la Paris-Brest.
Si beve bene, da una cantina piacevolmente indie con ricarichi giusti e un gusto italo-francese, a cui forse manca un po’ di Lombardia. Il nostro Nebbiolo delle Colline novaresi, fratello povero di quelli di Langa e di Valtellina è stato una piacevole scoperta, mentre i distillati di piccoli produttori in esposizione dietro al bancone promettono bevute interessanti a chi se le può permettere.
Ok il conto è giusto
Si paga assolutamente il giusto e si esce rinfrancati e riappacificati con la ristorazione milanese. A me, per esempio, è passata anche la delusione per l’aperitivo della sera prima nella rosticceria storica appena rilevata da un grande chef e da un grande imprenditore del vino, nella quali abbiamo mangiato così e così, abbiamo bevuto pure e abbiamo pagato decisamente troppo, soprattutto per l’esperienza trascurabile.
Qui all’Osteria Lagrandissima, e non è un caso che i titolari siano presenti e non dietro a qualche foglio Excel, invece si sta molto bene e si esce felici. Perché un’altra ristorazione è possibile.
Osteria Lagrandissima - Via Ponte Nuovo, 25 - Milano - 342 559 3532