Si scrive Vermut, come si pronuncia, ed è il locale più cool e smart di Catania, il cuore della movida nel centro della città etnea. Si dichiara salumeria, vineria e vermouth bar, ma è anche tante altre cose: osteria moderna, enoteca con degustazione, bottega di cose buone, cicchetteria del sud Italia. Difficile identificare con un nome preciso un posto che sfugge a qualsiasi definizione. Anche grazie a un “oste” che dà la sua impronta personale e rende unico questo ritrovo caldo e informale frequentato da catanesi e turisti provenienti da Italia e resto del mondo.
Il quartiere, la strada
Siamo nel centro di una città che è un ombelico del mondo vinicolo italiano grazie all’Etna, enclave siciliana che regala vini di terra e di fuoco, esprimendo il terroir come poche zone enologiche. Via Gemmellaro fa parte del reticolo di vie nel quale si snoda A Fera ‘o Luni (letteralmente “mercato di lunedì” perché in origine si svolgeva in quel giorno della settimana mentre oggi è aperto tutte le mattine tranne domenica), storico mercato catanese situato presso piazza Carlo Alberto. Nelle vie adiacenti c’erano, e in parte ci sono ancora, i locali adibiti a magazzini e rimesse dei venditori ambulanti. Tra queste anche via Gemmellaro, oggi una strada piena di locali e di vita che si anima soprattutto nel tardo pomeriggio.
Il locale, il nome
Ai numeri civici 37 e 39 c’è Vermut, uno dei primi luoghi di ritrovo della frizzante via etnea, nato otto anni fa e aperto dalle 11 del mattino fino alle due. C’è il locale con il banco mescita, il motore dell’attività; accanto un secondo ambiente, nato successivamente: un tavolo, alcuni frigoriferi e una mini cantina a vetro a temperatura controllata con dentro i gioielli enologici. Il nome del locale, in onore alla passione del titolare per la Spagna e i suoi vini, è già un programma. «È stato pensato come la fusione tra la vermuteria spagnola e la putia catanese, antenata della trattoria, dove si beveva vino sfuso, si mangiavano uova soda e poche altre cose semplici – racconta Antonio Lombardo, che da Vermut ha cominciato a lavorare a inizio 2017, due mesi dopo l’apertura del locale –. L’offerta alimentare e di bevande si è allargata strada facendo, sono entrati in carta i Vermouth, etichette siciliane e di altre parti del mondo».
Antonio non è il titolare ma è l’anima di questa singolare osteria catanese. È il dipendente con più esperienza, il veterano del locale, presente fin dalle prime fasi dell’attività: ne conosce la storia, è il frontman della situazione. Ha creduto nel progetto, ha contribuito a farlo cresce come se fosse una propria creatura. «Lo vivo come se fosse mio, sono un oste senza osteria» sorride. E gli aficionados, i clienti che amano frequentare Vermut per la pausa pranzo, l’aperitivo, l’apericena o il bicchiere della staffa – e dalla fine del 2020, da quando è diventato anche “bottega”, acquistare salumi e formaggi dei Nebrodi e vini del territorio, vermouth e distillati di altro profilo – si affidano ai suoi consigli ed empatia.
Antonio, oste evoluto
Nel suo curriculum studi in Scienze Politiche, innumerevoli lavori negli ambiti più disparati che l’hanno portato anche fuori dalla sua Catania, corso AIS e 17 anni nella ristorazione. Antonio non ama definirsi sommelier, piuttosto "oste evoluto" con una propria idea del vino. «Quando ho cominciato a lavorare da Vermut non si bevevano bollicine e vini in bottiglia, la clientela era diversa – racconta – io andavo dalla gente, di tutte le età, stimolavo la sua curiosità, le dedicavo tempo». Quest’approccio di cuore e conoscenza ha pagato. «Oggi il locale vende l’80% vino e il 20% cocktail, è frequentato da ragazzi curiosi di conoscere questo mondo, visitano cantine, partecipano a eventi. E c’è un bel lavoro di squadra qui al Vermut: la cosa più bella!».
La carta ha 60 etichette, che cambiano quasi ogni settimana e degustabili al bicchiere, per un totale di 600 referenze: gli amati vini da vitigni catarratto, carricante, grenache e nero d’avola «ma lavorati in un certo modo», i piemontesi, i sardi di Mamoiada, i toscani e bottiglie di un po’ tutte le regioni italiane, etichette mediterranee, dalla Spagna all’Albania, seguite da Francia, Germania, Sudafrica... La preferenza va ai vini naturali, «i vini umani, a fermentazione spontanea, che vengono fatti in vigna, di produttori che hanno la cantina e lavorano la terra». Decine di etichette diverse tra bolle, rosati, bianchi e rossi, differenti per tipologia e territori, e sempre una magnum servita al calice. «Nel locale si beve spesso con regole mie, si crea un ambiente selvaggio! – fa divertito Antonio – passo tra i tavoli, il cliente dà la traccia e io la seguo, stabiliamo insieme un “percorso dell’oste” o stappo la bottiglia che può assecondare i suoi gusti».
Mangiare come in una putia siciliana contemporanea
La proposta gastronomica non è da meno per varietà, bontà, stile informale e attenzione al territorio. Non c’è quasi nulla di cucinato, la proposta è da osteria “fredda”: taglieri di formaggi e salumi (salame e salsiccia secca di Sant’Angelo in Brolo, culatello, lardo e mortadella di suino nero dei Nebrodi, carpaccio di bresaola nostrana, grana siculo, tuma, pepato fresco o stagionato…), mix di olive cunzate, di sottoli e di carpacci di mare, “tostate” (crostoni) di pane ai vari sapori di mare e di terra, papasade (patate cotte in forno e ripiene), “carni felici”, insalate, dolci della mamma. Tutto molto finger food, servito su rettangoli di carta, dove sapori e sostanza si incontrano. Da non perdere “Come alla fiera di Catania”: tre fette sottilissime di limone con sopra acciuga, olio, peperoncino e menta. «Lo mangiavano una volta i lavoratori del mercato, è diventato uno dei nostri cavalli di battaglia». Un piatto geniale, semplicissimo e strepitoso, l’essenza della sicilianità e di Vermut.
Vermut - Catania - via Gemmellaro, 37/39 - 3476001978 - www.facebook.com/vermutcatania/