Ma alla fine quando è che un ristorante “vince” davvero? Quando convince il cliente a tornare. E che cos’è che fa accadere questa magnifica anomalia? Difficilmente si tratterà di un menu fine dining perfetto, visto che l’alta cucina è per natura poco ripetibile. L’appassionato difficilmente tornerà a breve in un ristorante con un conto da 200 euro, perché se ha fondi sufficienti li destinerà a provare un altro stellato. Quando si parla di ristorazione media, invece, la chiave del successo sta soprattutto nella gioia che si prova a essere accolti in un ambiente confortevole e senza risparmio di sorrisi dove “sta’ senza penzieri”. Perché alla fine, anche se si esce di casa proprio per non stare in casa, poi alla fine si vuole stare “come a casa”. Il paradosso è servito.
Pieno di domenica sera
Pensavo a tutto questo qualche giorno fa cenando in un ristorante milanese appartenente a un gruppo, circostanza che di solito non mi predispone al meglio. Epperò in questo caso ero di ottimo umore, perché ero circondato da persone sorridenti, che erano sorridenti non solo con me ma con gli occupanti di tutti i tavoli a portata di vista. Che erano tutti pieni, peraltro, malgrado si fosse di domenica, giorno preferiale, e malgrado quella sera in tv dessero Juventus-Inter. E quando io mi trovo in questa predisposizione d’animo sono disposto a perdonare qualche errore della cucina o un menu non particolarmente avvincente.

Il servizio all'Osteria Afrodite
In via Donatello
Il locale, non l’ho ancora detto, è Osteria Afrodite in via Donatello, e appartiene al gruppo La Gioia Collection a cui già appartengono sempre a Milano La Gioia, Osteria Serafina e Al Baretto San Marco (e un quinto locale è in arrivo). Il gruppo è di proprietà dell’albanese italiano di adozione Redi Shijaku, che così presenta il locale: “Volevamo creare un luogo che unisca convivialità e ricercatezza, fondendo il calore della tradizione italiana a un’esperienza moderna e sofisticata”. Le parole nel mondo della ristorazione si usano spesso come fossero ritornelli di Sanremo, cuoricini/cuoricini, ma questo è uno dei rari casi in cui le promesse sono mantenute.

Le tagliatelle al tartufo
Tanti camerieri (quasi) felici
La cosa che più mi ha colpito di Osteria Afrodite è il copioso numero di giovani camerieri che sciamavano tra i tavoli, tutti con l’aria – credetemi – di essere felici di essere lì in quel momento a lavorare, e sì che di addetti alla sala con il cipiglio di chi vorrebbe essere altrove ne vedo quasi ogni sera. Io sono stato servito da Alessia, ventunenne compita, professionale e cordiale nell’esatto punto in cui deve esserlo un cameriere nella linea ideale tra troppa confidenza o troppo poca.

Lo chef Niccolò Marrese
Servizio anni Settanta
A contribuire a questo effetto Spa dell’anima c’è anche il fatto che molti piatti del menu prevedano la sporzionatura e la rifinitura al tavolo, un tocco da servizio anni Settanta-Ottanta che rompe la quarta parete tra chi serve e chi è servito e crea interattività, perché ciò che hai visto prendere forma davanti ai tuoi occhi, non c’è dubbio, lo mangi più volentieri. E a quel modernariato gastronomico si rifà anche la cucina: “Vogliamo riportare la cucina italiana alla sua essenza, quella che abbiamo amato negli anni Settanta e Ottanta quando il cibo veniva prodotto in casa con passione e attenzione”, spiega Giovanni Russo, corporate chef del gruppo. Ora, per me quegli anni non sono stati esattamente l’Arcadia della cucina italiana, c’è un po’ di “nostalgismo” in questa affermazione, ma qualcosa di buono certamente c’era ed è un bene rievocarlo.

Il bartender Josè
Il menu
Va bene, e il cibo? Nulla per cui strapparsi i capelli, ma i piatti sono buoni, abbondanti e a un prezzo accessibile per gli standard milanesi (un pasto completo può costare 60/70 euro, ma se si è compagnia e si è predisposti alla condivisione lo scontrino certamente si alleggerisce). Osteria Afrodite propone una onesta cucina di stampo italiano, con lievi tocchi territoriali. La cosa che più mi è piaciuta sono le Coscette di rane marinate e fritte servite su un puré di patate, carnosissime e affumicato. Un posto che si trova davvero di rado malgrado appartenga al repertorio della cucina lombarda da risaia. Di poco sopra la norma i Mondeghili (di vacca rossa lombarda, mortadella Favola e luganega), meglio l’Insalata di Polpo al vapore con puntarelle alle acciughe e patata schiacciata. Tra i piatti principali promosse le Tagliatelle al tartufo, un piatto signature perché la quantità di tartufo nero che viene fatto piovere sopra è decisamente copiosa (e tutto questo a 25 euro) e di buon livello la Pancia di maialino sardo con uva nera e purè di topinambur, con la cotenna ben croccante anche se con la spiacevole tendenza a staccarsi dalla carne. Dopo tanta dovizia, per il dolce mi sono limitato a n Sorbetto al limone coreografato al tavolo e corretto con uno shot di vodka.
Cosa si beve
La carta dei vini è di misura media, con vini abbastanza mainstream, ma non è posto per cercare avventure. In alternativa ci sono i classici cocktail che arrivano dal bel bar all'ingresso con il bartender Josè. Insomma, ho deciso che Osteria Afridite è il mio antidoto alla Trattoria del Ciumbia. Tanto soffri il servizio anonimo e l’atmosfera spolpaturisti di quel posto in Brera di cui scrissi un anno fa, tanto sono stato bene qui, a due passi da piazzale Loreto.
Osteria Afrodite, via Donatello n. 9, Milano. Tel: 3338061018, e-mail: [email protected].
Aperto dal martedì al sabato la sera, la domenica a pranzo e a cena, chiuso il lunedì