Pizze fritte, confetti e caffè. Il cibo nel film iconico che apre il Festival del Cinema di Venezia

26 Ago 2024, 09:03 | a cura di
All'81esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, e in occasione dei 50 anni dalla scomparsa di Vittorio De Sica, il capolavoro "L'Oro di Napoli" è stato selezionato per la pre-apertura: dalla cena di Natale al caffè di Eduardo De Filippo

In occasione dei 50 anni dalla scomparsa di Vittorio De Sica, alla 81esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia è stato selezionato in preapertura il capolavoro L'Oro di Napoli nella sezione "Venezia Classici", che verrà proiettato durante la pre-apertura del Festival. Sei episodi, sei piccoli grandi ritratti di Napoli e della sua popolazione. Un omaggio alla città e ai suoi caratteri, il film a episodi del 1954 è tratto dalla raccolta omonima di racconti di Giuseppe Marotta e adattati per il cinema da Cesare Zavattini, storico co-autore di De Sica. Nella pellicola sono molti – e spesso dolce-amari – gli spunti legati al cibo.

Il film di pre-apertura del Festival del Cinema

Nell'episodio che apre il film, Don Saverio Petrillo, interpretato da Totò, svolge la professione di "pazzariello" e da dieci anni la sua vita è un inferno. È vittima della prepotenza di un guappo del Rione Sanità, Don Carmine Savarone. In seguito alla morte della moglie, il capintesta si è insediato a casa di Saverio e detta legge a tutta la sua famiglia. Dopo un presunto infarto, viene consigliato all'inquilino prepotente di astenersi da fatiche ed emozioni, per riguardo del cuore. Saverio ne approfitta e lo caccia di casa, ostentando il gesto davanti a tutto il vicinato, sicuro che Don Carmine non possa più nuocere. La diagnosi però era sbagliata e non appena ne ha consapevolezza, Don Carmine ritorna in casa Petrillo per ottenere riparazione. Vedendo però la famigliola unita e, sebbene terrorizzata, decisa a non arrendersi, se ne va senza mettere in atto i suoi propositi. Ma non prima di aver rovinato la loro tanto attesa cena della vigilia di Natale a base di capitone e dolci. Con disprezzo il guappo "profana" i piatti pronti in tavola, spezzando di fatto la magia della festa.

Pizze a credito

Fiumi di inchiostro sono stati versati su questo storico episodio che vede protagonista Sophia Loren. Sofia e suo marito Rosario gestiscono nel rione Materdei una vendita di "pizze a otto" - ovvero pizze a credito fritte in strada che si pagano dopo otto giorni. Le pizze sono buone, ma anche la bellezza di Sofia attrae i clienti. Un giorno Rosario si accorge che Sofia non ha più al dito un prezioso anello. La donna gli fa credere di averlo smarrito preparando le pizze, ma sa benissimo di averlo lasciato a casa dell'amante. Risalendo alle ricevute delle pizze "sospese" la coppia gira per la città nella ricerca dell'anello: dalla guardia notturna del quartiere (doppiata da De Sica), da un frate e persino andando a casa dove si sta celebrando il "consuolo" e chiedendo al vedovo (interpretato magistralmente da Paolo Stoppa, Nastro d'Argento per miglior attore) se per caso avesse trovato nella pizza un anello. Il monile viene finalmente restituito dall'avvenente amante di Sofia che dice di averlo trovato in una pizza. Nel paffuto Rosario resta un sospetto, Sofia invece continua ad impastare flirtare con i clienti che affollano il baracchino. La "consulenza sul set" era quella dell'attuale pizzeria Starita a Materdei, mentre la location era un vascio affacciato sulla Salita Porteria San Raffaele, pochi metri più in là.

Il funeralino

Questo episodio era stato inizialmente escluso dal montaggio, alla base della scelta probabilmente il tono molto più drammatico del segmento, quasi del tutto privo di dialoghi. Nelle riedizioni successive l'episodio è stato poi reintegrato. Dopo una lunga passeggiata silenziosa per i vicoli di Napoli, il corteo funebre col piccolo feretro bianco trainato da due cavalli col pennacchio, sbuca sul lungomare, rivelando una giornata di sole. Tutto organizzato nei minimi dettagli dalla madre, che dà istruzioni a tutti. Il suo volto senza espressione, simile ad un ritratto di El Greco, viene illuminato dall'invadente luce del mattino. La donna apre il pacco di confetti e li distribuisce ai bambini che ridono e ne vogliono altri. Arrivati alla fine del lungomare, la madre accartoccia la carta e sussurra «Non ce ne stanno cchiù» e scoppia a piangere.

I giocatori

La musica e il racconto riprende una nota più allegra con la vicenda del Conte Prospero, interpretato da De Sica. Il conte è un nobile napoletano oppresso dalla ricca e despotica moglie, che lo ha fatto interdire a causa del suo vizio del gioco. Il conte cerca la sua rivincita in lunghe partite a carte con Gennarino, il figlio del portiere, un bambino di otto anni che vorrebbe giocare con gli altri bambini, e che comunque continua a batterlo a scopa provocando scoppi di collera. Nell'ultima mano, il conte si gioca tutto, persino la giacca. Il bambino è stato preso per il ruolo durante le riprese dell'episodio delle pizze. Il piccolo garzone della gelateria Bilancione, Pierino, salivava nel veder friggere tutte quelle pizze che poi restavano spesso non mangiate. Non potendo più resistere ha esclamato, «Pizze per tutti, offro io!» De Sica incuriosito da tanta intraprendenza l'ha subito scritturato. Da grande Pierino diventa un importante artigiano gelataio di Posillipo, proprietario dell'omonimo bar. Ha ricevuto numerosi premi grazie al suo notissimo gusto alla nocciola. Adorato dai ragazzini di Piazza San Luigi, purtroppo se n'è andato nel 2000 a soli 54 anni.

Teresa

Teresa, interpretata da una splendida Silvana Mangano (Nastro d'Argento come miglior Attrice) è una prostituta originaria dei Castelli Romani, che un anonimo corteggiatore, giovane, bello e ricco, vuole sposare. Solo dopo la cerimonia a casa dello sposo, dove li aspetta un buffet con torta nuziale, alzatine di dolci e altre prelibatezze, Teresa scopre che il tutto è stato organizzato poiché l'uomo si sente in colpa per il suicidio di Lucia, una giovane spasimante non corrisposta. Sposando Teresa ed esponendosi al giudizio di tutti, il giovane Don Nicola si propone di scontare il suo peccato. Teresa, umiliata e offesa, fugge per tornare nella casa di tolleranza. Ritrovatasi sola, di notte, senza denaro e con la prospettiva di riprendere la vita di prima, scoppia in lacrime, disperata. Dalle finestre della casa di Don Nicola si sente intonare un coretto in suo onore, "Nannì, una gita ai Catselli". Manda giù l'orgoglio e torna indietro, accettando la nuova situazione.

Il professore

Eduardo De Filippo interpreta Don Ersilio Miccio, "venditore di saggezza". Per pochi spiccioli risolve problemi e dà consigli sempre giusti ed azzeccati a militari innamorati, fidanzati gelosi e parrocchiani in cerca di un epitaffio a effetto. Dispensa le sue perle con una recitazione sublime, mentre prepara abilmente la caffettiera napoletana col "coppetiello". Ma il problema del quartiere è come punire lo spocchioso nobile del luogo, che deve passare nel vicolo due volte al giorno con la sua grande automobile, rompendo il delicato equilibrio della comunità di residenti. Il suo consiglio, con tanto di dimostrazione pratica, è fargli un caratteristico sfottò: un semplice e ben piazzato pernacchio di testa e di petto. «Con un pernacchio come quello che vi ho fatto sentire io, si può fare una rivoluzione».

Il film, in versione restaurata digitale 4K, sarà proiettato in Prima mondiale martedì 27 agosto alle ore 21 in Sala Darsena al Lido di Venezia.

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