L'"orecchiettagate" prosegue in via dell’Arco Basso, nel cuore di Bari vecchia dopo che la strada, è finita, nei giorni scorsi, al centro di una controversia che ha scosso la città e messo in discussione uno dei suoi simboli culinari più amati. Ieri mattina, in risposta alle accuse di spacciare orecchiette industriali anziché fatte a mano come dichiarato, è scoppiata la protesta delle "signore della pasta" che hanno deciso di incrociare le braccia, lasciando vuoti i loro telai e silenziosa come non mai la via dove i turisti si accalcano proprio per acquistare uno dei prodotti vanto della tradizione gastronomica barese, trasformato in un terreno di scontro tra accuse di frode e preoccupazioni igieniche.
Orecchiettegate, lo sciopero delle pastaie
Tutto è partito da un video-denuncia di un turista che ha sollevato il sospetto che le orecchiette vendute come "fatte in casa" fossero in realtà industriali. La denuncia avrebbe scoperchiato un vaso di Pandora, scatenando un'ondata di inchieste giornalistiche e l'intervento delle autorità. Il giornalista Antonio Loconte, del quotidiano online Quinto Potere, ha dedicato ampio spazio al caso, portando avanti una sua indagine e subendo anche intimidazioni per il suo lavoro. Ma, il ritrovamento di scatoloni pieni di orecchiette industriali, provenienti da un panificio di Altamura, ha alimentato ulteriormente i sospetti.
L'amministrazione comunale, guidata dal sindaco Vito Leccese, si è trovata così a dover gestire una situazione delicata: da un lato, la necessità di tutelare la tradizione delle orecchiette, simbolo di Bari e importante attrattiva turistica; dall'altro, l'obbligo di garantire la trasparenza e la sicurezza alimentare per i consumatori.
Il caso si espande
La vicenda si è ulteriormente complicata con l'emergere di un'altra questione spinosa: le condizioni igieniche di alcuni "ristoranti casalinghi" situati proprio in via dell’Arco Basso che avrebbero offerto cene a base di piatti tipici a prezzi accessibili. Ad accendere i riflettori sulle presunte precarie condizioni igieniche di uno di questi "ristoranti", un servizio della trasmissione "Mi manda Rai Tre” che ha convinto la polizia locale ad avviare un’altra indagine separata per accertare la regolarità dell'attività di questi locali.
Le signore delle orecchiette: «Ma quale truffa»
Per rispondere alle accuse di frode e alle preoccupazioni per l'igiene che le "signore delle orecchiette" definiscono «solo fesserie», le pastaie hanno deciso di scioperare con "una rivolta" a intermittenza. Ieri mattina, nel vicolo dell’Arco basso, di fronte all'imponente Castello Svevo, i telai solitamente carichi di pasta e farina sono rimasti vuoti, privando i turisti della possibilità di acquistare le loro creazioni. Tutto è rimasto fermo fino alla fine della mattina, ricominciando poi nel pomeriggio per la gioia dei turisti.
Non c'è nessuna truffa - spiega arrabbiata e amareggiata Nunzia, simbolo delle pastaie del borgo antico - sono orecchiette essiccate artigianalmente, sono tutte fatte a mano, ma le dobbiamo far seccare per una questione di igiene. I turisti le portano a Parigi, in America, e hanno bisogno di quelle ben secche, perché sono resistenti e non si guastano nel trasporto». Altrimenti, è il rischio paventato dalle artigiane, si «formerebbe la muffa». Nunzia si rivolge anche al Comune di Bari e domanda: «Cosa dobbiamo fare, rinunciare a questo lavoro, a questa tradizione pluriennale? Dateci disposizioni, noi siamo pronti ad accoglierle perché vogliamo lavorare in maniera serena».
La sfida dell'Amministrazione barese
Le artigiane chiedono, infatti, all’Amministrazione di intervenire per regolamentare la vendita e garantire la tutela della loro attività. Il sindaco Leccese, dal canto suo, ha assicurato il suo impegno: ora la sfida per la città è quella di trovare un equilibrio tra la salvaguardia del patrimonio culturale, la garanzia della qualità e la sicurezza dei consumatori, promettendo un percorso virtuoso che coniughi tradizione, appeal turistico e rispetto delle regole.