Nel cuore di Abu Dhabi sorge dal 2017 una delle strutture architettoniche più particolari concepite dall’uomo: che ci crediate o meno, il suo nome è Museo del Louvre. Non si tratta di un caso di omonimia né di un plagio di basso rango, bensì di un’operazione voluta e concordata tra il governo francese e quello del paese arabo. Nello splendido edificio che sorge sull’isola Sa’diyyat sono infatti custoditi tesori dell’arte occidentale tanto quanto araba, e scopo del museo è proprio allentare le reciproche divergenze creando un percorso unico nella storia dell’arte. Il contributo francese non si limita al solo nome, ma anche a prestiti di opere d’arte, mostre speciali e consigli gestionali. In un’intervista sul progetto uno dei responsabili francesi dell’operazione disse: “Il soft power della Francia è la cultura”. Per chi non lo sapesse, il concetto di soft power si usa per descrivere l’abilità di un potere politico di persuadere, convincere e attrarre tramite risorse intangibili. Per fare un esempio, pensiamo agli USA che con Hollywood, la musica e la moda nel dopoguerra hanno influenzato la vita degli europei più di quanto avrebbero mai potuto fare con un’occupazione militare.
E l’Italia? Anch’essa ha un suo soft power, l’enogastronomia, l’unica vera influenza culturale nostrana in grado di coinvolgere trasversalmente chiunque nel mondo (non ce ne vogliano gli esponenti di realtà più elitiste come la moda o l’automobile) e a far provare sincero interesse e voglia di appartenenza alla nostra cultura in ogni angolo del globo.
On va déguster l’Italie
In questo anno di viaggi mancanti ci rendiamo conto di come e quanto il seme dell’amore per la cucina italiana sia piantato in fondo ai cuori, e lo dimostra in maniera eccellente il caso editoriale di On va déguster l’Italie. Questo libro, uscito il Francia a fine del 2020 ha infatti infranto ogni record e aspettativa, arrivando a esaurire due ristampe con più di sessantamila copie vendute in pochissimo tempo, con la terza edizione che vedrà gli scaffali proprio in questi giorni.
Dietro questo progetto dall’ambizione enciclopedica e dalle dimensioni monumentali si cela un team di lavoro, capitanato da François-Régis Gaudry, celeberrimo giornalista e critico gastronomico francese (dal 2010 conduce il programma On Va Déguster su France Inter oltre alla trasmissione Très Très Bon su Paris Première), che firma l’opera insieme ad Alessandra Pierini, Ilaria Brunetti, e Stéphane Solier. Questo comitato editoriale ha raccolto i contributi di 159 collaboratori (63 francesi e 96 italiani, 80 donne e 79 uomini), ognuno dei quali esperto in una determinata tematica, per approfondire nel dettaglio l’alimentazione del nostro paese, partendo dalla materia prima fino alle specifiche di servizio e alle tradizioni regionali legate a ogni aspetto del mangiare e del bere.
On va déguster l’Italie: ricette, prodotti, personaggi ed eventi
All’interno del volume si approfondiscono ben 350 soggetti, suddivisi e accompagnati da 1.272 schede prodotto, e 265 ricette. Si passa in un alternarsi armonioso dai ritratti di personaggi e aneddoti storici (da Artusi a Bottura, passando per Casanova e per la cucina futurista) all’analisi dei diversi tipi di pomodori o di grissini esistenti, in un alternarsi di nozioni teoriche e ricette pratiche che rende l’opera vivace.
Con lo scopo di fare cultura anche su gli “errori” più comuni commessi dagli chef (amatoriali e non) d’oltralpe, nel libro si risponde a domande che a noi sembrano scontate ma che per il pubblico internazionale possono non esserlo, come ad esempio “Perché la crema alla carbonara è un crimine?” “Qual è la differenza tra cappuccino, macchiato e mocaccino?” “Leonardo da Vinci era vegetariano?” “Come riconoscere un panettone artigianale? “La forchetta viene davvero dall'Italia”?
Nonostante l’aspetto da vocabolario, l’opera è nell’insieme estremamente scorrevole, grazie alle moltissime foto e infografiche presenti, che rendono il libro divertente e affascinante, in un alternarsi di Arcimboldi scomposti e disegni in bianco e nero, fino ad arrivare alle procedure guidate scatto dopo scatto per preparare gli impasti per la pizza oppure per gli gnocchi alla romana.
Non solo cucina
Ci sono, infine, continui i riferimenti ad “altri mondi” dell’eccellenza italiana, e le loro interconnessioni con la gastronomia: si va dalle sfilate di moda al cinema di Fellini, dalla commedia dell’arte all’Opera, da Casanova al calcio. Un turbinio di riferimenti culturali che, visto da questo lato delle Alpi, appare quasi inaspettato, costringendo noi italiani a metterci davanti a uno specchio, facendoci rendere conto della nostra meravigliosa ossessione per il cibo che contamina tutto quello che facciamo.
Negli ultimi anni la cucina italiana in Francia ha fatto un salto notevole, passando da cucina “etnica” a “cucina di tutti i giorni”, entrando nelle case e nelle abitudini del quotidiano delle persone. Se il nostro paese è spesso debole nel difendersi dagli attacchi internazionali inferti dall'italian sounding, opere di questo tipo ci aiutano a capire che non siamo soli in questa battaglia, e che la cultura dell’alimentazione è sempre più prioritaria nella scelta degli acquisti gastronomici. Un risultato di cui in qualche modo dovremmo essere orgogliosi.
a cura di Federico Silvio Bellanca