Vino di nuovo nel mirino dell’Organizzazione mondiale della Sanità. Secondo l’ultimo report Commercial determinants of non-communicable diseases in the Who European Region (Determinanti commerciali delle malattie non trasmissibili nella regione europea della World Healt Organisation) pubblicato nei giorni dall’Oms, solo quattro settori industriali sarebbero responsabili di 19 milioni di morti l’anno a livello globale, ovvero il 34% di tutti i decessi. I settori in questione sono petrolio, tabacco, alcol, cibo ultra-processato.
Oms: “Le industrie dell’alcol e del cibo manipolano la scienza”
Non usa mezzi termini l’Oms che, viste le tempistiche, sembra voler dettare l’agenda al prossimo Parlamento europeo: «Quattro industrie uccidono ogni giorno almeno 7000 persone solo in Europa. Le stesse grandi entità commerciali bloccano la regolamentazione che proteggerebbe il pubblico da prodotti e marketing dannosi - ha dichiarato il direttore dell’Oms per l’Europa Hans Henri P. Kluge - Le tattiche dell'industria includono lo sfruttamento di persone vulnerabili attraverso strategie di marketing mirate, ingannando i consumatori e facendo false affermazioni sui benefici dei loro prodotti, fino a manipolare le evidenze della ricerca».
Parole durissime che vanno, poi, a colpire la stessa politica: «Ad oggi, le azioni dei singoli governi e delle organizzazioni intergovernative sono state insufficienti per prevenire o limitare queste pratiche commerciali dannose. L’Oms Europa lavorerà con i responsabili politici per rafforzare le tattiche di protezione e riduzione dell’influenza dannosa dell’industria». Già nel Piano presentato nel 2022, la stessa Oms prevedeva una riduzione dei consumi di alcol del 10% entro il 2025.
L'Oms elogia la legge Èvin e l'etichetta irlandese
Tra le case history positive riportate nel Report c’è, ad esempio, la legge Èvin francese che proibisce la pubblicità di vino e alcolici. Legge che, si legge nel Rapporto «ha dovuto affrontare una forte opposizione da parte dell’industria dell’alcol, che ha utilizzato strategie di lobbying a lungo termine e argomentazioni attentamente costruite per indebolirne la progettazione, l’attuazione e l’efficacia».
Un capitolo è, invece, dedicato al prezzo minimo sull’alcol adottato in Scozia, ricordando come la misura sia stata ostacolata dall’Ue e dalle stesse lobby dell’alcol in nome delle «presunte violazioni delle norme del mercato unico». Non manca, infine, il riferimento agli alert in etichetta introdotti dall’Irlanda – indicati come un modello da seguire - che però, ricorda l’Oms sono stati soggetti «alla pressione incessante esercitata sui legislatori irlandesi, in un tentativo di opporsi e modellare la legislazione, cercando di sfruttare a livello internazionale le leggi sul commercio e sul mercato interno dell’Ue».
Infine, l’invito, all’azione rivolto ai 53 Stati membri dell’Unione Europea affinché affrontino la grave minaccia delle malattie non trasmissibili contrastando l’influenza commerciale a tutti i livelli e imponendo normative più severe.
Chi pensava che la minaccia degli alert in etichetta anche sul vino (così come oggi avviene per le sigarette) fosse ormai superata, dovrà ricredersi: è solo l'inizio. E l’Oms non sembra disposta a trattare.