Dopo una pausa di due anni dovuta alla pandemia Covid-19, sabato 9 e domenica 10 aprile si è svolta a Magré la 23ª edizione di Summa. La tenuta di Alois Lageder ha riaperto le porte degli storici edifici di Casòn Hirschprunn e Tòr Löwengang agli appassionati del mondo del vino. Quest’anno erano 99 le cantine presenti, provenienti da Italia, Germania, Austria, Francia, Nuova Zelanda, Repubblica Ceca, Ungheria, Portogallo e Spagna. Una selezione di produttori, che da tempo ha sposato una filosofia legata al concetto di sostenibilità aziendale, basata su pratiche ispirate all’agricoltura biologica e biodinamica. Oltre alla possibilità di degustare i vini delle varie cantine, quest’anno la manifestazione ha proposto un interessante programma di Masterclass dedicate al Cabernet Sauvignon Cor Römigberg di Lageder, al Riesling Schlehdorn di Peter Jakob Kühn e a una prestigiosa selezione di vini di Bordeaux, da Paullac a Pomerol, dalle annate dal 1989 al 2000. Di Summa e di quest’anno particolare di ripartenza, abbiamo parlato con Helena Lageder, che da alcuni anni affianca il padre Alois nella gestione della tenuta di famiglia.
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Quest’anno si celebra la 23ª edizione di Summa, come è nata l’idea?
Venticinque anni fa mio padre ha deciso non partecipare più a Vinitaly, perché aveva l’impressione di non avere tempo di parlare con i clienti durante la fiera. Era una manifestazione troppo grande e dispersiva, con troppa gente, frequentata da professionisti del settore ma anche molti privati. Allora ha deciso di portare i clienti top da Verona alla Tenuta di Magré per una cena. Da quella cena è nata l’idea di creare un appuntamento annuale. L’anno seguente si sono aggiunti quattro produttori francesi e in seguito si è deciso di allargare progressivamente l’evento a produttori che condividevano la stessa filosofia e la stessa visione del mondo del vino. Da una semplice cena siamo arrivati oggi a una manifestazione con 99 produttori provenienti da 10 Paesi del mondo.
Nonostante sia cresciuta molto, Summa ha saputo conservare lo spirito originario e conviviale di un ritrovo di amici...
Sì, la sensazione è ancora oggi di essere una piccola famiglia che da tantissimi anni condivide lo stesso progetto. La qualità dei produttori è cresciuta molto nel corso degli anni, così come anche il livello dei partecipanti alla manifestazione, sempre più attenti e competenti. Soprattutto quest’anno, dopo due anni di pandemia, c’è una grande energia e una grande voglia in incontrarsi e di ricominciare.
Cosa hanno significato questi due anni di pandemia?
Sia a me che a mio fratello Clemens è mancata molto la possibilità di viaggiare, di incontrare i nostri clienti e i nostri partner commerciali. All’inizio c’era la voglia di progettare molte cose soprattutto sulla parte online e digitale per compensare l’impossibilità di incontrare persone dal vivo. Dopo il primo anno Clemens e io abbiamo deciso di selezionare i progetti più importanti per non disperdere inutilmente energie. Abbiamo deciso di non inventarci niente di nuovo, ma di fare tutto quello che stiamo già facendo cercando di ottimizzarlo e puntando alla massima qualità.
Per quanto riguarda il digitale è cambiato qualcosa nell’azienda in questi ultimi due anni?
Già prima del Covid eravamo attenti alla comunicazione digitale e al lavoro sui social media. In questi due anni, il mondo digitale ci ha permesso di mantenere i rapporti con importatori e clienti di tutto il mondo, di tenere vivo e di alimentare anche lo storytelling sulla nostra realtà aziendale e familiare, che offre molti spunti narrativi.
In questi ultimi anni avete portato aventi nuovi progetti sperimentali sui vitigni?
Abbiamo cominciato 30-40 anni fa questo lavoro di sperimentazione e selezione dei vitigni per valutarne l’adattamento alle condizioni pedoclimatiche dell’Alto Adige, anche in considerazione del cambiamento climatico in atto. Oggi stiamo raccogliendo i risultati, puntando soprattutto su viognier e tannat, che sono molto adatti alla nostra zona e hanno dato i migliori risultati in assoluto. Allo stesso tempo stiamo lavorando molto anche sulla schiava e sul pinot grigio per cercare di valorizzarli al meglio. Per noi è sempre importante cercare di lavorare nel modo più naturale possibile, trovare nuove soluzioni per preservare la freschezza, mantenere il nostro stile basato su vini eleganti, verticali, vibranti, con buona struttura e carattere.
Come vedi Summa nei prossimi anni?
La manifestazione ha un’identità consolidata, ma ogni anno ci piace inserire qualcosa di nuovo. In futuro mi piacerebbe proporre seminari e approfondimenti con professionisti non soltanto del settore del vino, magari coinvolgendo un biologo, un geologo o un esperto di cambiamenti climatici. Trasformare Summa in un vero simposio di più ampio respiro, che non si occupi solo del vino ma anche di altri temi legati al nostro mondo.
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I dieci migliori assaggi di Summa 2022
- Champagne Extra Brut Cuvée Louis 2004, Tarlant
- Comtes De Campagne Blanc de Blancs 2011, Taittinger
- Trento Doc Monsieur Martis Rosé Brut 2017, Maso Martis
- Bairrada Vinhas Velhas 2018, Niepoort
- Riesling Trocken Hallgarten Hendelberg 2020, Peter Jakob Kühn
- Pergole Torte 2019, Montevertine
- Etna Rosso N’Anticchia 2017, Pietro Caciornia
- Camp Gros Martinenga Riserva 2016, Tenute Cisa Asinari Marchesi di Gresy
- Caiarossa 2018, Caiarossa
- Monteverro 2018, Monteverro
a cura di Alessio Turazza
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