Di solito è difficile rintracciare le origini di un trend online, ma stavolta ci sono un nome e un luogo. A inventare il bulletproof coffee, la miracolosa bevanda «a prova di proiettile» a base di caffè e olio di cocco che sta impazzando sui social, è stato Dave Asprey negli Stati Uniti. L’autore è famoso per aver creato la dieta Bulletproof, e anche per essere stato uno dei primi ad aver adottato l’e-commerce, già nel lontano 1994: insomma, è noto per tanti aspetti ma non per essere un nutrizionista.
Bulletproof coffee
I suoi consigli sono stati ripresi soprattutto dai fautori della dieta chetogenica, ma aspramente criticati da molti dietologi e medici nutrizionisti. Una delle sue trovate è appunto il bulletproof coffee, che ora ha trovato nuova vita tra i video di TikTok. Consiste in un mix di caffè e olio di cocco che promette di essere il rimedio perfetto alla fame. Ma è proprio così? «Le basi scientifiche, come sempre in questi casi, ci sono» spiega Tiziana Stallone, biologa nutrizionista e presidentessa Enpab (Ente Nazionale Previdenza Assistenza Biologi), «ma un prodotto funzionale non fornisce automaticamente la ricetta salva-vita».
Caffè, il termogenico che riduce il senso di fame
È successo con le bacche di goji, con l'avocado, ora è il tempo dell’olio di cocco a colazione, «un prodotto che non è parte della nostra cultura e che per questo risulta ancora più ammaliante, se unito a qualcosa di familiare come il caffè». Quest’ultimo è un «termogenico, ovvero attiva il metabolismo aumentando un po’ la temperatura e riducendo il senso di fame». Il caffè, inoltre, «ha un impatto sull’efficienza cognitiva e la lucidità mentale delle persone, la letteratura scientifica è piena di casi di sportivi che migliorano la performance dopo un espresso doppio».
Olio di cocco, una fonte di energia pronta all'uso
L’olio di cocco, invece, ha dei buoni acidi grassi saturi a catena corta, «che non danneggiano il cuore e non aumentano il colesterolo cattivo». Soprattutto, questi grassi «rappresentano una buone fonte di energia». L’olio di cocco, spiega la nutrizionista, «non viene accumulato ma bruciato nei mitocondri, e aiuta a fermare il senso di fame perché non ci sono cali glicemici».
Gli acidi grassi a catena corta funzionano «come fossero predigeriti, pronti all’uso per gli sforzi da compiere». Per questo sono prediletti nelle diete chetogeniche, «ma non serve scomodare l’olio di cocco per averli». Il burro, per esempio, ne è pieno: «L’acido butirrico viene spesso raccomandato agli sportivi. Un velo di burro buono sul pane con un po’ di miele prima dell’attività fisica rappresenta uno spuntino sano e nutriente».
L'impatto ambientale per una bevanda non necessaria
Insomma, «non c’è nulla di sbagliato a livello teorico, ma le prove scientifiche sul mix tra caffè e olio di cocco non sono sufficienti per gridare a chissà quale miracolo». Come sempre, tutto cambia a seconda di come si costruisce l’alimentazione, «non serve un caffè a prova di proiettile, basta avere un buon equilibrio e un pizzico di buon senso». Senza sottovalutare l’impatto ambientale, che nel caso delle piantagioni di palme da cocco non è affatto irrilevante: «Direi che possiamo farne a meno, soprattutto considerando che gli stessi benefici si ottengono con altri prodotti e con un'alimentazione più semplice».