Il 2014 parte bene per il comparto dell'olio d'oliva italiano, sia sul mercato interno sia su quello straniero. Decisamente meglio del 2013, annata in cui le aziende hanno commercializzato il 3,5% in meno in Italia e il 14,7% in meno all'estero. Le prospettive per l'anno in corso sono buone, anche se preoccupa lo svantaggio competitivo nei confronti dei concorrenti stranieri, soprattutto la Spagna. Il messaggio arriva dall'assemblea di Assitol (Associazione italiana dell'industria olearia, aderente a Confindustria), che ha presentato a Roma il monitoraggio degli oli di oliva e di sansa.
Nel 2013, l’Italia mantiene la leadership mondiale nell’olio confezionato. "Ma le imprese soffrono sempre di più nella competizione internazionale, rispetto alla Spagna, concorrente storico dell’industria italiana" ha fatto notare il neo presidente di Assitol, Giovanni Zucchi "e ai Paesi emergenti (Nord Africa, Australia, Stati Uniti)". Il motivo? La rigidità del sistema-Paese, che mette in difficoltà le aziende, abituate a confrontarsi con il mercato "ma sempre più svantaggiate rispetto alla concorrenza straniera". Ma c'è di più: una filiera divisa internamente che impedisce di realizzare una promozione complessiva dell’olio d’oliva nei principali mercati. "Correre da soli non fa bene e i nostri competitors possono contare su un sistema nazionale che valorizza l’intero settore oleario, difendendolo in caso di attacchi esterni e di polemiche pretestuose. Uno svantaggio competitivo che dobbiamo cercare di colmare, ognuno con un passo verso l’altro".
Nello specifico, nel corso del 2013, sono state commercializzate sul mercato italiano 94.329 tonnellate di oli di oliva e di sansa (-3,5% sul 2012). L’extravergine con 69.730 tonnellate ha rappresentato il 73,5% degli oli venduti, seguito dall’olio di oliva (22,5) e dalla sansa (2,3%). I più venduti, fa sapere Assitol, sono gli oli convenzionali, ovvero le grandi marche italiane, con 69.370 tonnellate (il 91,6% della categoria). L'olio "100%" italiano si attesta a 4.543 tonnellate (6,5% del settore), mentre biologico e Dop/Igp rappresentano l’1,9% delle vendite di extra in Italia (1.270 tonnellate). La Gdo resta il principale canale di vendita per il comparto. Sul fronte export, il 2013 ha visto scambiati oltre confine 117.898 tonnellate di oli di oliva e sansa (-14,7%). Elemento, questo, che ha messo in difficoltà il comparto da sempre caratterizzato da una vocazione internazionale. L’extravergine, nel 2013, ha perso il 15,4 dell’intera categoria: in calo gli oli convenzionali (-25,4%), quelli di origine italiana (-25,4%) e il biologico (-23,3%).
Ma la tendenza si è invertita negli ultimi mesi. Stando al monitoraggio del periodo novembre 2013 – aprile 2014, Assitol rileva una tendenza positiva: "C'è stata una robusta crescita a due cifre degli extravergini di oliva rispetto all'anno precedente, dovuta principalmente alle marche italiane. E il dato positivo inizia a confermarsi anche per le esportazioni, che registrano una discreta ripresa nei primi mesi dell’anno, con segni di rafforzamento in aprile".
A cura di Gianluca Atzeni