«Ci volevano un mare di soldi e non li avevamo. E poi quello in frantoio era un mestiere che si tramandava di generazioni, non potevi di punto in bianco entrare nel mondo dei frantoiani». Se c'è una cosa che ad Antonio Carbone e alla sua famiglia non è mai mancata è l'ostinazione. Entrata quest'anno per la prima volta nella guida Oli d'Italia 2024 del Gambero Rosso, presentata a Verona anche quest'anno in occasione del Vinitaly - Sol Agrifood, l'azienda olearia Fratelli Carbone ha ottenuto il riconoscimento come "Novità dell'anno", ma la storia di questa azienda è stata caratterizzata da tanti sacrifici e una grande forza di volontà.
I sacrifici di una famiglia
Una storia nata una quindicina di anni fa quando Antonio decide di aprire un frantoio oleario, attratto da quel tipo di lavoro figlio di una grande passione per gli ulivi. «Nel periodo della raccolta i frantoi erano strapieni e le nostre olive rimanevano stoccate per giorni prima di essere lavorate, producendo un olio pessimo. Pensai di poter aprire un frantoio mio, in modo da lavorare subito le mie olive e avere un reddito supplementare dalla lavorazione di olive di terzi. Dato che nella nostra zona tutti i frantoi erano a presse e la gente voleva quel sistema, avremmo optato per un impianto tradizionale».
Dopo varie peripezie economiche, soprattutto legate alle banche restie a rilasciare finanziamenti nel periodo della crisi del 2008, si comincia ad avviare il progetto grazie anche ai prestiti di qualche amico di famiglia. «Abbiamo messo insieme tutte le forze della famiglia, ogni mese facevamo i salti mortali per pagare mutuo, leasing e prestiti, i primi cinque anni sono stati un inferno. Pensa, io facevo il pizzaiolo a Matera, 40 chilometri dal mio paese e calcolavo di passare per una strada anziché dall’altra, in modo da non scalare marcia e risparmiare un euro al giorno di benzina».
Avanguardia e vendita online
Sacrifici e determinazione, ma poi arriva la consapevolezza di non aver scelto l'impianto oleario giusto. «Piano piano riusciamo a pagare i debiti più importanti e con l’esperienza capiamo che il frantoio a presse non ci avrebbe mai fatto produrre un olio di qualità». Da qui nasce la decisione di eliminare l’impianto tradizionale e passare a uno moderno a ciclo continuo. La qualità dell'olio migliora nettamente e con l'avvento della pandemia l'azienda si organizza con un negozio online grazie al quale riesce a ritagliarsi una clientela fedele.
Diversificare l'offerta nel corso dell'anno
«Acquisire un cliente costa molto, la sola vendita di olio non basta, per questo ho creato un altro brand “Donna Carmela, la dispensa della nonna lucana” dove proponiamo ai nostri già clienti, prodotti di nicchia come i salumi del suino nero lucano in inverno, il caciocavallo stagionato in grotta in primavera, la passata fresca in estate, mentre in autunno si spinge sull’olio con la prenotazione e la vendita vera e propria. Devo dire che in questo modo siamo in grado di lavorare tutto l’anno, organizzando i mesi in vari lanci di prodotti», ci dice Antonio.
Il futuro dell'olio dei Fratelli Carbone
Anche sui prossimi passi da affrontare Antonio ha le idee abbastanza chiare: «Stiamo lavorando sul territorio per evitare l’abbandono degli uliveti e l’unica strada è l’alta qualità. Da un lato incentiviamo gli agricoltori a curare gli ulivi, garantendogli un prezzo di vendita che sia remunerativo per le loro aziende, dall’altra stiamo apportando continue modifiche alla lavorazione per cercare di migliorare costantemente il prodotto. Quello che dobbiamo fare è riformare i nostri uliveti, lavorare le olive in modo da produrre un olio eccellente e venderlo al giusto prezzo».