Il settore vinicolo mondiale ha ritrovato il proprio equilibrio nel corso del 2013, ma per i consumi la ripresa sperata continua a tardare. Il bilancio pubblicato nei giorni scorsi dall'Oiv, l'organizzazione internazionale della vigna e del vino, ha due facce: da un lato i record produttivi di Spagna, Sud Africa, Cile e Nuova Zelanda, il vigneto Ue che ha cessato di ridursi, quello cinese e sudamericano che continuano a crescere, l'Argentina che ritrova una produzione consona al suo potenziale; dall'altro, un consumo mondiale che si stabilizza a 238,7 milioni di ettolitri.
Nel dettaglio, la produzione mondiale di vino nel 2013 è cresciuta dell'8,5% a 276,6 milioni di ettolitri. Quattro i Paesi che hanno fatto il botto: esclusi i mosti, la Spagna è stimata a 42,7 mlh, il Sud Africa a 11 mhl, il Cile a 12,8 mhl e la Nuova Zelanda a 2,5 mhl. Italia (45), Francia (42) e Spagna detengono il 47% della produzione globale. Gli Usa chiudono il 2013 con 22 mhl di vino, l'Argentina a 15 mhl rispetto agli 11,8 mhl del 2012 (+27%); Sud Africa che sfiora 11 mhl (contro 10,6 mhl del 2012, +4%); in recupero l'Australia a 12,5 Mhl (+1%); in calo di 2,1 mhl la Cina a 17,7 mhl (-15%). Stabile la superficie viticola mondiale a 7,43 milioni di ettari. In Europa, la fine del periodo di estirpazione ha interrotto l'erosione a 3,48 milioni di ettari. Mentre continuano a crescere, come negli anni precedenti, sottolinea l'Oiv, i vigneti cinesi (+20 mila ettari) e quelli dell'America del Sud (+3 mila ettari in Argentina e +2 mila ettari in Cile).
a cura di Gianluca Atzeni