Lotta allo spreco, un dovere morale
Ammonta a 145 Kg il cibo che si butta ogni anno in famiglia, per una spesa complessiva di 360 euro: questa la stima di Andrea Segrè, fondatore di Last Minute Market, progetto che ha come obiettivo la quantificazione degli sprechi commestibili legati alla grande distribuzione del settore alimentare per promuoverne un riutilizzo all'interno dei circuiti della solidarietà. “Ma c'è un'evoluzione positiva”, aggiunge Segrè. “ Secondo gli ultimi monitoraggi, il 22% dei cittadini mette in atto comportamenti virtuosi di prevenzione e rispetta l'ambiente, e il 57% dimostra fattiva attenzione alla questione”. Perché quello della lotta allo spreco è un tema caldo, sotto la lente di ingrandimento delle associazioni di categoria e del Ministero delle Politiche agricole e alimentari. Il Ministro dell'Agricoltura Maurizio Martina ha già espresso più volte negli anni la sua volontà di contenere questo fenomeno e, in occasione della giornata di prevenzione dello spreco alimentare promossa dal Ministero dell'Ambiente con la campagna Spreco Zero lo scorso 5 febbraio 2017, ha ribadito: “Siamo impegnati per arrivare a 1 milione di tonnellate. Un dovere morale, una scelta civile. E ognuno è chiamato a fare la sua parte”. Perché è impellente – ora più che mai – la necessità di “riflettere sulle nostre abitudini quotidiane” e arrivare a una nuova “cultura del cibo”, più consapevole, “che cresca anche tra le nuove generazioni. Da qui parte la nostra sfida, in un percorso di sensibilizzazione iniziato con Expo Milano 2015”.
Dalla legge Gadda a oggi: le soluzioni anti-spreco
Percorso che è proseguito poi lo scorso anno con l'approvazione della Legge Gadda, una norma incentrata sulla semplificazione burocratica e sugli incentivi per i comportamenti virtuosi: un provvedimento necessario per far fronte a una piaga che solo in Italia vale 12 miliardi di euro l'anno. “Abbiamo reso più conveniente per le aziende donare che sprecare, abbiamo rafforzato il tavolo indigenti che, caso unico in Europa, riunisce al Ministero istituzioni, organizzazioni di categoria ed enti caritativi”, continua Martina. E a differenza di altri Paesi, “abbiamo preferito incentivare il recupero piuttosto che punire lo spreco”. E grazie a questa impostazione intelligente “raccogliamo già ogni anno 550mila tonnellate di cibo e lo doniamo a chi ne ha bisogno”. Fra i cibi più sprecati, l'Osservatorio Waste Watcher posiziona in vetta alla classifica la frutta (31%), seguita dall'insalata (29%), e poi da verdure, pane, affettati e formaggi. In fondo, uova, salse e dolci, che rappresentano solo un 4%. Come contrastare questo fenomeno? Cominciando a fare un salto di qualità in casa, dove si registra il 50% degli sprechi totali.
Inoltre, l'Università di Bologna, in collaborazione con il consorzio Bestack (consorzio non-profit imballaggi in cartone ondulato), ha sperimentato un packaging in grado di allungare la shelf life – che sarebbe a dire il tempo di conservazione in buono stato – di alcuni prodotti ortofrutticoli. In che modo? Si tratta di una soluzione aggiunta all'imballaggio di cartone e ricca di oli essenziali naturali (oggetto del brevetto) utili per combattere la marcescenza di frutta e verdura prima che il prodotto venga confezionato. A condurre il progetto di ricerca, la professoressa Rosalba Lanciotti, attualmente in attesa dei risultati delle verifiche per l'industrializzazione del progetto.
a cura di Michela Becchi