Come si nutre un impero. Dalla produzione alla tavola
Nell'anno di Expo anche Roma continua a portare il suo contributo alla causa della cultura alimentare. E lo fa a suo modo, ripercorrendo la storia che l'ha resa grande agli occhi del mondo, quella di un impero romano che non è solo campagne di conquista e maestose opere edilizie, ma anche gesti quotidiani, costume popolare e attitudine commerciale. Tre sfere della vita sociale e familiare che oggi gli studiosi dell'antichità ricostruiscono attraverso una grande mole di reperti, testi e documenti materiali rinvenuti nei principali siti archeologici d'Italia e del mondo, e che molto hanno a che vedere con le abitudini alimentari di una popolazione numerosa e cosmopolita, alle prese con il cibo in occasioni conviviali, cerimonie ufficiali, rituali religiosi, politiche commerciali, oltre che nella vita di tutti i giorni.
Rotte commerciali e status sociali. Storie di vita quotidiana
La mostra Nutrire l'Impero. Storie di alimentazione da Roma a Pompei si propone di tracciare un quadro complessivo sull'alimentazione al tempo dei Romani, esponendo negli spazi del Museo dell'Ara Pacis reperti archeologici, plastici, ricostruzioni e apparati multimediali, che condurranno i visitatori sulle tracce della prima globalizzazione dei consumi nella storia dell'umanità. Non solo cosa e come si mangiava, ma anche come si provvedeva all'approvvigionamento, al trasporto, alla conservazione delle risorse su un territorio vasto come quello imperiale dell'età d'oro, quando la stabilità ritrovata con la pax romana determinò una delocalizzazione della produzione dei beni primari in tutto il bacino del Mediterraneo.
Vini in arrivo da Cipro e dalla Gallia (senza dimenticare una viticoltura campana già prestigiosa all'epoca), olio prodotto in Andalusia, miele greco e garum prodotto in più aree dell'impero, dal Portogallo a Pompei, al Nordafrica; la cospicua produzione di pane, invece, era resa possibile da un fitto scambio via mare con le coste dell'Egitto, dove si coltivava il grano stoccato su grandi navi alla volta dell'Italia. E in questa disamina di archeologia dei consumi ampio spazio è stato attribuito alla caratterizzazione dei ceti sociali, indagando le abitudini alimentari in voga a Roma e nell'area del Vesuvio (prolifica di importanti testimonianze), tra distribuzioni gratuite dei beni di prima necessità che concedevano respiro alla plebe della metropoli e banchetti sfarzosi che ogni giorno animavano le domus dei patrizi, nelle ricche cittadine di Pompei ed Ercolano.
La mostra. Mappe, plastici, piatti d'argento e focacce carbonizzate
Si passa così dalla ricostruzione in grafica digitale del Porto di Traiano allo street food ante litteram servito in popinae e thermopolia (bar e taverne dell'epoca), al corredo da tavola in argento – il cosiddetto Tesoro di Moregine – rinvenuto a Pompei. E per finire, qualche rudimento di economia domestica, con un focus su diffusione e prezzi degli alimenti più consumati nell'impero (ricostruito grazie all'Editto di Diocleziano). In mostra anche i celebri resti organici cristallizzati nel tempo dall'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., dalle focacce appena sfornate ai piselli decorticati. La mostra, con il coordinamento scientifico di Claudio Parisi Presicce e Orietta Rossini, sarà aperta al pubblico dal 2 luglio al 15 novembre.
Nutrire l'Impero | Museo dell'Ara Pacis, Lungotevere in Augusta, Roma | dal 2 luglio al 15 novembre 2015, tutti i giorni dalle 9.30 alle 19.30 | biglietto mostra 11 euro | www.arapacis.it