L’ultimo anno di Shake Shack
Come risponde alla crisi della ristorazione una delle più celebri catene di fast food made in USA? Now Serving è l’iniziativa promossa da Shake Shack, insegna che a partire dal 2004 – quando apriva il primo chiosco in Madison Square Park, a New York, su iniziativa di Danny Meyer – ha dimostrato all’America come il modello del fast food possa conciliarsi con una proposta di qualità. Oggi la catena conta quasi 190 punti vendita in tutti gli Stati Uniti, e fa sapere che nei prossimi due anni, nonostante la battuta d’arresto degli ultimi mesi, il numero delle filiali crescerà del 45% (90 le nuove aperture in programma), grazie a un piano di sviluppo ambizioso per raggiungere nuovi mercati del Paese. All’inizio della pandemia, Shake Shack, per bocca di Meyer, si era fatta portavoce del movimento di protesta contro la disparità degli aiuti economici promessi dall’allora presidente Trump all’industria della ristorazione, cui solo grandi catene e gruppi alberghieri avevano facilmente avuto accesso, a discapito delle piccole realtà indipendenti. Tra i fortunati, anche il fast food che fa capo all’Union Square Hospitality Group aveva rapidamente ottenuto sovvenzioni per una cifra pari a 10 milioni di dollari, scegliendo però di restituirli una volta scoperta la falla del sistema.
Now Serving. Panini da chef
Ora, il gruppo si rende protagonista di una nuova iniziativa per dimostrare il proprio sostegno al settore (e ai suoi lavoratori) drammaticamente colpito da chiusure e restrizioni che solo nelle ultime settimane, negli Stati Uniti, si stanno stemperando, per merito di un’efficace campagna vaccinale. Now Serving si concretizza come una collaborazione con diversi celebri chef USA che contribuiranno a rinnovare la carta di Shake Shack per un solo giorno, nella città in cui ognuno di loro opera. Ma il ricavato di questi menu pop up servirà, in gran parte, a finanziare le associazioni no profit che operano sul territorio, come quelle impegnate a supportare economicamente le famiglie dei lavoratori della ristorazione rimasti a casa nell’ultimo anno, o le organizzazioni che operano per contrastare la crisi alimentare galoppante. Per i fan di Shake Shack, il progetto sarà anche un’occasione per scoprire nuove interpretazioni d’autore dei classici della catena, che non è nuova a coinvolgere grandi nomi della ristorazione (nel 2014, al chiosco storico di New York passò anche Massimo Bottura, con il suo Emilia Burger).
Il sostegno all’industria della ristorazione
Anche stavolta, hanno aderito all’iniziativa figure di primo piano della cucina statunitense, da Junghyun Park – geniale chef patron di Atomix e Atoboy a New York – a Dominique Crenn, che proporrà il suo twist nelle filiali di San Francisco. Il primo a cimentarsi con l’operazione, a Houston, è stato Chris Shepherd, chef del ristorante Underbelly Hospitality nella città texana, con il suo panino di patate al pollo fritto con marmellata di bacon piccante, salsa di jalapeno sottaceto, peperoncini e lattuga: il ricavato della giornata è andato alla Southern Smoke Foundation, associazione recentemente impegnata a sostegno della ristorazione, che alla fine del 2020 ha beneficiato di una ricca donazione da parte di David Chang, dopo la sua vittoria al quiz Chi vuole essere milionario. Il calendario di Now Serving proseguirà una volta al mese, toccando Atlanta, New York (per due volte, a maggio e settembre), Chicago e San Francisco. “Siamo entusiasti di collaborare con alcuni dei migliori chef del paese per questa serie, aiutando al contempo la comunità della ristorazione in questo periodo difficile", ha ribadito il direttore gastronomico di Shake Shack Mark Rosati, non escludendo di aggiungere nuove date e collaborazioni nel corso del 2021.