"Dealcolati? Siamo pronti a investire anche in Italia". Nel bilancio di Zonin1821 i vini no-low guadagnano spazio

27 Feb 2025, 13:47 | a cura di
A due anni dal lancio della linea Zonin zero, l'amministratore delegato Pietro Mattioni traccia un primo bilancio e racconta le prossime novità

Cresce l'interesse della grande distribuzione per i dealcolati e cresce, allo stesso tempo, la possibilità di attivare una produzione in Italia di vini no-low alcol. Parola di Pietro Mattioni, amministratore delegato di Zonin1821, storico gruppo veneto che nel 2024 ha visto incrementare i suoi ricavi dalle vendite di vino da 195 a 210 milioni di euro. Il manager, per il settimanale Tre Bicchieri del Gambero Rosso, ha provato a tracciare un bilancio della categoria no-low, a due anni dal lancio al Vinitaly 2023 di due etichette dealcolate, riflettendo sul ruolo dei nuovi consumatori ma anche sulle possibilità di crescita di questo specifico segmento, che anche l'Italia d'ora in avanti potrà sfruttare come arma in più sui mercati e che proprio la distribuzione moderna sta guardando con interesse, come emerso dai pareri raccolti da Gambero Rosso nei mesi scorsi.

Partiamo dalla vostra esperienza sui dealcolati.

In occasione del Vinitaly 2023, abbiamo presentato a marchio Zonin due innovazioni di prodotto: un Limoneto Spritz e un dealcolato il cui nuovo nome è "Zero Zonin". Nel corso di questi due anni, abbiamo investito per migliorare sempre più il gusto: uno degli elementi fondamentali, insieme a prezzo e distribuzione, per consolidare la presenza di questi prodotti nelle abitudini di consumo dei consumatori.

Come sono andate le vendite in questo biennio?

Il nostro dealcolato, nel corso di questi due anni, ha avuto come principali mercati l’Europa con i paesi Baltici, la Germania e l’Austria e Uk. Nel 2024, invece, è iniziata la distribuzione anche in altri mercati strategici come Stati Uniti e Canada.

Prevedete uno spostamento della produzione sul territorio italiano, come già annunciato da altri player tra cui il gruppo Schenk Italia?

Dal punto di vista della produzione, in questo momento ci stiamo focalizzando su ricerca e sviluppo per migliorarne le caratteristiche organolettiche del nostro Zonin Zero e garantire quella qualità che il mercato e i consumatori ci hanno sempre riconosciuto. Se il trend di consumo dovesse continuare a crescere, come si è verificato in questi ultimi anni, non escludiamo l’acquisto di un macchinario per la dealcolazione tenendo in conto dell’interessante evoluzione delle tecniche e delle tecnologie per la dealcolazione.

Qual è l'outlook per il 2025?

Nel 2025, ipotizziamo un trend positivo di crescita supportato da una sempre maggiore distribuzione e presenza a scaffale.

Chi sono i consumatori dei vostri prodotti no-low?

I consumatori, molto spesso Millennials e Gen Z, non sono solo coloro che non amano gli alcolici oppure coloro che per ragioni fisiche o culturali non li scelgono (abstainers), ma soprattutto coloro che bevono alcolici ma in alcune occasioni scelgono di non berli, per esempio, per ridurre l’impatto alcolico dell’esperienza di consumo.

Quanto è importante il fatto che l'Italia abbia finalmente un decreto ad hoc?

Anche i produttori italiani avranno la possibilità di produrre e commercializzare vino dealcolato. Questo aspetto è fondamentale: considerando questo trend in crescita, è importante che il nostro Paese e le nostre imprese possano capitalizzare su questo nuovo fenomeno di consumo così da continuare ad interpretare e far evolvere la cultura vitivinicola italiana ma anche non perdere vantaggio competitivo nei confronti di altri Paesi dove la produzione è già possibile da anni (come la Spagna e la Germania). Fino ad oggi la produzione di dealcolati era consentita agli operatori, ma questi devono eseguire la trasformazione in Paesi terzi, dove questo procedimento è ammesso con impatto sui costi di produzione e sul prezzo a scaffale.

Intravede rischi di cannibalizzazione rispetto al vino tradizionale?

I dealcolati rappresentano un’evoluzione del patrimonio culturale aziendale che viene interpretato così da cogliere le nuove esigenze dei consumatori: i dealcolati non sono in competizione coi vini tradizionali poiché, come ci confermano gli studi e i nostri partner commerciali, a scaffale competono con altre bevande analcoliche.

Sul mercato italiano avete riscontrato dei cambiamenti?

Nei principali mercati esteri, gli studi di Iwsr danno la categoria dei cosiddetti "Nolo wines" in crescita nei prossimi anni, mentre in Italia stiamo registrando un crescente interesse dei partner della Gdo: elemento che ci fa intravedere una opportunità di crescita anche nel mercato domestico.

Zonin - vendemmia 2021 Oltrenero

E veniamo al bilancio del 2024. Come è andato l'anno?

La chiusura del 2024 si attesta a circa 210 milioni di euro, rispetto ai 195 milioni di euro registrati a chiusura del 2023. Nonostante il rallentamento del settore vitivinicolo registrato nel 2024, abbiamo performato meglio dell’andamento del mercato, mostrando una crescita organica del 10 per cento: un dato estremamente soddisfacente, che mostra il valore della nostra struttura manageriale e commerciale, delle relazioni che nel corso degli anni abbiamo sviluppato con i nostri partner, del continuo apprezzamento di questa gamma di vini eterogenea, tutta italiana.

Le vostre attività sono prevalentemente estere, con quali risultati?

L’export dell'85%, distribuito su diversi mercati, non ci rende dipendenti da una specifica geografia: non dipendiamo da evoluzioni dei modelli di consumo locali o da mutamenti economici che possono verificarsi nei singoli Paesi. I mercati principali, anche nel 2024, sono stati America (circa il 30% - con una forte presenza in Stati Uniti e Canada), Regno Unito (circa 20%), Italia (circa 15%). Si consolida sempre meglio la nostra presenza nei mercati europei (che contano circa il 15%), mentre non vengono dimenticate aree da continuare a presidiare come l’area Cis (circa il 5%) e l’Asia (circa il 5 per cento).

A volumi che andamenti avete registrato?

Il numero di bottiglie di circa 50 milioni continua a essere in linea con il 2023.

Qual è stato, infine, il rendimento dei singoli marchi?

Di questa proposta completa di vini e varietali complementari tra loro, il brand Zonin, in virtù della sua distribuzione in oltre 100 Paesi, continua a essere l’ambasciatore del Made in Italy nel mondo. Ottimo il contributo al fatturato complessivo da parte dei brand regionali (come Castello del Poggio negli Stati Uniti e Ca’ Vescovo in Italia), che colgono esigenze di consumo di geografie specifiche e posizionamenti fortemente competitivi. Non da ultimo, per ordine di importanza, continua il nostro percorso di premiumizzazione delle tenute, trainato a livello internazionale da Ca’ Bolani e Castello di Albola.

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