Wine Paris 2025? Produttori e aziende rispondono con un feedback mediamente positivo. I numeri raccontano 5.300 espositori e oltre 50.000 visitatori per il salone organizzato da Vinexposium, con un forte incremento di presenza di pubblico internazionale in attesa della risposta di Prowein. Anche per questa edizione si riaccende il derby tra le due fiere internazionali che si gioca su diversi fattori, dall’elemento organizzativo al return of investment registrato dalle aziende attraverso i contatti allacciati con buyer locali e internazionali.
Altro tema caldo è il trend dei dealcolati che continuano a suscitare curiosità e interesse, al di là della qualità nel bicchiere. Non ultimo, si riflette sempre di più sul ruolo delle fiere come centro nevralgico del business, sopratutto in un periodo particolarmente delicato.
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Una sesta edizione convincente
Al contrario della scorsa edizione, la sensazione generale è che Wine Paris abbia giocato bene le sue carte. «Non avevo grandi aspettative per questa edizione del Wine Paris» ci dice Andrea Vesco della cantina Rallo. «È stata organizzata bene. Servizi funzionali e un facile accesso che ha facilitato gli appuntamenti che avevo. Oltre a questo sono riuscito a prendere due nuovi contatti. Il mondo fieristico è desueto, ma qui ci sarò mentre al Vinitaly no». Gli fa eco anche Flavio Geretto, direttore di Villa Sandi «Facendo un bilancio complessivo è andata bene. Lo dico perché siamo riusciti a fare business e il ruolo della fiera, in questo, è importante.»
Un’esperienza positiva anche per chi ci si è approcciato la prima volta. «Non avevamo mai partecipato prima ed eravamo aperti a qualunque eventualità. Siamo abbastanza contenti, in futuro dobbiamo valutare una preparazione più approfondita, ma torneremo per almeno un paio di anni, per dare continuità» dice Paolo Pasini.
La fiera ha gestito bene gli spazi a disposizione, portando risultati positivi per quanto riguarda l’intreccio di contatti tra aziende e buyers. «È stata un’occasione di confronto determinante, sopratutto nell’incertezza di questo periodo. Anche quando si fanno piani strategici con i clienti si tocca questo clima d'insicurezza. Sono i primi a guardare i dati e bisogna essere bravi a mantenere le posizioni. Soprattuto bisogna studiare il mercato e capire la direzione che sta prendendo. Le bollicine si sono dimostrate una realtà importante, non più una commodity. Sono diverse le aziende e le produzioni che stanno aprendo agli sparkling per via di un consumo e un interesse sempre più spostato verso le bollicine» dice Geretto.
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Gestire il No-Alcol
Tra i grandi temi di questa edizione ci sono i dealcolati, prodotti con cui le aziende si stanno confrontando sempre di più. «Al nostro stand l’hanno chiesto tutti, anche a molti produttori importanti» dice Geretto. «Penso che in futuro vedremo un ridimensionamento del trend, ma è di fatto una realtà con cui dobbiamo confrontarci. Non possiamo tirarci fuori completamente. Dovremmo considerarlo come una categoria che appartiene sempre al vino. Non dico di includerlo nelle Doc, ma etichettarlo come una categoria di vini, senza darlo in gestione a marchi esterni. E sopratutto non farlo gestire a colossi come la Coca Cola, ma farlo rimanre all'interno del mondo enologico».
Parigi, Dusseldorf o Verona?
Parlando delle fiere, il confronto è inevitabile. La sensazione generale è che Wine Paris rimane una conferma per il prossimo anno, Prowein un punto interrogativo. «Guardando al Prowein, se la manifestazione di Dusseldorf non dovesse cambiare, il passaggio a questa manifestazione sarebbe definitivo. La qualità dei visitatori è alta. Manca una maggior presenza del Sud America e per la produzione dell’Africa c’è solo la parte francese, ma Asia e Stati Uniti sono ben rappresentati. Mentre la presenza europea è completa ed esaustiva. Se Prowein non dimostra un’importante cambiamento a livello organizzativo, Parigi sarà la nuova destinazione» prosegue Geretto, ma ammonisce «attenzione a Prowein. I morti resuscitano».
Quale futuro per Dusseldorf allora? «Probabilmente Prowein diventerà sempre di più una fiera "locale" e tedesca. Noi produciamo Lugana e Valtenesi per noi, quello tedesco è il mercato principale» dice Pasini, mentre Francesco Bolognini di Rocca di Castagnole non ha dubbi su quale delle due fiere scegliere.
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«Sono controcorrente rispetto a chi pensa che Wine Paris abbia surclassato il Prowein. In questa edizione dell’evento di Parigi ci siano state poche persone nel padiglione italiano. La posizione poco vantaggiosa non ha aiutato, visto che le persone, partendo dall’ingresso dovevano farsi una bella camminata per raggiungerlo. Per quanto ci riguarda, a livello di fiere, il fulcro del business è in Germania. A Parigi volevamo esserci, ma per noi Dusseldorf rimane imprescindibile». Non resta che aspettare Prowein (16-18 marzo ) e Vinitaly (6-9 aprile) per fare gli opportuni riscontri.