Italia e Francia sono le due grandi patrie del vino e Bordeaux è uno dei paradigmi più famosi per chiunque si voglia confrontare con i vini rossi, basti pensare al famoso “taglio bordolese” che unisce cabernet e merlot e che è l'oggetto della seconda degustazione guidata da Marco Sabellico e Thierry Desseauve alla Città del gusto di Roma, in occasione della quarta edizione di Vive L'Italie, Forza Francia. Un confronto tra campioni di qua e di là delle Alpi: Bordeaux e grandi rossi italiani.
“È meglio non parlare di stile bordolese, ma di terroir” ricorda Thierry Desseauve “I vitigni caratteristici di Bordeaux, cabernet sauvignon e merlot, sono utilizzati in tutto il mondo, ma la differenza la fa proprio il terreno e il clima di quest'area. Il successo di queste uve è sicuramente dovuto alla loro flessibilità e adattabilità e questo spiega come mai lo stile di Bordeaux è tra i più affascinanti e imitati al mondo”.
La Toscana, in Italia, è la zona in cui questo stile trova una delle migliori espressioni al mondo, pur mantenendo delle peculiarità tutte nostrane. Basti pensare al carattere mediterraneo dei vini italiani concepiti, non con l'idea di imitare la Francia e Bordeaux in particolare, ma di coglierne l'eleganza e la classe.
E iniziamo dunque a raccontarvi il nostro confronto. Il primo assaggio è quello di Terre a Mano-Fattoria di Bacchereto, Carmignano 2010, un vino che esprime bene la Toscana, forse un poco rustico ma che anche grazie al cabernet sauvignon viene ammorbidito. Passiamo a Nals Margreid, Baron Salvadori 2010, merlot all'80% e cabernet sauvignon al 20%, un vino che somiglia molto al Teroldego, fine, assolutamente italiano e tutt'altro che internazionale nel gusto. Proprio qui nel Trentino il merlot sa esprimersi benissimo, grazie a un clima che ne agevola la perfetta maturazione. Il Vigorello 2008 della Cantina San Feliceè considerato tra i primi Super Tuscan, realizzato inizialmente con sangiovese, cabernet sauvignon e merlot, ora la percentuale di sangiovese è scesa a zero, sostituito dal 5% di petit verdot e il resto equamente diviso tra cabernet e merlot. Questa azienda ha definito uno dei nuovi stili enologici del nostro Paese grazie ad un'interpretazione magnifica degli uvaggi bordolesi dove emerge il terroir toscano, riportandoci alla finezza del Chianti Classico.
Si passa quindi alla zona di Bolgheri, in questo caso denominazione Superiore, con Berlucchi, Caccia al Piano Levia Gravia 2008: prevalenza di cabernet sauvignon e una percentuale di cabernet franc per un vino dal carattere francese, lungo, fruttato, elegante, fresco e dai tannini equilibrati. Da questo momento in poi la nostra degustazione alterna vini italiani e francesi. Da degustare in successione è lo Château Marquis d'Alesme & Château Labégorce – Château Labégorge 2009 dal carattere meridionale e caldo. Qui il merlot gioca un parte importante rendendo il vino voluttuoso, appagante, dal fascino seduttivo. Si ritorna a Bolgheri con Podere Sapaio 2009, un vino dal taglio bordolese, un prodotto che narra la passione per un Bolgheri di potenza, ricco, nato da vigne giovani piantate nella metà degli anni novanta. Ha un frutto croccante, pulito e tannini fini nonostante l'annata 2009 sia stata piuttosto calda e difficile da gestire. Nel territorio di Margaux si fa strada Château Marquis d'Alesme & Château Labérgorce – Château Marquis d'Alesme 2009, 60 % cabernet sauvignon e 40% merlot, frutto dell'attento lavoro dei vignerons francesi, un vino dalla precisione aromatica. Diverso dagli altri Bolgheri è Grattamacco 2009 di ColleMassari che presenta sempre una piccola percentuale, in questo caso del 15%, di sangiovese capace di dare un carattere rustico e più caratteristico del territorio toscano. Un vino sorprendente per finezza ed equilibrio, dalla lunghezza gustativa e aromatica, che racconta bene il territorio toscano. Finiamo il nostro viaggio gustativo nel territorio bordolese con Château Brane Cantenac – Château Brane Cantenac 2000 un margaux con il cabernet sauvignon che fa da padrone. Figlio di una grande annata, Château Brane Cantenac attraversa una fase attuale di apertura, in cui gli aromi floreali cominciano a cogliersi nell'assaggio, un vino cha ha tredici anni ma vanta grande potenza e longevità.
a cura di Alessio Noè e Stefania Annese
foto di Giacomo Foti
video di Francesca Ciancio