La rabbia dei vignaioli francesi: “Siamo allo stremo. Così non si va avanti". Proteste senza precedenti in Languedoc

15 Ott 2024, 14:47 | a cura di
Crisi di mercato e cambiamento climatico mettono in ginocchio la viticoltura del sud della Francia. E ora i più giovani mettono in discussione il piano nazionale di estirpazione

Il sud della Francia ribolle di rabbia. Gli agricoltori della Languedoc alzano la voce contro una crisi senza precedenti, dove la siccità, la burocrazia e i prezzi crollati del 2024 hanno messo in ginocchio le aziende agricole, minacciando il futuro stesso della viticoltura, centro della produzione nella regione. È notte fonda quando i giovani agricoltori dell'Aude decidono di far sentire la loro voce. È la seconda volta in pochi giorni che si mobilitano. Dopo le azioni di rivolta ad inizio anno (ne avevamo parlato qui), lo scorso 10 ottobre, hanno marciato lungo le strade statali, attraversando villaggi come Homps, Azille, Puichéric, fino alla Capitale Carcassonne. I cartelli stradali sono stati tappezzati di messaggi che esprimono una disperazione che si fa sempre più difficile da ignorare: «Giovani lo sogniamo, adulti ne moriamo» o «La morte delle vigne». Frasi in nero su bianco, che raccontano di una crisi vitale per chi lavora nei campi. La destinazione è chiara: la prefettura e la Mutualité sociale agricole (Msa) di Carcassonne. È lì che sperano di farsi ascoltare, è lì che chiedono l'intervento immediato della nuova ministra dell’Agricoltura, Annie Genevard. Ma, finora, il silenzio ha accompagnato le loro richieste.

I dubbi sulla campagna di estirpazione dei vigneti

«Non possiamo più vivere di questa professione», spiega uno dei manifestanti al quotidiano francese l'Indépendant, descrivendo una situazione che è diventata insostenibile. «Problemi di liquidità, vincoli amministrativi, prezzi in calo, assenza di sbocchi», elenca. Le aziende agricole, molte a conduzione familiare, sembrano condannate a scomparire. Nell’Aude, ogni anno si insediano una cinquantina di nuovi agricoltori, e metà di essi sono viticoltori. Ma per quanto ancora? I problemi per i giovani viticoltori non sono solo legati alla siccità, che negli ultimi due anni ha devastato le colture. La vendemmia 2024 è stata definita «catastrofica» dagli stessi vignaioli. A questo si aggiunge una crisi economica senza precedenti (ne avevamo parlato qui), con costi di produzione alle stelle e un mercato del vino in collasso. «Il vino non si vende più», affermano con amarezza. L'idea di una campagna di estirpazione delle viti inizia a circolare tra i produttori - il piano nazionale per eliminare 30mila ettari di vigneto è già stato approvato da Bruxelles  - ma è vista come una soluzione estrema e temporanea: «Se sradichiamo tutte le viti, cosa ci resterà? Può essere la soluzione ora, ma poi?». Queste domande, ripetute da molti, evidenziano l’impasse in cui si trovano i viticoltori del sud della Francia.

Vignaioli allo stremo

La situazione non riguarda solo le piccole aziende, ma anche le realtà più grandi e consolidate. «Anche chi ha ereditato aziende di famiglia si sta arrendendo», ammette un giovane agricoltore. «Siamo alla fine. E nessuno sembra preoccuparsene». È con queste parole che i giovani agricoltori dell’Aude hanno lanciato il loro grido d’allarme. Le manifestazioni notturne non sono un atto di ribellione fine a sé stesso, ma l’ultimo tentativo di ottenere l’attenzione del governo. «Annie Genevard deve venire qui, deve vedere con i suoi occhi cosa sta succedendo», afferma uno dei leader del gruppo.

Le proteste hanno un sapore storico. Non è un caso che i viticoltori abbiano scelto di iniziare le loro dimostrazioni da Argeliers, nel cuore del Minervois, il luogo dove nel 1907 scoppiò una dura rivolta del vino. Quella protesta, guidata da Marcelin Albert, mise in luce le difficoltà dei viticoltori del sud e portò a cambiamenti legislativi fondamentali. Ora, più di un secolo dopo, la storia sembra ripetersi. Come riportato dall'Indépendant, i manifestanti del movimento viticoltori della giovane agricoltura (Jeunes agriculteurs) hanno percorso strade e rotatorie, affiggendo striscioni che recitavano slogan come «La rivolta dell’Aude inizia qui» e «Stop alle importazioni di vino». Ma, dietro a queste frasi concise, si nascondono storie di disperazione personale. «Se non avessi un partner, sarei senza casa», confessa un viticoltore. Un altro aggiunge sfinito: «Non possiamo ripagare i prestiti. Ho un’assicurazione sulla vita, ma cosa ne faranno i miei figli quando non ci sarò più?».

La rabbia si diffonde

Il senso di abbandono è palpabile e la crisi attuale mette a rischio uno dei settori chiave dell'economia del sud della Francia. I viticoltori non sono solo preoccupati per il loro futuro personale, ma anche per quello del vino francese. «Tutto ciò che vogliamo è vivere del nostro buon vino», ha detto uno dei manifestanti. Ma il futuro appare incerto. Se non ci saranno cambiamenti radicali, la viticoltura del Minervois e delle altre regioni della Languedoc rischia di essere spazzata via, travolta da una crisi climatica ed economica senza precedenti. «Non possiamo continuare a lasciarci morire senza dire nulla», ha concluso un giovane agricoltore. La domanda che rimane sospesa è se il governo francese e il ministro dell’Agricoltura Annie Genevard, sapranno raccogliere questo grido di aiuto.

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